E se questa fosse la Juve più scarsa di sempre?

Al Bar Milton lo sospettavamo da tempo, da sempre: il Conte Giuliani, sotto sotto, è juventino. Lui nega, oggi come ieri, e dice di non sopportare la Juve, ma qualcuno domenica lo ha visto stizzirsi al gol di Nico Paz. «No, è che ce l'avevo contro al fantacalcio», prova a giustificarsi davanti al solito bombolone alla marmellata, che lui si ostina a chiamare, alla «svizzera», berliner. Il problema è che, al fantacalcio del bar, il Conte da anni rifiuta di iscriversi, «perché è volgare fingere di comprare dei giocatori a suon di miliardi quando neppure si hanno i soldi per una vacanzina a St. Moritz».
Certo, non è facile tifare Juve, di questi tempi. Peggio c'è tifare Fiorentina, come per il nostro «Antognoni di Olgiate». O Sampdoria. Ma anche la Juve ne sta rifilando di delusioni, ai suoi tifosi. E anche contro il Como, uno dei Como più solidi della stagione - va detto -, non ha regalato grandi emozioni. Anzi, tutto il contrario. D'altronde, bastava dare un'occhiata all'undici iniziale per capire come sarebbe potuta andare al Sinigaglia. Il Conte stesso - forse per fugare ogni nostro giustificatissimo dubbio - riprende in ostaggio la lavagna del menu, strappandola alla Robertina, che già aveva scritto «pizzoccheri 10 euro», e con il gesso ridisegna la difesa. Da destra verso sinistra: «Kalulu, Rugani, Kelly, Cambiaso». E urla: «Ditemelo, la Juve ha mai avuto una difesa più debole di questa?». E poi, ancora, scrivendolo tra parentesi sotto Rugani: «Ma chi è Joao Mario?». Al che interviene il Panzeta: «E Kostic? Ma voi vi eravate accorti che fosse tornato alla Juve?». Il Conte aggiunge una parentesi anche sotto Cambiaso: «(Kostic)».
Fingendo di non notare il tono crescente della voce del Conte, da amante tradito, tutti gli diamo ragione. No, non si era mai vista una Juve più debole. L'unico che ha dei dubbi è l'Antognoni. «E che mi dite di quella che nel 2010 pareggiò 1-1 con il City in Europa League?». Ci guardiamo tutti in faccia, spostando lo sguardo dall'uno all'altro. E scoppiamo a ridere. «Cioè?», chiediamo in coro. Lui strappa il gessetto dalla mano del Conte e scrive: «Manninger; Grygera, Legrottaglie, Chiellini e Traore; Krasic, Felipe Melo, Sissoko e Pepe; Giannetti e Del Piero». Be', difficile dare torto all'Antognoni. Però Chiellini e Del Piero hanno comunque fatto la storia della Juventus. E dubito che i Rugani e i Kelly possano fare altrettanto. Ma vale anche per Koopmeiners, per Locatelli (capitano, per giunta), per David e persino per Conceiçao. Diverso il discorso solo per Thuram, che un buon giocatore lo è per davvero, e per Yildiz. Detto che non si capisce perché Vlahovic sia entrato solo al 77', ma è una Juve scarsa, con un allenatore di non eccelso carisma. Su questo, perlomeno al Bar Milton, stamattina siamo tutti d'accordo.
«E che mi dite della Juve di Zavarov, Alejnikov e Rui Barros?», scatta ancora il Panzeta. Era una Juve buffa, quella. Ricordo un amico, a scuola, che sulla mappetta aveva una foto con Rui Barros accanto a Sergio Brio. Sembravano Danny De Vito e Arnold Schwarzenegger nei «Gemelli». Certo, erano stranieri così così, ma quella squadra seppe comunque vincere, nello stesso anno, Coppa UEFA e Coppa Italia. In Europa, in finale, sconfisse proprio la Fiorentina. E infatti, l'Antognoni la prende male, pensando che il Panzeta lo stia prendendo in giro. «Eh, vabbe', ha battuto la Fiorentina, avessi detto...», insiste ancora lui.
Litigi da bar a parte, il clima attorno al Como è tornato euforico. La squadra di Fabregas, vincendo, ha ripreso la Juve in classifica a quota 12, ha superato l'Atalanta ed è entrata in piena zona Europa, con le prime della classe nel mirino. E il calendario ora dice: Parma in trasferta e Verona in casa, prima di andare a Napoli a sfidare la squadra di Antonio Conte. Difficile non esaltarsi, difficile rimanere lucidi. Anche perché la squadra sembra girare a prescindere dagli avversari. Il discorso a fine partita di Fabregas ai suoi, attorno al concetto di orgoglio, la dice lunga sullo spirito che l'allenatore vuole che la sua squadra continui ad avere. È uno spirito fatto di umiltà ma anche di consapevolezza, di una forza che deve arrivare da concetti di gioco chiari e persino semplici - ben metabolizzati -, ma anche da uno spirito di gruppo e di identificazione. E poi se davanti c'è Nico Paz, qualcosa succede sempre.
Mi resta una domanda: ma chi diavolo sono Krasic e Giannetti?
Como me gusta la Serie A, dialetto edition, settima giornata
A caval dunaa se varda minga in buca: Max Allegri
A lavurà la vita l'è düra, ma la pagnòta l'è sicüra: Giovanni Simeone
Al m'ha menaa a mesa senza vedè al prevat (mi ha preso in giro): Rafa Leao
Al ma fà gnè còlt gnè frech: Jonathan David
Al ma fai vedè al sant e al miracul (mi ha mostrato come stanno le cose): Cristian Chivu
A la sera légur, a la matina pégur: Igor Tudor
Cantà e purtà la crus: Marc-Oliver Kempf
I uur de la mattina gh'ànn l'oor in buca: Nico Paz
Galina vegia la fà bun broeu: Luka Modric
Se la mia nona la ghera i roeut a l'era un tram: Stefano Pioli