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Ecco che cosa provocò il naufragio sul Lago Maggiore

Dalla perizia richiesta al consulente Giovanni Ceccarelli emergono diverse cause: dalla sottovalutazione dell'allerta meteo alla presenza di troppi passeggeri, passando per le modifiche all'imbarcazione
© Vigili del Fuoco
Red. Online
18.03.2024 15:00

Il naufragio risale al 28 maggio 2023. A suo tempo, fece parecchio discutere. Non solo perché morirono quattro persone, ma perché a bordo c'erano, fra gli altri, una ventina di agenti dei servizi segreti italiani e israeliani. Bene, anzi male: la barca delle spie, come venne ribattezzata dopo il citato naufragio, non sarebbe mai dovuta uscire quel giorno dal porticciolo di Lisanza. L'allerta meteo, le modifiche alla struttura dell'imbarcazione, il fatto che a bordo ci fossero più passeggeri rispetto al dato limite, scrive fra gli altri VareseNews, sono state elencate, tutte, come cause del disastro.

Questo, almeno, è quanto emerge dalla perizia richiesta dal sostituto procuratore al consulente della Procura di Busto Arsizio Giovanni Ceccarelli, ingegnere nautico che, fra i vari casi, lavorò pure a quello della Costa Concordia. Sulla barca, ricordiamo, si stava consumando una festa di compleanno secondo quanto dichiarato dallo skipper – accusato di omicidio e disastro colposi – alla quale avevano appunto preso parte diversi agenti dei servizi segreti italiani e israeliani. Nel naufragio morirono due agenti dell'AISE, la moglie di origine russa dello skipper e un agente del Mossad. Gli altri passeggeri, invece, si salvarono grazie all'intervento di altre barche.

Quel giorno, scrive il consulente, era stata diramata un'allerta meteo da diverse ore. Ci fu, insomma, una sottovalutazione degli eventi. Quantomeno dei possibili rischi. Ma il downburst, da solo, non spiega tutto. Ceccarelli, infatti, dice chiaramente che la barca non poteva navigare con le modifiche strutturali che aveva subito, a cominciare dal grande telone che copriva una parte importante dello scafo e che, nei momenti più concitati della tempesta, avrebbe causato un effetto vela provocando il ribaltamento dell'imbarcazione. Allo scafo, inoltre, erano stati aggiunti dei cassoni: pensati per aumentare la stabilità, in realtà sortirono l'effetto contrario. Rendendo la «Good…uria», questo il nome, ancora più pericolosa.

Non finisce qui, visto che dei lavori eseguiti non vi sarebbe alcuna traccia a livello di documentazione. Mancano, soprattutto, le certificazioni da parte di esperti e manca, in ultima istanza, il benestare alle modifiche. Pure i documenti che attestino una regolare manutenzione da parte del proprietario, scrive il perito nella sua relazione, non ci sono.

Ceccarelli, infine, ha confermato un altro aspetto centrale: la barca, in realtà, poteva ospitare al massimo 15 persone mentre quel giorno lo skipper e sua moglie ne avevano imbarcate 21. Troppe. Quanto ai dispositivi di salvataggio, permangono dubbi: potrebbero essere stati persi in acqua, ma a bordo non sono stati trovati nemmeno gli alloggiamenti.