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Ecco l'accordo per risanare la Cassa pensioni dello Stato

Sì praticamente unanime della Gestione alla proposta della Sottocommissione finanze: il Cantone verserà 700 milioni di franchi di contributi per colmare il buco finanziario dell’IPCT – L’operazione, sull’arco di 30 anni, dovrebbe essere a «costo zero» per le casse dello Stato
©Chiara Zocchetti

Non un contributo a fondo perso e neppure un prestito, bensì un «anticipo» da 700 milioni di franchi. È questa la via avallata ieri dalla Commissione gestione e finanze per risanare la Cassa pensioni dei dipendenti dello Stato (IPCT). Più in dettaglio, la proposta elaborata in questi mesi dalla Sottocommissione finanze, prevede che il Cantone anticipi sei anni di contributi previdenziali dei suoi dipendenti all’IPCT. Soldi, dunque, che l’ente pubblico dovrà in ogni caso versare in futuro e che quindi, come detto, saranno elargiti in anticipo. A sua volta, l’IPCT li reinvestirà sul mercato per colmare il buco finanziario venutosi a creare negli ultimi anni. Per anticipare questi contributi, il Cantone emetterà obbligazioni trentennali – con scadenza nel 2051 – in tre tranche: una da 250 milioni a giugno, una sempre da 250 milioni entro fine anno e la terza da 200 milioni entro giugno 2023. Secondo le stime della Sottocommissione, a bilancio l’operazione sarà praticamente a costo zero per lo Stato: le finanze cantonali non verrebbero intaccate, il debito pubblico non dovrebbe aumentare e tra gli attivi resterebbe una pretesa verso la Cassa pensioni. L’intera operazione, va infine precisato, non sarà referendabile in quanto non è prevista né una modifica legislativa né uno stanziamento di crediti.

Verso l’ok del Parlamento

La proposta è stata sottoscritta praticamente all’unanimità, fatta eccezione per alcune firme con riserva della Lega e del PS. In ogni caso, l’ultima parola spetta al Gran Consiglio, che si esprimerà sul rapporto della Gestione nella sessione parlamentare di metà aprile. Tutto, ad ogni modo, fa pensare a un’approvazione senza particolari opposizioni. Nel corso dell’ultimo anno, infatti, l’ipotesi del «maxi-anticipo» da 700 milioni ha pian piano convinto le forze politiche dopo i tanti dubbi emersi sul contributo a fondo perso di 500 milioni proposto dal Governo a inizio 2020. E pure lo stesso Esecutivo aveva aperto all’ipotesi di un anticipo dei contributi in un rapporto aggiuntivo datato 30 settembre 2021.

La soddisfazione

Grande soddisfazione per l’accordo viene espressa dal presidente della Sottocommissione finanze Michele Guerra (Lega): «Ci abbiamo lavorato per anni ed è stato forse il dossier più importante trattato dalla Sottocommissione. Su mandato della Gestione abbiamo trovato una soluzione ibrida – ossia un anticipo remunerato degli oneri di 700 milioni – che va concretamente a salvare l’IPCT evitando di buttare i soldi nel calderone con un contributo a fondo perso. È quindi una soluzione che fa gli interessi del Cantone, del cittadino e del contribuente. Siamo contenti che la proposta abbia trovato pieno consenso tra le forze politiche». E riguardo all’annunciato referendum della Lega, Guerra precisa: «Grazie al lavoro fatto dalla Sottocommissione si è giunti a una soluzione che ha soddisfatto pure le posizioni più critiche. La Lega sarebbe stata completamente contraria al contributo di mezzo miliardo a fondo perso. Invece, con questa soluzione possiamo tutelare il cittadino e i soldi del cittadino». Insomma, «la Lega c’è, seppur con riserva. Non ci saranno sorprese».

Soddisfatto anche il deputato democentrista Paolo Pamini. Pure l’UDC, come noto, era contraria al contributo a fondo perso e in Sottocommissione lo stesso Pamini aveva proposto di far partecipare al risanamento le dinamiche dei mercati finanziari. «È innegabile: il buco c’è. Dal 2012 ad oggi i tassi di interesse sono scesi e all’IPCT è esploso in mano un debito. Con la soluzione che abbiamo affinato in Sottocommisisone e che è stata approvata dalla Gestione riusciamo a coprire questo buco. Ho analizzato l’andamento dei mercati finanziari dal 1926 al 2020 al netto dell’inflazione e ci sono alte probabilità della sostenibilità della soluzione anche nello scenario storico peggiore. Il pregio dell’operazione è di non gravare sulle casse dello Stato, né sui contribuenti né sugli assicurati. Questo è il successo politico della soluzione».

L’unica soluzione

«Dopo oltre due anni di approfondimenti e discussioni siamo riusciti a trovare un’intesa: non era per niente scontato viste le diverse sensibilità dei partiti», riconosce dal canto suo la capogruppo del PLR Alessandra Gianella. «Si tratta sicuramente di un passo avanti rispetto alla proposta iniziale e guarda a lungo termine. Inoltre, questo apporto di capitale ci permetterà di tornare sul cammino di finanziamento. Attualmente stiamo vivendo un periodo molto incerto che tocca anche i mercati finanziari e sappiamo che è difficile fare delle previsioni, ma questa soluzione ci permette di arrivare in Parlamento con una soluzione condivisa». E pure il presidente del PPD Fiorenzo Dadò sottolinea il fatto che «si tratta dell’unica soluzione che in questo momento poteva trovare un’ampia maggioranza tra le forze politiche». In questo senso, aggiunge, si tratta «di un primo passo avanti importante nella giusta direzione». Anche se, precisa Dadò, «per il risanamento vero e proprio occorrerà ben altro». E questo perché i 700 milioni andranno a coprire «solo» il buco generato dal 2012 a oggi.

La questione aperta

«È la miglior convergenza che abbiamo trovato e che ci consente di riportare il tasso di copertura al 70% così come previsto dal percorso di risanamento», ha dichiarato il capogruppo del PS Ivo Durisch. Per i socialisti, che con i Verdi hanno inserito nel rapporto il vincolo degli investimenti sostenibili, c’è però un’altra importante questione aperta: l’inevitabile abbassamento dei tassi di conversione. «Un tema che andrà affrontato in Parlamento», rimarca Durisch, spiegando che «senza adeguate misure di compensazione, ciò porterà a una riduzione del 20% delle rendite pensionistiche». Già, perché come spiegato proprio Cassa pensioni nel rendiconto 2020, «la situazione finanziaria complessiva dell’IPCT, congiuntamente alla riduzione del tasso tecnico all’1.50%, impone una riduzione dei tassi di conversione» e pertanto il CdA «sarà prossimamente chiamato a prendere una decisione in merito». «Con questa via scelta bisogna essere coscienti che non si risolvono tutti i problemi dell’IPCT, ma si fa un passo avanti nei confronti dei collaboratori dello Stato e della sostenibilità degli investimenti», afferma l’ecologista Samantha Bourgoin. «Questa maggior copertura permette inoltre di evitare che siano solo i giovani attivi, che non portano nessuna responsabilità dell’attuale deficit, a doversi sobbarcare il risanamento e la diminuzione delle prestazioni».