Ecco l'esercito dei nostri volontari

Esiste un esercito silenzioso, che lavora senza remunerazione, alacremente, come un battaglione di tante piccole api: è l'esercito dei volontari. Il 5 dicembre è la Giornata internazionale del volontariato, un'occasione per tutti noi di riconoscere il grande lavoro che ogni anno svolgono con impegno e dedizione 1,5 milioni di concittadini. In Ticino, si dedicano al prossimo senza ricevere nulla in cambio, almeno non dal punto di vista pecuniario, il 14,9% dei residenti di età superiore ai 15 anni. Ma, nonostante questo, il nostro resta uno dei Cantoni con il minor rapporto di volontari, sotto la media nazionale svizzera, che si attesta al 23,9%.
Tra aperitivi e manifestazioni, è il momento ideale per avvicinarsi a questo universo e alle varie costellazioni che lo popolano: le associazioni, dall'ambito sociale a quello sportivo, culturale, ambientale, religioso, ecc. Ma al volontariato organizzato - così viene definito il lavoro non retribuito in seno ad organizzazioni e istituzioni -, che impegna in Svizzera circa 1,5 milioni di persone (dati UST del 2010), va anche affiancato quello informale, il mutuo aiuto tra familiari, amici, vicini di casa o anche tra semplici conoscenti. Ma quanti sono in Svizzera, e in Ticino, i volontari cosiddetti informali? Circa 1,3 milioni di persone, pari al 21% della popolazione elvetica. Anche in questo caso il Ticino si situa invece al di sotto della media nazionale, con il 16% circa di volontari informali.
Ma chi sono i volontari? Nel primo piano di oggi a rispondere è anche uno di loro, Luca Ravazza, un ingegneredi 32 anni che ha deciso di cambiare completamente vita e lavoro proprio grazie al volontariato.
Signor Ravazza, per quali associazioni «lavora» e di che cosa si occupa per loro?
«Attualmente presto volontariato per le associazioni Atgabbes (Associazione ticinese di genitori ed amici dei bambini bisognosi di educazione speciale), Pro Infirmis e Pro Juventute. E ho iniziato uno stage di un anno come educatore alla Fondazione Amilcare: di formazione sono ingegnere elettronico SUP, ma da 6 mesi ho intrapreso un nuovo percorso professionale e vorrei diventare educatore».
Com'è arrivato alla decisione di cambiare completamente professione?
«Non so se sia stato il volontariato a farmi cambiare lavoro, ma sicuramente mi ha stimolato, soprattutto nel conoscermi meglio. Svolgendo un lavoro tecnico erano pochi i momenti in cui potevo confrontarmi su tematiche sociali. Con il volontariato ho scoperto invece tante nuove realtà e mi ha permesso di scoprire aspetti del mio carattere che erano rimasti un po' nascosti fino a quel momento. Ad esempio, nelle colonie ci si mette in discussione facilmente perché si vive in un ambiente familiare e ci sono molti momenti di confronto. Ci si sente per un breve periodo fuori dal mondo. Attualmente, sono monitore responsabile di una colonia residenziale integrata Atgabbes e monitore delle colonie diurne integrate Pro Infirmis. E ho iniziato a «lavorare» al progetto Mentoring di Pro Juventute a sostegno degli adolescenti».