Ecco l'identikit degli italiani in Svizzera

È quella lombarda, composta da 108 mila persone, la comunità italiana più numerosa in Svizzera. È questa la per certi versi sorprendende scoperta che si evince dall’ultimo rapporto presentato mercoledì dalla Fondazione Migrantes della Conferenza episcopale italiana. Che ha radiografato la presenza degli italiani all’estero. Una presenza passata da 3 milioni di persone nel 2006 a quasi 6 milioni l’anno scorso. Quasi un esodo. Anche se, scavando più a fondo nel rapporto si scopre che dal 2006 a oggi gli italiani all’estero si sono moltiplicati anche per acquisizione della cittadinanza (+134%) e per nuove nascite (+167%).
Lombardi ma non solo. Perché in Svizzera, dove oggi risultano esserci 600mila italiani iscritti all’AIRE, l’anagrafe degli italiani all’estero, sono presenti in maggioranza pure campani (82 mila persone) e pugliesi (77 mila). Regioni da cui, insieme a Umbria, Valle d’Aosta e Abruzzo, anche l’anno scorso sono arrivati più immigrati.
Dall’Italia si continua insomma a scappare. Perché la popolazione - oggi arrivata a 58,9 milioni di abitanti - continua a diminuire e a invecchiare. In verità la Fondazione Migrantes si spinge ancora più in là. «Da tempo i giovani italiani non si sentono benvoluti dal proprio Paese e dai propri territori di origine». Ecco allora che «la via per l’estero si presenta loro quale unica scelta da adottare per la risoluzione di tutti i problemi esistenziali (autonomia, serenità, lavoro, genitorialità, ecc.)». E così «ci si trova di fronte a una Italia demograficamente in caduta libera e un’altra Italia sempre più attiva e dinamica, che però guarda quegli stessi confini da lontano», si sottolinea.
Argentina la seconda Italia
Scappare però verso dove? Il 78,6% di chi ha lasciato l’Italia per espatrio nel corso del 2021 è andato in Europa, il 14,7% in America, più dettagliatamente latina (61,4%), e il restante 6,7% si è diviso tra continente asiatico, Africa e Oceania.
La comunità invece più numerosa in assoluto si trova in Argentina, Paese che precede Germania e, appunto la Svizzera, dove i cittadini italiani sarebbero molti più di 600mila. Perché non tutti si iscrivono all’AIRE. Un registro a cui per legge dovrebbero iscriversi tutti gli italiani che risiedono fuori dai confini nazionali. Dovrebbero. Perché non tutti lo fanno e c’è chi dunque sfugge alla statistiche, sopratutto chi ha un’altra cittadinanza. E per un motivo o per l’altro rinuncia a compiere i passi obbligatori per legge. Per questo c’è chi sostiene che nel mondo siano molti di più.
Maschi tra i 18 e i 34 anni
È invece certo che il 53,7% di chi ha lasciato l’Italia l’anno scorso lo ha fatto partendo dal Settentrione, mentre il 46,4% dal Centro-Sud. Anche se tutte le regioni italiane perdono residenti aumentando, però, la loro presenza all’estero. Altrettanto definito è anche l’identikit dell’espatriato: prevalentemente maschio (il 54,7% del totale), giovane tra i 18 e i 34 anni (41,6%) o giovane adulto (23,9% tra i 35 e i 49 anni) e soprattutto celibe o nubile (66,8%). Non sicuramente coniugato, la cui percentuale si attesta al 28,1%.
Un altro dato che salta all’occhio è che sono Lombardia (incidenza del 19,0% sul totale) e Veneto (11,7%) le regioni da cui si parte di più. Seguono Sicilia (9,3%), Emilia-Romagna (8,3%) e Campania (7,1%). Tuttavia molti lombardi, veneti ed emiliano-romagnoli sono in realtà protagonisti di un secondo percorso migratorio che li ha portati dapprima dal Sud al Nord del Paese e poi dal Settentrione a oltreconfine.
Allo stesso modo interessanti sono i dati sul tempo di residenza all’estero forniti dal rapporto della Conferenza episcopale. Dati che indicano che il revival delle partenze degli italiani non è recentissimo, ma risale alla profonda crisi vissuta nel 2008-2009 dal Paese. Infatti, il 50,3% dei cittadini oggi iscritti all’AIRE lo è da oltre 15 anni e «solo» il 19,7% è iscritto da meno di 5 anni. Il resto si divide tra chi è all’estero da più di 5 anni ma meno di 10 (16,1%), e chi lo è da più di 10 anni ma meno di 15 (14,3%).