Tra sogni e utopie

Ecco perché creare la spiaggia sul lungolago di Lugano è una missione impossibile

Un ingegnere illustra i problemi tecnici, legislativi ed economici dell’idea che tanto ha fatto discutere in queste settimane - Ma una mini-Croisette si potrebbe anche fare
John Robbiani
Carlo Silini
11.01.2019 20:55

LUGANO - La proposta di Petralli di creare una lunga spiaggia artificiale tra il LAC e la foce del Cassarate – tra l’altro già lanciata nel 2008 dall’Associazione «Lugano sì» – ha innegabilmente un grossissimo pregio: quello di aver prepotentemente rimesso la situazione del lungolago al centro dell’attenzione (e dell’agenda?) politica cittadina. Non tutti hanno apprezzato – il municipale Lorenzo Quadri ieri su Facebook ha per esempio detto che «’sta menata della spiaggia in centro ha decisamente stancato» (e che l’intera operazione servirebbe ai giornali per riempire «di nulla» le pagine vuote) – ma molti hanno affermato che è giunta l’ora di fare qualcosa per valorizzare maggiormente il lungolago. Il progetto, dunque, potrebbe diventare un «chiedere 100 per ottenere 50». «Forse l’idea della spiaggia è eccessiva, radicale e irrealizzabile», hanno infatti commentato in parecchi. «Però qualcosa più in piccolo a questo punto si può e si deve fare». Di questo parere sembra essere anche l’ingegnere Giovanni Pedrozzi, geotecnico e membro della Commissione norme SIA, che ci ha spiegato come mai secondo lui il progetto di Petralli così com’è, se non addrittura irrealizzabile, è critico. Molto critico.

Grosse criticità
Pedrozzi sa di cosa sta parlando. Come ingegnere geotecnico ha già condotto degli studi di stabilità della Rivetta Tell, della parte del lungolago di fronte a piazza Manzoni e del parco Ciani. «Il punto cruciale per la fattibilità del progetto – ci spiega – è garantire la stabilità degli inerti che si dovrebbero depositare lungo la riva del lago. E in Svizzera a questo scopo vige la norma SIA 267, di cui sono co-autore, che stabilisce come queste verifiche devono venir condotte. E dunque, a proposito della fattibilità tecnica della proposta, posso precisare che dalla foce del Cassarate all’Hotel Walter au Lac il lungolago ha già adesso diversi problemi di stabilità».

Franamenti subacquei
Secondo Pedrozzi dunque «nessun ulteriore deposito di materiale è possibile» perché «alla foce e al Ciani il fondale è troppo ripido e già adesso ha frequenti franamenti subacquei». Questo, spiega l’ingegnere, a seguito delle correnti e del materiale che il Cassarate regolarmente deposita. «Dalla Rivetta Tell a piazza Manzoni il fondale è troppo ripido ed è composto da terreni con delle scarse resistenze geomeccaniche». Pedrozzi ricorda per esempio che l’ex San Carlino – la ricostruzione in legno della chiesa di San Carlino alle Quattro fontane di Roma, ideata nel 1999 dall’architetto Mario Botta – venne realizzata su una piattaforma fondata su dei pali e che piazza Manzoni, ancora nel 1887, era invasa dal lago fino al suo terrazzamento.

Anche Palazzo Civico pende
«A seguito di questo deposito – sottolinea Pedrozzi – la riva del lago era diventata instabile con continui cedimenti. Il palazzo del Municipio, per chi non lo sapesse, è inclinato di diversi decimentri. Solo attorno al 2000 il lungolago venne messo in sicurezza creando il terrazzo dove c’era il Mojito. Intervenendo, si è riusciti a stabilizzare la riva del lago che comunque rimane critica».

Sogno in miniatura
Il progetto della spiaggia sembra dunque difficilmente realizzabile nella sua interezza, ma Pedrozzi lascia la porta aperta a un po’ di speranza. C’è infatti un pezzo di lungolago, seppur non molto ampio, in cui «una mini Croisette» potrebbe anche trovar spazio. «Tra l’Hotel Walter au Lac e il LAC – ci spiega – la situazione è decisamente migliore e una spiaggia potrebbe essere fattibile. Pertanto dell’iniziale idea di Alessio Petralli, di realizzare appunto una spiaggia lunga ben 1.200 metri, potrebbero esserne tecnicamente fattibili solamente duecento. Il tratto più favorevole inizia al pontile Belvedere e finisce all’Hotel du Lac».

La riva era diventata instabile e il palazzo del Municipio è inclinato di diversi decimetri

La questione dei permessi
Realizzare la spiaggia è difficile dal punto di vista tecnico, ma secondo l’ingegnere sarà difficile anche guardando le leggi e le normative. «Parlando dei permessi va detto che nei laghi svizzeri è proibito depositare del materiale, sia per le rive naturali che per quelle antropizzate. Possono essere concesse delle eccezioni in caso di un interesse pubblico predominante o per degli interventi con un bilancio ecologico positivo, e questo non appare il caso».

Il tratto tecnicamente più favorevole inizia al pontile Belvedere e finisce al du Lac

Ma quanto potrebbe costare?
E Pedrozzi si è fatto un’idea piuttosto precisa anche sui costi dell’opera. «Petralli prevede un impegno economico intorno ai 100 milioni di franchi e 5 anni di tempo per realizzarla. Temo che in questo computo non si sia tenuto conto di tutte le opere accessorie necessarie per la fattibilità di una spiaggia di 1.200 metri». L’ingegnere si riferisce soprattutto agli interventi di consolidamento del lungolago (per esempio i muri di sostegno e rinforzo degli edifici esistenti), oltre che il trasporto e il deposito degli inerti e i servizi necessari al buon funzionamento della spiaggia: spogliatoi, toilette, una struttura per il servizio di salvataggio, i sottopassaggi pedonali e gli accessi. E poi c’è la questione dei tempi. «Un intervento così importante avrebbe un forte impatto per tutto il centro città, pertanto si dovrebbero rivedere il piano direttore ed il piano regolatore. Senza, nel centro città sarebbe il caos. La procedura richiederebbe dai 5 ai 10 anni, con la progettazione e la costruzione tra i 15-20 anni nella migliore delle ipotesi».

Progetti più interessanti
Ma lasciando da parte un attimo le considerazioni tecniche, cosa ne pensa Pedrozzi? L’idea della spiaggia è da bocciare in ogni caso? «Pur ritenendo importante rivalorizzare il lungolago credo che con un debito poco inferiore a un miliardo di franchi, e tanti progetti già in corso (dal polo sportivo al polo scientifico, passando per Campo Marzio, l’arredo urbano, la rete tram-treno, l’aeroporto, il nuovo quartiere di Cornaredo, il Pian Scairolo e la nuova sede della Divisione spazi urbani), Lugano non ha al momento i mezzi per ulteriori progetti. L’idea di stravolgere la città con una grande spiaggia tipo “Croisette” non mi piace, ma comunque vorrei che tutti i miei amici stranieri che porto al parco Ciani, e ne rimangono incantati, non rimanessero delusi dal lungolago. Personalmente condivido l’idea di Albertini di iniziare con piccoli passi come pedonalizzare tutte le domeniche il lungolago (avrebbe costo zero), rimettere le fontane a lago, dar spazio ad installazioni artistiche, oppure raddoppiare il Parco Ciani (idea del PPD) e creare un percorso pedonale da Paradiso a Gandria. Mi piace anche la proposta dei municipali Zanini e Quadri di costruire delle piattaforme-terrazze sull’acqua come la zattera Riva Caccia (presso la Rivetta Tell forse si possono riutilizzare i vecchi pali di fondazione dell’ex San Carlino). Mi permetto di aggiungere un’idea: perché non collegare queste terrazze sull’acqua con una passerella, in armonia con il progetto di sviluppo del comune di Paradiso?».

Di tutto questo, comunque, in Municipio ancora non si è parlato. Sempre Quadri su Facebook è stato lapidario:_«Credo di non violare nessun segreto di Stato se dico che il Municipio non ha perso nemmeno un minuto a trastullarsi con visioni di Via Nassa e di piazza Riforma attraversate da bagnanti in costume, muniti di paletta e secchiello, e magari con anche la sdraio sottobraccio. E ci sarebbe mancato altro».

LA CROISETTE ANCHE A LUGANO? UN SOGNO CHE VIENE DA LONTANO
Ripercorriamo punto per punto l’ormai celebre discorso del linguista Alessio Petralli
Dalle suggestioni di Hermann Hesse alle prospettive offerte dall’intelligenza artificiale

Si fa presto a dire spiaggia a Lugano. La proposta di Capodanno del linguista Alessio Petralli è stata spesso, inevitabilmente, ridotta ad una bizzarra cartolina: quella che mostra una distesa di sabbia punteggiata dagli ombrelloni proprio davanti agli eleganti, storici palazzi del lungolago. L’idea colpisce l’immaginazione, ma non nasce dal nulla. Per dirla con parole sue: «La miglior traduzione del celebre “I have a dream” di Martin Luther King, è “ho avuto una visione”, “visione” nel senso positivo e globalizzato del termine che ormai troviamo in tante lingue e non “visione” nel vecchio senso di “fantasticheria priva di reale fondamento, utopia, progetto irrealizzabile”». Un’attenta rilettura di quel testo a quasi due settimane di distanza rivela quindi un ragionamento più articolato, che parte dalla storia della città e sfocia nel futuro. La nuova ipotesi, per Petralli, si inserisce come l’ultima possibile tappa di una linea di tendenza iniziata molto prima di oggi. Ripercorriamo gli snodi più significativi del suo discorso per contestualizzare meglio la sua proposta.

Cominciamo col dire che la «visione» di Petralli si chiama «Lugano raddoppia!» Il punto di partenza è «un bell’articolo su Lugano, apparso recentemente sulla NZZ» nel quale «si dice che Lugano diventerà un “laboratorio vivente” per cercare di risolvere tra l’altro i problemi del proprio traffico, grazie all’intelligenza artificiale».

«L’intelligenza artificiale di cui tutti parlano, con i ricercatori di valore mondiale che ci ritroviamo in casa, è sicuramente una carta da giocare». Questo per dire che «Lugano si deve reinventare, accompagnando al meglio quella che possiamo definire la “crisi della piazza finanziaria”».

I precedenti
Qui comincia l’analisi storica, perché «Lugano si è già “inventata in passato”: si pensi ad esempio all’invenzione della piazza finanziaria, che a dire il vero è stata inventata soprattutto dai capitali italiani in fuga. Diverse volte Lugano si è inventata agendo sul proprio paesaggio, ad esempio costruendo il ponte diga di Melide nel 1847 o costruendo il quai di Lugano (siamo ancora sul lungolago): nel 1867 Riva Vela e nel 1887 Riva Albertolli».

Impossibile, sostiene il nostro, «immaginare Lugano senza il ponte di Melide e senza il lungolago. Chapeau a chi li ha realizzati, a partire da Pasquale Lucchini, che più di un secolo e mezzo fa ha saputo concretizzare una grande visione, che ha cambiato i destini di Lugano».

Il paragone
Perché «il biglietto da visita di Lugano è soprattutto il suo stupendo paesaggio» e «la Lugano che si deve reinventare deve partire da lì». Una riflessione che si basa, tra le altre cose, anche sul pensiero del Nobel per la letteratura nel 1946 Hermann Hesse, «fra i più appassionati cantori, cantore anche critico, del nostro paesaggio» che visse a Montagnola per più della metà della sua vita, dal 1919 al 1962. Hesse, paragonando la cittadina ticinese a quella di Como, nel 1913 scriveva: «Diversamente da Lugano e da tutte le celebri cittadine lacustri, Como volge le spalle al lago, e anche nel grazioso piazzale del porto non si prova la tediosa e inquietante sensazione di sedere in prima fila davanti ad un paesaggio creato ad arte, con il biglietto in tasca e l’obbligo di godere del bello spettacolo».

«In fondo – commenta Petralli – Hesse ci dice anche che Lugano ha nel proprio lago un bel palcoscenico di cui i suoi cittadini e i suoi turisti sono spettatori paganti». Perciò, aggiunge, «bisogna che i luganesi e i turisti diventino protagonisti dello spettacolo, tanto più che il lago oggi è da tempo tornato ad essere pulito e ben balneabile».

C’è un bell’esempio di come si possa diventare protagonisti del proprio lago e del proprio paesaggio, osserva Petralli, ed è quello «della splendida foce del Cassarate rinaturata, che però, prima di potersi felicemente concretizzare, ha spaccato Lugano in due in votazione popolare. Anche se oggi ben pochi tornerebbero indietro! Prima alla foce non ci andava tristemente quasi nessuno, oggi alla nuova foce con piacere ci vanno davvero in tanti».

La discussione
Non bisogna temere le discussioni o le decisioni contrastate, ricorda poi, dato che «sono il sale della nostra democrazia». Basta infatti pensare «non solo alla faticosa conquista della foce rinaturata del Cassarate, ma anche al difficile passaggio del Parco Ciani alla città nel 1912 o al travagliato iter che ha portato nel lontano 1968 alla costruzione del Palacongressi in cui ci troviamo, che serve egregiamente la Città di Lugano da ormai 50 anni.

Impossibile immaginare Lugano senza il suo parco Ciani e, secondo me, anche senza il suo Palacongressi (...) una bella costruzione, ben inserita nel parco, accogliente, comodissima, in pieno centro! Manteniamolo quindi questo bel Palacongressi, rimoderniamolo e ripensiamolo, mettendolo ovviamente in relazione al nuovo polo turistico e congressuale al Campo Marzio, che si spera potrà vedere presto la luce».

Per non parlare del LAC, «ormai entrato nel cuore della Città» e del Mizar a Molino Nuovo «che sta aspettando le attività del MedTech».

I costi
Petralli sogna in grande, quindi. Non senza rendersi conto che certi sogni costano, cosa che induce la politica ad andarci cauta e ad allungare i tempi per riuscire a trovare il consenso. Esempi virtuosi «in cui si è deciso in tempi brevissimi», tuttavia, non mancano in Ticino. Come «quello della copertura dell’autostrada ad Airolo: la decisione è stata “quasi immediata” e in meno di un anno accolta all’unanimità e con un applauso dal Gran Consiglio. Approfittando dei materiali di scavo della seconda galleria del San Gottardo, con un contributo paritario Confederazione/ Cantone (50 milioni ciascuno), prima della fine del prossimo decennio Airolo potrà essere davvero reinventata: l’autostrada che sbuca dalla galleria del Gottardo, e che tanto disturba e snatura Airolo, verrà infatti coperta per un km di lunghezza e 200 m di larghezza media: con 100 milioni di investimento si creeranno quindi 200'000 mq di “nuovo paesaggio da immaginare”: 20 ettari (a titolo di paragone la superficie del Parco Ciani è di 6 ettari)».

La politica
Tornando a bomba sulla sua idea per Lugano, il linguista si rivolge quindi «ai politici che ci credano e sappiano creare il consenso» e ad «esperti che lavorino alacremente su questa idea di Lugano che raddoppia».

Come? «Concretamente bisognerà pensare a uno studio di fattibilità, seguito da un bel progetto definitivo interdisciplinare (architetti, ingegneri, geologi, paesaggisti, biologi, urbanisti, specialisti dell’illuminazione, ecc.)». Tenendo conto che»per un investimento simile (cioè per riqualificazioni ecologiche di ecosistemi acquatici), ci tengo a sottolineare il termine “investimento” (“investimento” e non “costo”), i sussidi della Confederazione possono arrivare a più del 50%».

L’esatta proposta
Fatta questa lunga premessa ecco i terimi esatti del sogno di Petralli: «Si tratta, come intuite, di un raddoppio del lungolago, immaginabile in prima battuta dalla foce del Cassarate al LAC. Per evitare ingenui velleitarismi, tipici degli incompetenti in materia come me, ho parlato finora con parecchi esperti e tutti in sostanza mi hanno detto: l’idea di una spiaggia dalla foce al LAC è impegnativa, ma si può fare! Costo: qualche decina di milioni. Fra 50 milioni e 150 milioni. Facciamo 100 milioni, il costo della copertura dell’autostrada ad Airolo! (...) Se questo raddoppio fosse realizzato con una nuova spiaggia, una sorta di nuova Croisette luganese, bisognerebbe poi riempirlo di tanti bei contenuti: forse, tanto per dire, potremmo cominciare a immaginare non uno ma almeno tre o quattro bar tipo Mojito aperti tutto l’anno per i giovani e meno giovani (che animerebbero il centro e magari poi cenerebbero anche in centro)».

L’alternativa al sogno? Per lo studioso è la «desolazione», come a suo modo di vedere attestano le reazioni della stampa alla recente chiusura anticipata del bar Mojito in centro, fulcro della movida luganese. Evitabile, però, forse cambiando qualche legge, sicuramente «inventando nuovi spazi e nuovi contenuti».

La sera di Capodanno Petralli aveva a questo punto del discorso mostrato un rendering di riva Albertolli con la sabbia.

«Gli esperti», aveva spiegato, «mi dicono che si può immaginare una soluzione mista, anche perché il lago di Lugano è per molti versi profondo e insidioso: si può pensare a uno spazio del tutto nuovo lungo un chilometro circa e largo una ventina di metri, in cui si alternano spiagge più o meno classiche, palafitte, grandi zattere galleggianti, o altro ancora. Ma il sogno immaginava appunto una nuova spiaggia come questa, uno spazio che oggi non c’è e che andrebbe “aggiunto”».

E il traffico?
E lo spazio occupato dal traffico sul lungolago? Lo studioso ha pensato anche a quello: «Andrà comunque moderato per favorire zone di incontro che danno la precedenza ai pedoni, non scordiamoci che le macchine diventeranno meno inquinanti e meno rumorose, e che l’imminente arrivo del 5G e dell’automobile autonoma, oltre che la gestione del traffico tramite l’intelligenza artificiale, permetteranno di far convivere molto meglio nuove automobili e nuovi pedoni “passeggianti e bagnanti” su un nuovo lungolago allargato, anzi raddoppiato con la nuova spiaggia! Senza dimenticare che la stagione balneare e l’estate sono destinate ad allungarsi, a causa del cambiamento climatico».

L’immagine di un progetto più realizzabile, tuttavia, per Petralli è quella di una riva di ghiaia davanti a LAC. «Questa è l’immagine che mi ha spinto a disturbare gli esperti di cui vi dicevo, che ringrazio di avermi pazientemente dato retta e che, ovviamente con il benestare del consenso politico, potranno prendere in mano il tema». Che riassunto in due parole è questo: «Raddoppiare il lungolago e creare una sorta di nuova Croisette luganese fra la foce del Cassarate rinaturata e il LAC. Il costo di attuazione è di qualche decina di milioni e i tempi di attuazione, se ci sbrighiamo, alcuni anni. Diciamo che fra un lustro potrebbero già esserci le prime nuove spiagge. Vale la pena pensarci e il mio augurio è che il tutto sia realizzato bene il più presto possibile». Nel frattempo, conclude Petralli, «saranno diventati realtà anche il centro sportivo e degli eventi di Cornaredo con il nuovo stadio e il nuovo palazzetto, il polo turistico e congressuale del Campo Marzio, un bel mercato coperto in centro, il tram-treno e tanto altro ancora».

UN PO’ DI STORIA

Ma da quando il quai ha l’aspetto che conosciamo oggi? Sappiamo (vedasi articolo sotto) che fino a poco più di un secolo fa il lago non era arginato e che c’erano delle spiagge. Ma come mai si è deciso di cambiare? Grazie all’aiuto dell’Archivio storico della Città (e alle sempre preziose conoscenze di Pietro Montorfani e Damiano Robbiani) possiamo tracciare una breve storia.


Tutto è iniziato nel 1863
Il quai è stato costruito in due tappe. Quella di riva Vincenzo Vela tra il 1863 e il 1867 (su progetto di Pasquale Lucchini). Quella di riva Giocondo Albertolli tra il 1882 e il 1887 (su progetto di Pasquale Lucchini e Giovanni Ferri).

La costruzione di riva Vela e l’avvento degli alberghi ha cambiato l’orientamento degli edifici. Se prima guardavano verso l’interno di via Nassa (verso il lago c’erano i giardini), poi le facciate principali sono state costruite verso il lago. L’acqua occupava gran parte dell’odierna piazza Manzoni e il passaggio verso Ovest sulla sponda senza argini del lago era a ridosso dei giardini che stavano tra la riva e le case di via Nassa ed era costellato da parapetti e panchine in pietra, lampioni a gas e da un filare di pioppi (sostituito nel 1890 da alberi più ombrosi). La tratta di riva Giocondo Albertolli (tra il Ciani e piazza Manzoni) venne dedicata nel 1891 all’architetto ticinese su proposta dell’allora municipale Antonio Fusoni. Nel 1896 - anno d’apertura del Teatro Apollo - è stato anche progettato un prolungamento del lungolago fino al Cassarate, rimasto irrealizzato. Stesso destino per l’idea (del 1911) di allargare riva Albertolli e Vela.

«A lavorare, non in spiaggia»

E dagli archivi spunta anche un commento - molto esplicativo - di un consigliere comunale dell’epoca: «I luganesi che sono dediti ad una industria, ad un commercio, ad una professione, e tutti coloro che hanno delle cure domestiche alle quali attendere, certamente non troverebbero il tempo da perdere alla spiaggia». Nel 1891 la neocostituita Società per il bagno pubblico, interessata ai terreni di fronte alla Malpensata, comprò una concessione. Ma non se ne fece nulla. Nel 1844 Gottardo Airoldi aprì in un suo palazzo (che oggi accoglie la Banca Arner) i «bagni termali e medicati». Ma durò poco.

Una cartolina tratta dalla Collezione Knijnenburg
Una cartolina tratta dalla Collezione Knijnenburg

CARTOLINE DA UN QUAI CHE NON C’È PIÙ
Un collezionista d’immagini d’epoca ricorda un po’ a tutti che c’è poco da inventare: la riva era già così

Negli scorsi giorni, dopo la pubblicazione della proposta di Petralli, è nata una simpatica querelle relativa alla paternità di questa idea. Come noto l’Associazione «Lugano sì» aveva già proposto - con tanto di video - una decina di anni fa l’idea di creare una lunga spiaggia tra la foce e Paradiso. Chi dunque può legittimamente attribuirsi il merito di aver lanciato questo dibattito? In realtà è bastato un messaggio su Twitter, inviato da un collezionista di cartoline d’epoca, a ricordare a tutti che - in fin dei conti - a Lugano c’è poco da inventare, e che sul lungolago una spiaggia c’era fino quasi all’inizio del Novecento. Il 2 gennaio infatti Roberto Knijnenburg - il suo profilo si chiama @knijrob e giornalmente presenta contenuti di questo tipo - ha pubblicato sul social network una delle sue «passeggiate antiche» (la numero 718). Con la sovrapposizione di quattro o cinque immagini l’autore è riuscito a raccontare il lungolago di oggi e quello di ieri. Immagini prese appunto dalla sua enorme collezione di cartoline d’epoca. «A casa - ci ha spiegato - ne ho 4.500». Ma cosa ne pensa Knijnenburg dell’idea di Petralli (o di Lugano sì)? «Per me è un progetto irrealizzabile. Però credo sia utile ripensare il lungolago e farlo tornare a misura d’uomo. Nelle cartoline si vede chiaramente come il lago fosse più accessibile. È ora di togliere tutte quelle auto».