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Alla Borsa di Zurigo regna l’ottimismo

Negli scorsi giorni l’indice SMI ha stabilito un massimo storico, toccanto di 10.109 puntiFrink: «La valutazione dei titoli non è eccessiva» - Brusa: «I tassi bassi spintono il listino»
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Roberto Giannetti
11.09.2019 06:00

Lunedì il listino di Zurigo nel corso delle contrattazioni ha raggiunto un nuovo massimo storico, a 10109.20 punti, per poi ripiegare leggermente. E ieri l’indice SMI ha chiuso a quota 10.020,48 punti. Il precedente record, 10.091,48 punti, risale al 3 luglio. Fra gli operatori regna l’ottimismo, anche sull’onda del calo delle tensioni fra Stati Uniti e Cina sui dazi e della prospettiva di nuove misure espansive da parte della BCE e della Fed. Non che non manchino i rischi, come la Brexit, la debole congiuntura globale e la situazione politica in Italia. Il grande appuntamento comunque è fissato a domani, quando la BCE renderà note le sue intenzioni sulla politica monetaria.

Ma cosa ha spinto la Borsa svizzera verso nuovi massimi? E cosa ci aspetta in futuro? Lo abbiamo chiesto a due operatori della piazza finanziaria ticinese.

«I motivi che hanno spinto l’indice azionario SMI ai massimi - spiega Filippo Fink, Investment Specialist della banca EFG - sono più di uno. Il più importante a mio avviso è l’adozione di misure di politica monetaria ultra-espansive da parte delle principali banche centrali. Per far fronte alla minor crescita globale, le sono intervenute riducendo i tassi di riferimento e adottando misure non convenzionali, quali l’acquisto di obbligazioni oppure riducendo il coefficiente bancario di riserva come appena deciso da Bank of China. La BCE giovedì dovrebbe intervenire diminuendo i tassi di riferimento. Addirittura non si esclude che possa reintrodurre un nuovo ciclo di ‘quantitative easing’, ossia di acquisto di obbligazioni governative o private per immettere nel sistema finanziario maggiore liquidità».

Nuovi stimoli monetari

«Pure la Federal Reserve - aggiunge - che si riunirà la settimana prossima, con ogni probabilità abbasserà per la seconda volta quest’anno i tassi di 25 punti base. Più che sulle pressioni dei tweet di Trump, la Fed interverrà per scongiurare che l’economia americana cada in recessione, giudicata probabile dall’inversione della curva dei rendimenti».

«Un altro fattore - nota - che ha favorito i mercati azionari, non solo svizzeri, sono i rendimenti obbligazionari spinti al ribasso a seguito dell’abbondanza di liquidità sui mercati. Praticamente si è creata una situazione di mancanza di alternative agli investimenti in azioni. I rendimenti in franchi svizzeri sono nulli o addirittura negativi. A titolo di esempio, l’80% delle obbligazioni in franchi svizzeri Investment grade, ossia con un rating superiore alla BBB-, ha un rendimento negativo. In aggiunta i titoli svizzeri a grande capitalizzazione e in particolare le 3 big Roche, Nestlé e Novartis, oltre ad offrire interessanti prospettive di crescita, pagano un dividendo alettante e costantemente in crescita. La valutazione attuale del listino svizzero, pur essendo leggermente al di sopra della media storica, non è eccessivamente elevata».

Distensione nella guerra sui dazi

«Infine l’SMI ha beneficiato - conclude - delle distensioni di questi ultimi giorni fra Cina e USA che dovrebbero riprendere i negoziati in ottobre e dello scongiuro momentaneo dello scenario hard-Brexit dopo le sconfitte di Boris Johnson in Parlamento. Escludiamo al momento fasi di correzione eccessive come quelle che hanno caratterizzato l’ultima parte dell’anno scorso, causate principalmente dal rallentamento cinese e globale, fattori tuttora presenti ma scontati dai mercati finanziari».

«La Borsa Svizzera - nota dal canto suo Victor Brusa, della BV Trading di Chiasso - oltre ad avere stabilito un nuovo record, ha guadagnato oltre il 19% da inizio anno. A spingere l’indice elvetico figura il costo del denaro sotto zero con conseguenti bassi, o meglio inesistenti, rendimenti nel settore del reddito fisso. Questo porta alla ricerca di azioni di società con dividendi molto attrattivi, come per esempio Zurigo, Swiss Re, Swisscom, Adecco. A questo si aggiunga il franco svizzero, bene rifugio e sempre molto forte, che attira sempre nuovi investimenti».

«La Borsa di Zurigo - precisa - offre anche un paniere di titoli guida, che compongono l'ossatura del listino, particolarmente ricercati da investitori di ogni categoria, ossia domestici, istituzionali, stranieri. Fra questi figurano Roche, Novartis, Nestlè, Zurigo, ABB, e via dicendo. Inoltre, il mercato elvetico è storicamente difensivo, e questo contribuisce ad attirare flussi di capitali anche importanti, mentre il rischio Paese è praticamente inesistente con una riconosciuta stabilità, che si sommano ad una gestione politica affidabile e un buona considerazione a livello internazionale. Anche la situazione economica è positiva, con una disoccupazione appena al di sopra del 2%, sensibilmente inferiore al resto d’Europa».

Non mancano le nuvole grigie

«Naturalmente - conclude - c’è qualche ‘nuvola grigia’, come la telenovela sui dazi USA-Cina, la crisi Argentina, un timido ventilato rischio di recessione USA, e la Brexit, con soluzioni al limite del temerario. Situazioni queste che ci portano a dedurre che le banche centrali (Fed e BCE in primis) continueranno nella loro politica d'incentivi monetari permettendo così ai vari indici di mantenere se non ancora aumentare il loro valore almeno fino a fine anno. Poi nel 2020 con le elezioni USA e qualche tweet positivo (...e pilotato) di Trump la situazione borsistica internazionale potrebbe addirittura migliorare, naturalmente al netto di fattori o accadimenti straordinari».