Anche l’eccesso di cripto-finanza può diventare un rischio sistemico

I rischi per la stabilità finanziaria derivanti dai mercati degli attivi cripto appaiono al momento limitati, ma la continua crescita e il loro essere sempre più interconnessi al sistema finanziario tradizionale potrebbe presentare rischi sistemici. Lo afferma il Financial Stability Board (FSB) - organismo nato nel 1999 dalla volontà dei governi di incentivare la stabilità finanziaria - sottolineando come in questo quadro è importante continuare gli sforzi globali per attuare politiche e regole comuni. Presentando la roadmap per l’attuazione delle politiche sui cripto-asset, l’FSB si impegna insieme all’FMI a continuare a sostenere e promuovere una politica coordinata a livello globale e un approccio regolatorio ai mercati delle criptovalute.
Il valore totale di tale mercato è stimato in 2200 miliardi di dollari, ma rimane una quota piccola (meno del 1%) delle attività del sistema finanziario globale.
Da gennaio le regole europee
Ticino Blockchain Technologies Association (TBTA), l’organizzazione dei principali operatori nel settore digitale presenti sul territorio, ha recentemente inaugurato i suoi incontri autunnali presentando le nuove direttive che riguarderanno prodotti e metodologie informatiche.
Giacomo Poretti, presidente di TBTA e docente presso l’Istituto sistemi informativi e networking del Dipartimento tecnologie innovative della SUPSI, ha organizzato una masterclass alla nuova sede della associazione, il Dagorà Lifestyle Innovation Hub di Lugano. Tema centrale dell'incontro, condotto dai professionisti dello studio Lexify dell’avvocato Laars Schlichting: «Opportunità e sfide del nuovo regolamento Market in Crypto Assets (MiCAR)», che dal prossimo gennaio, per analogia interesserà emittenti e i fornitori di servizi per cripto-asset nell’Unione europea (UE) come anche gli operatori che da qualsiasi stato terzo, quindi dalla Svizzera, avranno relazioni con soggetti domiciliati nell’eurozona.
Una premessa è necessaria. Negli ultimi dieci anni, la finanza digitale si è affermata come un fenomeno sostanzialmente deregolamentato. In contrasto, la finanza tradizionale, in particolare nella UE, è stata disciplinata dalla direttiva Markets in Financial Instruments Directive (MiFID). Quest’ultima, specie dal 2017, impone maggiore trasparenza nelle informazioni fornite ai clienti, riduzione dei rischi e adeguatezza dei prodotti offerti.
Per allineare anche la finanza digitale ai medesimi requisiti, la UE ha introdotto il MiCA, le cui principali novità sono: la suddivisione in categorie dei crypto-asset; l’obbligo per gli emittenti di pubblicare un prospetto con i rischi e i diritti associati ai prodotti offerti alla clientela; l’affiliazione a organismi disciplinari di categoria; l’operatività con criteri che garantiscano protezione degli utenti e trasparenza del mercato.
Inoltre, il MiCAR prevede misure di contrasto al riciclaggio di denaro e l’obbligo per le aziende di segnalare l’impatto ambientale delle criptovalute basate su protocolli che richiedono un consenso decentralizzato per la convalida delle transazioni. Per ora, il MiCAR non si estende a campi come la finanza decentralizzata (DeFi) e gli NFT (Non-Fungible Tokens), e i certificati digitali basati sulla tecnologia blockchain. Questi settori attualmente sono considerati troppo nuovi per essere adeguatamente inquadrati nel contesto normativo esistente.