Giustizia

AT1, la Finma non ci sta e si appellerà a Losanna

L’autorità di controllo del mercato finanziario ha annunciato che ricorrerà al Tribunale federale di Losanna contro la sentenza di prima istanza che annulla, in un caso pilota, la decisione di azzerare i famigerati titoli di debito del Credit Suisse - Dario Item: «Ma perseverare è un errore»
©KEYSTONE/Jean-Christophe Bott
Generoso Chiaradonna
16.10.2025 06:00

Come nelle attese, la Finma farà ricorso contro la sentenza del Tribunale amministrativo federale (TAF) che ha giudicato illegale la decisione della stessa autorità di vigilanza di azzerare il valore dei titoli AT1 della banca, nell’ambito dell’acquisizione da parte del concorrente UBS. Lo ha indicato ieri in mattinata lo stesso organismo di controllo dei mercati finanziari. A pronunciarsi sul tema sarà quindi il Tribunale federale (TF).

Il 19 marzo 2023 - ricorda la Finma in un comunicato odierno - l’autorità aveva intimato a Credit Suisse, fra le altre cose e basandosi sulle disposizioni dell’ordinanza di necessità del Consiglio federale, di procedere immediatamente alla cancellazione di tutti gli strumenti di capitale chiamati Additional Tier 1 (AT1). Il passo era considerato una componente di un intero pacchetto di misure per stabilizzare l’istituto attraverso una fusione con UBS, che richiedeva misure straordinarie di sostegno statale.

Nel suo comunicato stampa di martedì, il TAF ha annunciato di aver annullato, con sentenza parziale, la decisione della Finma nel primo dei circa 360 ricorsi presentati. Con tale sentenza i giudici non si pronunciano però ancora sulle conseguenze dell’annullamento. La Finma impugnerà la sentenza dinanzi al TF entro il termine di ricorso di 30 giorni.

«Il TAF ha smentito la Finma e il Consiglio Federale su tutta la linea», afferma l’avvocato ticinese Dario Item che cura gli interessi di alcuni investitori negli AT1. «L’immagine del Governo e della sua amministrazione ne è risultata gravemente compromessa. Per fortuna ci ha pensato il TAF a ricordare al mondo che la Svizzera è ancora uno stato di diritto». «La famigerata ordinanza con cui sono stati azzerati gli AT1 è stata un atto folle, gesta da dillettanti allo sbaraglio che ha generato un danno reputazionale enorme alla Confederazione. Ancor più folle è l’intenzione di FINMA di ricorrere al Tribunale federale», ci va giù pesante l’avvocato Item che aumenta la dose:«Ciò non farà altro che incrementare il danno degli investitori che qualcuno sarà molto presto chiamato a risarcire. Il Consiglio fededale dovrebbe fermarsi e riflettere su come aggiustare le cose. Errare puo’ anche essere umano (per quanto imbarazzante), perseverare è certamente un suicidio politico».

Critiche all’operato della Finma e del Consiglio federale giungono anche da parte di Carlo Lombardini, noto legale e professore ginevrino che rappresenta 140 tra i circa tremila creditori obbligazionari che si sono rivolti alla corte di San Gallo per contestare la misura annunciata il 19 marzo del 2023. «La decisione del Tribunale amministrativo federale (TAF) su Credit Suisse mette in luce l’atteggiamento dilettantistico del Consiglio federale», ha affermato all’Agefi online.

«È una vittoria di tappa», si rallegra il professore all’università di Ginevra. Agli occhi dell’esperto la sentenza resa nota martedì a metà giornata «sottolinea che i creditori devono effettivamente avere la precedenza sugli azionisti e che quindi si è verificata un’espropriazione». Come si ricorderà l’Autorità federale di vigilanza dei mercati finanziari aveva cancellato il valore delle obbligazioni AT1, per un importo nominale di circa 16,5 miliardi di franchi, mentre gli azionisti avevano da parte loro ricevuto i tre miliardi di franchi pagati da UBS per l’acquisto di CS, cioè 0,76 franchi per azione.

«Concretamente, se questa decisione verrà confermata sarà UBS, a seguito dell’acquisizione di Credit Suisse, a diventare debitrice dei prestiti AT1», spiega al periodico finanziario romando il socio dello studio legale Poncet Turrettini. A suo avviso ciò vale «in ogni caso per i detentori di obbligazioni che hanno presentato ricorso, e forse anche per gli altri».

Secondo il giurista ginevrino «questo caso evidenzia il totale dilettantismo del Consiglio federale, che ha creduto di poter gestire la questione senza avvalersi della consulenza di una banca d’affari».