Banche svizzere, è ancora tenuta nella gestione di patrimoni

La piazza bancaria svizzera tiene le posizioni. Soprattutto nel suo business principale, la gestione di patrimoni. I dati ufficiali disponibili, che arrivano sino al maggio di quest’anno, mostrano una nuova risalita delle masse amministrate dalle banche elvetiche, che stanno mantenendo la loro leadership internazionale. Fatto non scontato questo, se si considerano i non pochi ostacoli sorti nel corso degli anni Duemila, ai quali si è aggiunta tra il 2022 e il 2023 la crisi di Credit Suisse, seconda banca svizzera per dimensioni, alle spalle di UBS. Ma nemmeno questa crisi, che certo è stata fonte di difficoltà e che è sfociata poi nell’acquisto di CS da parte di UBS, che è ora ancor più prima, sembra avere sin qui intaccato la forza complessiva della piazza elvetica.
Il quadro
La fine del segreto bancario per i non residenti, l’incremento della concorrenza di altre piazze, le normative più stringenti, l’aumento dei costi sono tutti fattori che hanno complicato la vita al private banking e alla piazza svizzeri, ma che stando ai dati non ne hanno fermato la marcia. Una resilienza per alcuni aspetti superiore alle aspettative. Evidentemente sull’altro piatto della bilancia c’erano, e ci sono, le professionalità presenti nella finanza elvetica, un’economia svizzera che tiene meglio di altre, l’affidabilità del sistema Paese, l’attrattività della moneta nazionale. La crisi di Credit Suisse è stata una battuta d’arresto, ma l’efficienza con cui è stata almeno alla fine affrontata, dal marzo scorso in poi, ha fatto da contraltare. E i deflussi di capitali dal CS, che sono stati consistenti, probabilmente si sono trasformati in molti casi in afflussi per altre banche svizzere.
Le cifre
Il Barometro bancario 2023 dell’Associazione svizzera dei banchieri (Swiss Banking) indica che a fine maggio di quest’anno i patrimoni gestiti dagli istituti elvetici erano pari a 8.281 miliardi di franchi, il 5,5% in più rispetto a dicembre 2022. Certo, la risalita dei mercati finanziari ha favorito l’incremento, ma senza una tenuta della capacità di gestione e dell’affidabilità della piazza svizzera difficilmente questo livello sarebbe stato raggiunto. Ciò è stato vero d’altronde anche negli anni passati. Nel 2011 i patrimoni gestiti dalle banche svizzere erano scesi a 5.245 miliardi, a causa della crisi finanziaria, delle frenate dei mercati, degli attacchi internazionali alla piazza elvetica. Ma dal 2012 è iniziata una risalita che ha portato sino ai 7.286 miliardi del 2017. Poi la discesa a 6.908 miliardi del 2018 e la nuova risalita sino al picco degli 8.830 miliardi del 2021. Quindi la flessione a 7.846 miliardi nel 2022, ancora in coincidenza con turbolenze sui mercati, e come visto il buon recupero nei primi cinque mesi di quest’anno. Vedremo il bilancio dell’intero 2023, ma per ora si è a livelli elevati.
Alla fine del 2022 i patrimoni dei clienti stranieri erano il 46,4% del gestito totale, con il 53,6% invece della clientela svizzera. Nel 2012 la percentuale della clientela straniera era 52,3%, c’è stata dunque nel decennio una discesa. Ciò non significa che la massa gestita dei clienti stranieri sia diminuita in valori assoluti, il fatto è che quella con targa elvetica è cresciuta di più. La ragione principale è l’effetto valutario, cioè il rafforzamento del franco che ha limato gli attivi in euro e in dollari USA, che sono naturalmente più rilevanti per i clienti stranieri. Occorre poi considerare che ci sono stati scudi fiscali, amnistie fiscali e altre forme simili, che hanno portato a rimpatri di attivi. Nonostante tutto ciò, non si è comunque molto lontani dal tradizionale 50/50 nella ripartizione tra patrimoni svizzeri e stranieri. C’è inoltre da registrare che nel wealth management transfrontaliero, che riguarda la gestione di patrimoni privati stranieri di ampie dimensioni, la piazza svizzera rimane numero uno al mondo, nonostante l’erosione della sua quota di mercato.
Le valute
Per quel che riguarda ancora le valute, è interessante anche vedere più nel dettaglio il peso delle singole monete sul versante della gestione di patrimoni delle banche elvetiche. I dati del Barometro bancario mostrano che alla fine del 2022 il franco svizzero contava nei portafogli in deposito per più della metà, per l’esattezza per il 53,2%, in chiaro aumento rispetto al 51,1% del 2018. Il dollaro americano dal canto suo contava per il 26,5%, in leggera flessione in rapporto al 26,8% di quattro anni prima. L’euro contava per il 13,1%, in diminuzione rispetto al 14,8% del 2018. Altre valute infine contavano nel loro complesso per il 7,1% alla fine dell’anno scorso, una percentuale lievemente inferiore al 7,3% di quattro anni prima.
