Credit Suisse

«Bisogna difendere i diritti di azionisti e lavoratori»

Il discarico dei dirigenti non è stato proposto fra i punti che verranno trattati nella prossima assemblea del 4 aprile — Annullati anche i dividendi e alcuni bonus ai manager — Kaufmann (Ethos): «UBS ha ricevuto soldi pubblici, faccia un buon piano sociale per i dipendenti»
© KEYSTONE/Alessandro Della Bella
Roberto Giannetti
30.03.2023 20:47

La vicenda Credit Suisse presenta molti aspetti problematici. È di oggi la notizia che il CdA dell’istituto non chiede più il discarico - cioè l’atto formale degli azionisti che mette i vertici al riparo da azioni di responsabilità per quanto hanno fatto durante l’anno - per i membri della direzione e dello stesso CdA. Il relativo punto previsto dall’ordine del giorno della prossima assemblea generale del 4 aprile a Zurigo è stato ritirato. Viene ritirata anche la richiesta di un cosiddetto bonus di trasformazione per i membri della direzione, una gratifica per complessivi 30,1 milioni di franchi che sarebbe stata erogata in caso di successo nella fase di ristrutturazione. Infine, è stato pure cambiato il punto relativo al dividendo: la proposta di 5 centesimi per azione, malgrado la maxi-perdita di 7,3 miliardi subita nel 2022, è stata stralciata.

Azionisti contrari al discarico

Ma come giudicare questi cambiamenti e anche l’accordo di fusione con UBS? Lo abbiamo chiesto a Vincent Kaufmann, direttore della Fondazione Ethos, che mira agli investimenti responsabili e raggruppa 246 casse pensioni e investitori istituzionali, che in totale gestiscono 370 miliardi di franchi. «Hanno fatto bene a togliere il discarico dei dirigenti - commenta -. In caso di voto, noi ci saremmo opposti e penso che il discarico sarebbe stato respinto, visto che molti azionisti sono contrari. Questo vuol dire che gli azionisti potrebbero chiedere degli indennizzi ai manager per i danni subiti, anche se sulla base della legge svizzera è molto difficile farlo. Infatti giuridicamente il CdA è protetto e la cattiva gestione è difficilmente punibile».

Il CS forzato alla fusione

«Per l’assemblea del CS - nota - non abbiamo molte proposte da fare, visto che la banca non ha il proprio destino nelle proprie mani, dato che è stata forzata a fondersi con UBS. Per noi ora è molto importante capire quali sono i meccanismi che hanno portato a questo crollo, perché non si riproduca in futuro». «Noi - rileva - ci siamo molto innervositi perché da tempo chiedevamo una separazione fra le attività svizzere del CS e il resto della banca. Inoltre, avevamo chiesto di quotare l’unità svizzera in Borsa al di fuori del gruppo. È possibile farlo adesso? Certo. In fondo il Consiglio federale ha mostrato che tutto è possibile. Ma bisogna fare in fretta, perché i migliori dipendenti e clienti di CS stanno partendo e più si aspetta più sarà difficile». «Per giunta - sottolinea - vogliamo intervenire anche come azionisti di UBS e chiedere cosa succederà in futuro. Infatti oggi ci sono grandi rischi per l’istituto. Per esempio, a Ginevra il 50% delle ipoteche sono erogate o da CS o da UBS e quindi i rischi sono enormi. Noi crediamo che sia un vantaggio separare le due banche e chiederemo all’assemblea di UBS di non cumulare i rischi. Questo non è un problema solo per le autorità di sorveglianza, ma anche per gli azionisti di UBS». «A nostro avviso - illustra - sarebbe possibile fare un’operazione come quella di Novartis, che separa Sandoz dando a propri azionisti le azioni di quest’ultima, che diventerà indipendente. Anche UBS potrebbe versare un dividendo in azioni del CS. Magari anticipando le autorità di sorveglianza, che fra qualche anno potrebbero dire a UBS: voi siete troppo grandi».

È stato uno shock

Ma come giudicare tutta l’operazione di salvataggio nel suo insieme? «Per noi è stato uno shock, perché la decisione del Consiglio federale contraddice i principi di buona governance e di protezione degli azionisti. Per esempio ha cambiato la Legge sulle fusioni e gli azionisti sono stati espropriati. Inoltre di norma gli azionisti devono approvare una fusione, mentre adesso non possono votare. Se il Consiglio federale ha adottato queste misure, penso che la situazione del CS era veramente drammatica e questo ci innervosisce perché da anni chiediamo degli interventi e ci domandiamo come mai il CS sia stato lasciato andare alla deriva». «Ora - conclude Vincent Kaufmann - bisognerà vedere se UBS manterrà certe attività del CS, così da salvare degli impieghi. Noi di Ethos continueremo a batterci perché restino delle unità indipendenti di CS. D’altra parte, UBS ha ricevuto molti soldi pubblici e i fondi propri di CS ammontavano ancora a 40 miliardi. UBS quindi deve essere attenta ed è tenuta a garantire le migliori condizioni nel piano sociale. Il rischio è che i dirigenti di UBS possano tagliare molto sul personale per aumentare i loro bonus. E quindi bisogna bloccare queste rimunerazioni per proteggere i collaboratori. Si possono trovare degli accorgimenti per fare la fusione senza tagli eccessivi al personale».

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