Mondo cripto

Bitcoin, è iniziata la discesa?

Le quotazioni della principale criptovaluta del mondo sono ancora in calo e ci si domanda se il «ciclo dei 4 anni» è ancora valido.
Dal picco di ottobre a 126 mila dollari, il prezzo del Bitcoin è sceso in questi giorni di oltre il 30%, attorno a quota 84 mila dollari. © Rick Bowmer
02.12.2025 06:00

Il grafico del prezzo di Bitcoin assomiglia molto - i luganesi capiranno - al profilo dei Denti della Vecchia. Però con una tendenza in diagonale, al rialzo, dalla sua recente nascita. La linea del grafico presenta inoltre picchi massimi e minimi che si sono verificati a intervalli di tempo regolari. Ogni quattro anni, il punto di svolta era rappresentato dall’halving - il dimezzamento della ricompensa in nuovi token che ricevono i «minatori» quando aggiungono al «libro mastro» digitale un nuovo blocco di transazioni. Questo avvenimento, che avviene circa ogni quattro anni, riduce l’offerta di Bitcoin immessa ogni giorno sul mercato e nei precedenti cicli ha dato il via all’arrampicata del prezzo prima di calare nuovamente. Se questo «ciclo dei 4 anni» dovesse ripetersi anche ora, il prezzo raggiunto lo scorso ottobre di 126 mila dollari dovrebbe essere il nuovo massimo e adesso ci troveremmo all’inizio della fase ribassista del ciclo.

È iniziata la fase ribassista?

Abbiamo fatto qualche domanda a Dominic Weibel, Head of Research di Bitcoin Suisse – azienda di servizi cripto nata nel 2013 a Zugo che ha di recente aperto un ufficio a Lugano. «Il recente indebolimento può essere spiegato senza per forza giungere a conclusioni di un mercato ribassista. È piuttosto una convergenza di fattori temporanei», spiega l’analista. «Lo shutdown del governo degli USA, una Federal Reserve esitante e il contesto traballante delle aziende di IA hanno ridotto l’appetito per il rischio. A nostro avviso, questi fattori possono facilmente influenzare l’umore degli investitori e spiegare il ribasso, ma sono principalmente temporanei e non indicano, da soli, un cambiamento strutturale».

Le premesse per un inizio dicembre al rialzo c’erano tutte, come ci spiega l’analista. La politica monetaria restrittiva negli Stati Uniti è terminata con il primo del mese e «si prospetta l’arrivo di una Fed più accomodante, con gli incentivi politici in vista delle elezioni statunitensi di metà mandato che puntano verso un contesto macroeconomico favorevole».

Ma l’annuncio di domenica notte di un possibile rialzo dei tassi d’interesse in Giappone ha prolungato il clima di incertezza sui mercati, in particolare per gli asset di rischio. Bitcoin ha perso il 5% in poche ore e durante tutta la giornata, ha accentuato il calo fino a oltre l’8% (ieri in serata quotava poco sopra 84 mila dollari, pari a un calo di oltre il 30% dal picco di ottobre). Dopo i recenti crolli, verrebbe da dire che Bitcoin sembra ancora essere troppo volatile per venir considerato maturo. È così? «La volatilità è aumentata durante l’ultimo ribasso – risponde Weibel – ma il quadro complessivo resta limitato. Negli ultimi due anni e mezzo Bitcoin ha raggiunto nuovi massimi con una volatilità bassa, insolita, trainata dai flussi istituzionali. E questa dinamica tende a moderare sia il rialzo sia il ribasso. E attualmente capita spesso che la volatilità di Bitcoin si collochi al di sotto di quella di diversi titoli tecnologici ad alta capitalizzazione. È vero, Bitcoin conserva ancora un indicatore di volatilità elevato, ma l’idea storica secondo cui sarebbe “troppo volatile per essere considerato maturo” è sempre più superata. Inizia a comportarsi come uno strumento macroeconomico navigato». In altre parole, che dipende più dal contesto economico generale anziché dall'halving, come avveniva negli scorsi cicli.

L’entrata degli «istituzionali»

Ma quali sono le differenze che caratterizzano questo ciclo rispetto ai precedenti? «Le dinamiche sono molto diverse», osserva l’analista di Bitcoin Suisse. «Questa volta non c’è stata l’euforia dei piccoli investitori retail che solitamente definisce le fasi finali dei cicli, con aumenti vertiginosi con conseguente crollo. A condurre questo ciclo sono stati i flussi istituzionali, che tendono a limitare gli eccessi emotivi. E siccome l’ascesa non è stata alimentata da investitori con leva esagerata, anche la discesa può risultare meno drammatica. Nonostante un movimento intermedio verso livelli più bassi rimanga possibile, il mercato appare ipervenduto in termini di sentiment del mercato, analisi tecnica e dati sulla blockchain».

L’attuale ciclo è stato caratterizzato dall’avvento degli attori istituzionali. Prima il lancio dei fondi d’investimento ETF su Bitcoin, poi le dichiarazioni del presidente americano di voler fare degli USA «la superpotenza Bitcoin» e infine il nuovo approccio, divenuta una moda, di aziende che detengono Bitcoin nelle proprie riserve di capitale (lo scorso 16 ottobre su queste pagine si era parlato dei possibili rischi di questa strategia, ndr). Di fronte a una diminuzione dell’offerta della criptovaluta, il prezzo non sarebbe dovuto salire di più? Ancora Weibel: «L’intero ciclo si è sviluppato in condizioni di liquidità restrittive, con tassi elevati e una Fed che riduceva il proprio bilancio. Storicamente però Bitcoin prospera quando la liquidità si espande, quindi il fatto che abbia raggiunto nuovi massimi in un contesto restrittivo è già un’anomalia rispetto ai cicli passati. Inoltre, le allocazioni istituzionali sono ancora in fase iniziale e avvengono in modo diverso: i flussi sono costanti, con un approccio che tiene conto del rischio e distribuiti su finestre temporali estese. Ciò stabilizza il mercato ma limita la sua “riflessività”, ossia la capacità degli investitori di influenzarne l’andamento. Per di più, l’influenza dell'halving sul ciclo continua a diminuire, perché i “minatori” rappresentano una parte sempre minore dell’offerta rispetto agli ETF e altri detentori. In termini generali, la domanda è sì aumentata, ma non in modo tale da generare movimenti parabolici».

A Zurigo sequestrati 23 milioni in criptovalute

Le autorità del Canton Zurigo hanno portato a termine una vasta operazione contro il riciclaggio di denaro effettuato tramite criptovalute. Dopo mesi di indagini, la Procura - assieme alle forze dell'ordine cittadine e cantonali - ha sequestrato a fine novembre un'infrastruttura server per le transazioni di Bitcoin dal valore complessivo di 23 milioni di franchi.

Stando ad un comunicano diramato lunedì 1. dicembre dalle autorità zurighesi, è stato sequestrato un cosiddetto mixer di Bitcoin (noto anche con il nome di tumbler) - operativo nel cantone e attivo dal 2016 - che avrebbe permesso il riciclaggio di proventi derivanti da crimini quali transazioni sul dark web, ransomware, frodi online e furti di criptoasset.

Le autorità hanno stimato che il volume totale delle transazioni abbia superato il miliardo di franchi in Bitcoin. Il patrimonio sotto controllo - pari a circa 23 milioni di franchi in Bitcoin - è stato bloccato, mentre server e dominio sono stati confiscati, viene precisato. L'operazione è stata condotta con il supporto internazionale di Eurojust e Europol nell'ambito di una task force transnazionale che ha coinvolto anche le autorità tedesche.

Le indagini sono tuttora in corso, sottolinea la nota: le autorità stanno ora analizzando i 12 terabyte di dati confiscati, con l'obiettivo di risalire agli operatori del server e agli utenti che avrebbero abusato del servizio per attività illegali. Per ragioni investigative non sono stati comunicati ulteriori dettagli sugli indagati o sul numero di utenti coinvolti.

Un mixer di Bitcoin (o Bitcoin tumbler) è un servizio che riceve criptovalute da vari utenti, le mescola insieme e poi le rimanda agli indirizzi indicati, in quantità equivalenti ma provenienti da fonti diverse. Questo processo mira a rendere difficile per gli osservatori esterni identificare i mittenti o i destinatari specifici di una transazione.

Lo scopo dichiarato è aumentare la privacy delle transazioni, rendendo più difficile collegare un certo indirizzo a una specifica persona. Tuttavia, proprio perché «offusca» la tracciabilità, questo tipo di servizio viene spesso utilizzato per riciclare denaro proveniente da attività illecite. Per questo molti mixer sono sotto la lente delle autorità e rientrano in indagini internazionali contro il crimine informatico.