Prospettive

Chi guiderà i mercati nel 2026? Gli USA e l’IA, ma attenzione al debito pubblico

Gli analisti finanziari di EFG, Edmond de Rothschild e Vanguard prevedono per l’anno prossimo una crescita globale moderata, sostenuta da investimenti in innovazione e politiche fiscali espansive - Restano però rischi legati alle valutazioni azionarie e alla sostenibilità del debito pubblico
Il forte sviluppo dei «data center» per l’IA porteranno ad aumenti importanti dei consumi di elettricità, negli USA con una quota stimata all'11,7% entro il 2030. © AP/Ted Shaffrey
Dimitri Loringett
23.12.2025 06:00

Nei molti «outlook» che abbiamo letto nelle ultime settimane gli agenti finanziari (banche, fondi d’investimento, gestori patrimoniali ecc.) convergono su alcuni punti chiave: l’economia globale entrerà nel nuovo anno con una crescita moderata ma resiliente, sarà guidata dagli investimenti in intelligenza artificiale e da politiche fiscali espansive, mentre i rischi relativi alle (sovra)valutazioni dei corsi azionari e di sostenibilità del debito pubblico nei vari Paesi resteranno in primo piano. Anche le previsioni formulate da tre attori – due banche (EFG International ed Edmond de Rothschild AM) e un gestore di fondi d’investimento (Vanguard) – selezionati dall’ampio mosaico di analisi sulle prospettive economico-finanziarie per il 2026 mostrano punti di convergenza, benché con sfumature diverse. Vediamoli in dettaglio.

Gli USA al posto di guida

«Gli Stati Uniti saranno l’economia avanzata con la crescita più rapida nel 2026». È questo il parere di EFG, motivato con tre fattori strutturali chiave: la resilienza post pandemica, il piano di crescita «3 3 3» (PIL +3%, rapporto debito/PIL 3% e un incremento della produzione di greggio a 3 milioni di barili al giorno) e predominio tecnologico. A questi fattori vanno aggiunti tre fattori ciclici – tassi d’interesse e prezzi energetici più bassi, maggiore stimolo fiscale – accompagnati però da rischi come il rallentamento del mercato immobiliare e l’aumento delle insolvenze sulle carte di credito.

Dal canto suo, Edmond de Rothschild concorda sull’assenza di recessione ma introduce un elemento «politico»: la fine del mandato del presidente Jerome Powell a maggio 2026 potrebbe infatti avviare una Federal Reserve più accomodante e «politicizzata», motivo per cui i titoli di Stato di lungo termine non sono favoriti.

Vanguard, che ha un orientamento più quantitativo, stima per gli USA una crescita del PIL attorno al 2,25% nel 2026 e assegna fino al 60% di probabilità a un ciclo pluriennale di PIL reale al 3% trainato dagli investimenti fisici in IA (paragonati ai grandi cicli ferroviari e tecnologici), con inflazione sopra il 2% e i tassi Fed funds difficilmente sotto il 3,5%.

IA: volano o bolla?

Il tema tecnologia, in particolare l’IA, è destinato a rimanere prevalente anche l’anno prossimo. EFG prevede in particolare che il ciclo di investimenti nell’IA determinerà una domanda senza precedenti di capacità e potenza dei data center, con una quota di consumo elettrico negli soli USA che dovrebbe aumentare dal 4,3% stimato nel 2024 all’11,7% entro il 2030. L’istituto zurighese, presente anche a Lugano, intravede inoltre opportunità nella robotica umanoide e nella «geografia energetica», con Paesi avvantaggiati se capaci di aggiungere capacità elettrica a basso costo.

Edmond de Rothschild mostra invece più scetticismo sull’IA, tracciando analogie con la bolla dot-com di inizio anni Duemila, come le valutazioni estreme dei titoli in Borsa e la forte partecipazione da parte degli investitori privati, ma anche i «mega deal circolari» tra OpenAI, Nvidia e Oracle. La banca parigina (e ginevrina) avverte inoltre sul rischio di strozzature energetiche e tensioni nel private credit, esprimendo cautela nei confronti degli «hyperscalers» (in particolare i famosi Magnificent 7 ) privilegiando il tema dei big data, soprattutto le aziende utilizzatrici, che sarebbero nella posizione migliore per trarre vantaggio dall’IA.

Vanguard, infine, adotta una via di mezzo: riconosce che le mega-aziende tecnologiche americane possono continuare a correre ma che le aspettative sugli utili sono difficili da soddisfare, prospettando maggiore volatilità e rendimenti azionari medi annui 4–5% nei prossimi 5–10 anni. E così, indica come beneficiari di lungo periodo i cosiddetti «value stock» USA (titoli il cui prezzo in Borsa è inferiore a quello intrinseco percepito) e i mercati sviluppati ex USA.

L’Europa potrebbe sorprendere

Quest’anno gli analisti hanno spesso parlato del Vecchio Continente quale alternativa per chi, specie dopo il Liberation Day di aprile, aveva ritenuto di dover ridurre l’esposizione al mercato USA. Il +16% registrato da inizio anno dal superindice europeo Stoxx 600 appare come una conferma di questa strategia.

Per EFG, l’Europa può ritrovare slancio grazie alla combinazione fra transizione verde, innovazione e maxi piani d’investimento nelle infrastrutture e nella difesa, pronosticando un tasso di crescita del PIL nell’Eurozona appena sopra l’1% e sottolineando il maggior potenziale presso le società a piccola e media capitalizzazione borsistica.

Il piano di rilancio tedesco è citato anche da Edmond de Rothschild, che aggiunge alcuni elementi in chiave politica per il rilancio dell’Europa, come l’impulso alla Capital Markets Union e il sostegno a misure protezionistiche contro il dumping dell’acciaio cinese.

Vanguard, meno focalizzata sulle questioni politiche, vede l’area dell’euro crescere attorno all’1% nel 2026, con inflazione vicina al 2%.

Debito pubblico e titoli di Stato

Secondo le analisi, infine, la sostenibilità del debito pubblico resta sotto pressione: quello statunitense è destinato a crescere oltre il 100% del PIL, mentre in Europa persistono criticità in Francia e Regno Unito. Di riflesso, per le obbligazioni di Stato gli analisti raccomandano di restare sulle scadenze brevi.