Economia

Claudia Parzani: «I successi nascono dai fallimenti, insegnano a diventare migliori»

La presidente di Borsa Italiana, inserita nella classifica delle più importanti leader attive per la parità di genere, si racconta: «Mancano donne nel middle management, che rappresenta la classe dirigente del futuro»
Claudia Parzani, partner Linklaters e presidente di Borsa Italiana
Mattia Sacchi
20.01.2023 06:00

Secondo una recente indagine di Intesa San Paolo, l’Italia è al penultimo posto in Europa sul fronte dell’occupazione femminile nei ruoli dirigenziali, nonostante un tasso di istruzione universitaria più alto. Tuttavia esistono delle brillanti eccezioni, come quella di Claudia Parzani, partner Linklaters e, da marzo 2022, presidente di Borsa Italiana.

Claudia Parzani, nella sua ultima opera Si vince solo insieme usa undici parole per raccontare il valore della diversità e immaginare il futuro del lavoro. Adesso però le parole le proponiamo noi: cominciamo quindi da Libro.
«Si vince solo insieme è un libro che, più che a quattro mani, posso definire a due voci. Siamo io e Sandro Catani, una bresciana e un sardo con due percorsi formativi diversi, che insieme abbiamo scelto 11 parole per discuterne e dialogare, proponendo le nostre riflessioni. Nelle quali scopriamo che la ragione non sta mai solo da una parte, ma che è grazie al confronto e alla capacità di ascolto che siamo in grado di prendere le decisioni migliori, non solo nel mondo lavorativo ma anche nei vari aspetti della nostra quotidianità. Una vera e propria conversazione, dove emergono anche i diversi modi di raccontarci: Sandro è un uomo di gran cultura e lunga esperienza, quanto a me ho portato un approccio più pragmatico forse figlio delle mie esperienze internazionali e dei diversi settori in cui ho lavorato».

Le differenze tra lei e Catani suggeriscono la seconda parola: Diversità. Nel vostro libro parlate del legame tra concetti che sembrano opposti, come business e solidarietà.
«Adoro pensare che ci sia una capacità di contaminazione in mondi all’apparenza così diversi l’uno dall’altro. Le competenze che si acquisiscono in una Ong o nel sociale sono competenze che, in tempi così complicati e complessi, possono essere funzionali anche ad alti livelli manageriali. E questo è emerso durante la pandemia, dove ho realizzato come la mia esperienza in Giordania con UNHCR avesse, per quanto si trattasse di contesti completamente diversi, dei parallelismi con la situazione che stavamo vivendo in quei mesi sia nella gestione dell’emergenza che nella scarsità di risorse. Sono commistioni che saranno sempre più importanti nel mondo del business del domani. Competenze ed esperienze diverse a beneficio dell’intero sistema».

Ha accennato alla sua esperienza diretta al centro rifugiati UNHCR di Amman. La terza parola è quindi Fatti. Dimostrati anche recentemente, con la sua partecipazione all’evento Women in Philantropy breakfast organizzato da Switzerland for UNHCR all’Hotel Villa Principe Leopoldo di Lugano.
«Una mattinata molto interessante dove, assieme a tante donne di business anche filantrope, abbiamo parlato delle situazioni complicate che vivono alcuni Paesi e di come poter aiutare. Personalmente, a parte una buona creatività e produzione di idee, sono sempre stata per la messa in atto dei progetti. Per fare questo cerco di usare al meglio il mio tempo per contribuire: l’organizzazione è fondamentale. Diventa quindi evidente come, mettendo piccoli semi e curandoli con costanza, sul medio-lungo termine si riescano a vedere i frutti della passione e dell’impegno E non vedo l’ora di vedere quello che potrà nascere dall’incontro luganese».

Il cambiamento climatico è talmente evidente, con una manifestazione così violenta della natura, che mi sembra chiaro che non stiamo cogliendo tutte le opportunità di intervenire in maniera positiva

Viviamo tempi mutevoli. Parliamo quindi di Cambiamenti. Negli ultimi anni si è spesso sostenuto che la lezione della pandemia ci avrebbe reso migliori. È stato davvero così?
«A parte che ognuno dovrebbe rispondere per sé stesso e stabilire il concetto di migliore rispetto a cosa, secondo me non abbiamo capito molte cose. Prima di tutto, il senso di urgenza di fronte a determinate sfide. Per esempio, il cambiamento climatico è talmente evidente, con una manifestazione così violenta della natura, che mi sembra chiaro che non stiamo cogliendo tutte le opportunità di intervenire in maniera positiva. È un po` come quando una persona, dopo mesi in cui mangia male, si accorge tutto ad un tratto di essere ingrassata troppo. Mi preoccupa molto come non ci stiamo accorgendo delle cose, in un momento dove ci sarebbe bisogno di un grande dialogo per risolvere i grandi temi che minacciano il nostro pianeta e l’umanità. Dovremmo ricordarci che non abbiamo ereditato il mondo dai nostri padri, ma lo abbiamo preso in prestito dai nostri figli. Per questo dovremmo comprendere il nostro ruolo come singoli: ognuno di noi è fondamentale. Spesso si dice nel mondo del lavoro che ognuno è importante ma non indispensabile: sarà anche vero, ma sono altresì convinta che chiunque faccia bene il proprio lavoro sia difficilmente sostituibile. Soprattutto ora che viviamo un contesto multigenerazionale, dove i giovani possono insegnare ai più vecchi molte cose, a partire dalla digitalizzazione e dallo sfruttamento delle nuove tecnologie. Capire come valorizzare al meglio le competenze innate di chi non ha ancora esperienza con chi ha assodate capacità dirigenziali sarà la chiave del successo, non solo lavorativo».

Nel libro parla del valore del Fallimento.
«A volte guardiamo la vita delle altre persone come fosse una linea retta che unisce due punti. Quando in realtà non è mai netta: in mezzo ci sono alti e bassi, fatti di tentativi non riusciti e cadute. Ed è interessante, anche in un colloquio lavorativo, raccontare dei propri insuccessi per capire come una persona ha affrontato e superato le difficoltà, come abbia saputo giocare di squadra. I momenti più formativi della mia vita sono stati i miei insuccessi, quelli che, rielaborati nel tempo, mi hanno obbligato a pensare e mi hanno resa migliore: per esempio il non aver passato subito l’esame di avvocato».

Ci sono stati però anche successi importanti, come quello della prossima parola: Borsa. Quella Italiana, di cui è presidente. O l’inserimento in prestigiose classifiche, da quella di Heroes per le 100 leader mondiali per l’inclusione di genere a quella di legalcommunity per i 50 migliori avvocati.
«Quella in Borsa Italiana è un’esperienza molto piacevole e formativa. Questi mesi mi stanno facendo scoprire non solo una grandissima realtà a supporto delle imprese, ma anche una realtà che sta evolvendo in un cambiamento sia economico che culturale. Vedo una Borsa solida, integrata con le borse europee e ricca di talenti: è davvero stimolante esserne la presidente. Per quanto riguarda i premi e le classifiche, sono un piacevole riconoscimento del lavoro fatto agli occhi degli altri».

La classifica di Heroes cerca le manager che si sono impegnate per l’inclusione di genere. Quindi: Donne.
«Al momento, al netto di evidenti progressi, mancano donne non solo nelle posizioni apicali, ma anche in ruoli di middle management che rappresentano la classe dirigenziale del futuro.. Il processo per arrivare a un risultato di reale inclusione è quindi avviato ma è ancora lento: sono convinta però che, grazie alle nuove generazioni che hanno abbattuto i muri costruiti da molti stereotipi, questo processo possa essere accelerato e dare risultati concreti nel breve termine. Da madre di tre figlie me lo auguro».

L’ultima parola, la più ancestrale e importante: Felicità
«È la chiusura del libro, il punto di arrivo perché è un punto di consapevolezza. Per le aziende e gli individui. È ormai evidente come la felicità abbia un impatto positivo su qualità del lavoro, gioco di squadra, creatività e capacità di innovare. Cerco di fare sempre le cose che mi rendono felice, per me e per le persone che mi stanno intorno. Uno dei miei mantra è provare a divertirsi anche mentre si adempie al proprio dovere e alle proprie responsabilità».