Con la Humabs il polo biotech di Bellinzona si rafforza

BELLINZONA - Curare le malattie infettive, anche le più gravi e violente, come Ebola, utilizzando gli anticorpi monoclonali umani (derivanti cioè dall’uomo e modificati in laboratorio con tecniche di ingegneria genetica): è la sfida avviata 15 anni anni fa dall’Istituto di Ricerca in Biomedicina di Bellinzona e rilanciata adesso con forza dalla Humabs BioMed (nata come «estensione» dello stesso IRB e acquisita nell’autunno 2017 dall’americana Vir Biotechnology), che domani inaugurerà i nuovi laboratori nel Business Center progettato da Mario Botta. «Occuperemo buona parte del quarto piano, l’attico – spiega Filippo Riva, direttore generale di Humabs –. I nostri ricercatori avranno a disposizione laboratori all’avanguardia, con attrezzature di ultima generazione, e nello stesso tempo potranno ammirare dalle grandi pareti a vetri i castelli medioevali di Bellinzona». I nuovi uffici e laboratori sono pensati per ospitare, a pieno regime, più di 40 persone. All’inaugurazione parteciperanno i consiglieri di Stato Paolo Beltraminelli e Christian Vitta, il sindaco di Bellinzona Mario Branda, oltre a Michael Altorfer, direttore della Swiss Biotech Association (che riunisce le aziende svizzere impegnate nella ricerca dei farmaci biotecnologici più avanzati), e George Scangos, Chief Executive Officer della Vir, considerato uno dei 25 manager internazionali più influenti del settore.
La Humabs è stata la prima al mondo a sviluppare, nel 2007, anticorpi monoclonali completamente umani contro il virus Ebola, in collaborazione con l’IRB e con i National Institutes of Health (NIH) statunitensi. Uno di questi anticorpi, chiamato in sigla mAb114, è attualmente in fase avanzata di sperimentazione clinica nella Repubblica Democratica del Congo, dove l’epidemia di Ebola è tuttora in corso. Ma cosa significa anticorpo monoclonale completamente umano? «Come si sa, gli anticorpi sono una delle armi fondamentali che il sistema immunitario utilizza per combattere i ‘nemici’ del nostro organismo, a partire dai batteri e dai virus – spiega Davide Corti, direttore scientifico di Humabs –. Grazie a una tecnica particolarmente avanzata, siamo in grado di trovare, fra le centinaia di miliardi di cellule presenti nel sangue delle persone sopravvissute a una malattia, gli anticorpi ‘vincenti’: anticorpi che poi miglioriamo ulteriormente grazie ad avanzate tecniche di ingegneria genetica, per trasformarli in un farmaco. Derivando da anticorpi umani, questi farmaci vengono ben accettati dall’organismo dei pazienti». Nel caso di Ebola, l’anticorpo mAb114 è stato ottenuto partendo dal sangue di un uomo che era riuscito a sconfiggere la malattia nel 1995.
Con tecniche analoghe la Humabs ha anche scoperto un anticorpo, chiamato ZKA190, che è apparso estremamente efficace contro il virus Zika, veicolato dalle zanzare del genere Aedes (in questo caso si è partiti dal sangue di una paziente che aveva contratto l’infezione durante un viaggio in Guatemala). Proprio pochi giorni fa è iniziata la sperimentazione di questo nuovo farmaco su 30 volontari sani, con un sistema particolare: invece dell’anticorpo, è stato iniettato un frammento di DNA in grado di farlo produrre dai muscoli del braccio. Queste ricerche sono state finanziate dalla Bill & Melinda Gates Foundation.
Ma non basta: la Vir Biotechnology (di cui Humabs fa parte, come dicevamo) avvierà presto la sperimentazione clinica anche di un anticorpo monoclonale che appare attivo contro ogni tipo di influenza, perché va a colpire un punto del virus (una sorta di tallone di Achille) presente in tutti i ceppi conosciuti.
«Utilizzando molte nuove tecnologie, spesso in parallelo, stiamo prendendo di mira alcune delle malattie infettive più difficili del mondo, per le quali le soluzioni sono inesistenti o inadeguate – dice George Scangos –. Pensiamo che gli anticorpi monoclonali abbiano un grande potenziale». In effetti, aggiungiamo noi, questi anticorpi stanno permettendo di ottenere buoni risultati anche contro alcuni tipi di tumore e di malattie infiammatorie. Ma la Humabs e la Vir, con una scelta per certi aspetti controcorrente, hanno deciso di concentrare l’attenzione solo sulle malattie infettive.
Oltre a salvare vite umane, o a provare a farlo, le biotecnologie rappresentano anche un comparto economico molto importante per il Ticino e per la Svizzera. «Attualmente sono attive nella confederazione circa 900 aziende biotech, che impiegano 50.000 dipendenti - dice Michael Altorfer -. La Svizzera ha creato un polo biotecnologico molto importante, raggiungendo posizioni di leader a livello internazionale».