Economia
La diretta

Convocata una sessione straordinaria del Parlamento

Si terrà dall'11 al 14 aprile – Il Dipartimento federale delle finanze sospende provvisoriamente retribuzioni variabili per i collaboratori – Il titolo di UBS balza del 10% alla borsa di Zurigo – TUTTI GLI AGGIORNAMENTI
LIVE
Convocata una sessione straordinaria del Parlamento
Red. Online
21.03.2023 10:08
21:59
21:59
Sembra che UBS voglia rescindere il contratto di CS con Michael Klein

Sembra che UBS non voglia accettare il contratto tra Credit Suisse (CS) e Michael Klein e intenda rescinderlo. UBS vuole cercare un dialogo con Klein, ha riferito questa sera il Financial Times citando una fonte interna.

Klein, un dealmaker veterano di Wall Street, stava fondendo la sua omonima boutique di consulenza con le operazioni di investment banking del Credit Suisse, per creare CS First Boston come attività autonoma che avrebbe guidato da New York.

UBS ha ora assegnato un team legale per esaminare come invalidare il contratto che Credit Suisse ha firmato con Klein nel modo più economico possibile, secondo il rapporto del FT, che ha citato persone con conoscenza diretta della questione.

«Riteniamo che lui (Klein) stia facendo un cherry picking. L'accordo è stato concluso quando la banca venditrice aveva una pistola puntata alla testa e noi non siamo più in quella posizione», ha detto una persona vicina a UBS, secondo il rapporto.

UBS e Credit Suisse hanno rifiutato di commentare, mentre Klein non ha potuto essere raggiunto immediatamente per un commento.

19:50
19:50
Convocata una sessione straordinaria del Parlamento

Più di un quarto dei membri del Consiglio Nazionale si è già espresso a favore di una sessione straordinaria in relazione all'acquisizione di Credit Suisse da parte di UBS. Il quorum necessario è stato quindi raggiunto. La sessione si terrà nella 15. settimana dell'anno, dall'11 al 14 aprile.

Lo hanno annunciato questa sera i Servizi del Parlamento tramite Twitter. Gli uffici si riuniranno il prossimo 27 marzo per stabilire l'ordine del giorno. Il primo Consiglio sarà la Camera dei Cantoni (il Consiglio degli Stati).

Era prevedibile che si sarebbe tenuta una sessione straordinaria visto che era auspicata da diversi partiti (PS, PLR, Centro e Verdi), già ieri, dopo che domenica, la Delegazione delle finanze (DelFin) ha approvato i crediti d'impegno quali garanzie proposti dal Consiglio federale, pari a 109 miliardi di franchi di cui 100 per la BNS e 9 per UBS.

Secondo la legge sul Parlamento (LParl), per convocare un'Assemblea federale in sessione straordinaria è sufficiente la richiesta da parte di un quarto dei membri di una camera (ad esempio 50 membri del Consiglio nazionale). Tale sessione deve poi aver luogo nella terza settimana successiva alla richiesta di convocazione. E, ieri, esponenti di vari partiti di destra e di sinistra si sono avvalsi di questo diritto.

I partiti intendono inoltre sfruttare la sessione per presentare le loro richieste attraverso iniziative parlamentari.

19:09
19:09
SSIC: «Un effetto a catena sul settore delle costruzioni»

Gli avvenimenti che ruotano attorno al destino di Credit Suisse avranno probabilmente un effetto a catena sul settore delle costruzioni. Anche se l'acquisizione della banca da parte di UBS ha calmato le acque, quanto annunciato domenica potrebbe suscitare alcune incertezze all'interno dell'economia svizzera, ha scritto oggi la Società svizzera degli impresari-costruttori (SSIC) in un comunicato.

I consumatori baderanno più alle proprie spese, mentre le aziende probabilmente si mostreranno maggiormente caute nei loro investimenti. «L'intera economia svizzera potrebbe ora avviarsi verso una recessione, nonostante le precedenti previsioni avessero ipotizzato più che altro una leggera crescita economica», avverte la SSIC.

Il principale settore dell'edilizia ne risentirà. A inizio anno, la SSIC prevedeva per il 2023 un calo dell'attività edilizia dell'1% rispetto all'anno precedente, ma, a fronte degli eventi attuali, è probabile che la diminuzione sia un po' più marcata, ha aggiunto.

«Normalmente ci si aspetterebbe una politica monetaria espansiva a sostegno dell'economia», ha scritto l'associazione di categoria. A causa dell'elevata inflazione, è probabile che la Banca nazionale svizzera (BNS) aumenti ulteriormente i tassi di interesse quest'anno per riportare i prezzi sotto controllo. «La minaccia di recessione farà sì tutt'al più che la BNS proceda più lentamente», sottolinea la SSIC.

17:25
17:25
Il DFF sospende le retribuzioni variabili per i collaboratori di Credit Suisse

Il Consiglio federale ha preso conoscenza del fatto che il Dipartimento federale delle finanze (DFF) sospende provvisoriamente mediante decisione determinate retribuzioni variabili per i collaboratori di Credit Suisse. Si tratta delle retribuzioni, ad esempio sotto forma di diritti su azioni, già garantite per gli esercizi fino al 2022 ma differite. Sulla base delle decisioni già prese la scorsa settimana, l’Esecutivo ha inoltre incaricato il DFF di proporre ulteriori misure concernenti le retribuzioni variabili da applicare fino all’esercizio 2022 e agli esercizi successivi.

L’articolo 10a della legge sulle banche prescrive che se a una banca di rilevanza sistemica è accordato un aiuto statale diretto o indiretto con fondi della Confederazione, il Consiglio federale ordina misure concernenti le retribuzioni. Sulla base delle decisioni del 16 marzo 2023, domenica scorsa l’Esecutivo ha già comunicato che avrebbe ordinato misure concernenti le retribuzioni in virtù di tale articolo.

Il 20 marzo 2023 l’Esecutivo ha preso conoscenza del fatto che la direzione di Credit Suisse ha rinunciato autonomamente alle retribuzioni variabili per l’esercizio 2022. Per motivi legati alla certezza del diritto, il Consiglio federale rinuncia a vietare retroattivamente le retribuzioni variabili già garantite e immediatamente versate ai collaboratori di Credit Suisse per l’esercizio 2022. Questo anche per evitare di penalizzare i dipendenti che non hanno contribuito personalmente alla crisi, si legge in un comunicato stampa.

Il Consiglio federale ha per contro preso atto del fatto che il DFF sospende provvisoriamente mediante decisione le retribuzioni variabili di Credit Suisse già garantite per gli esercizi fino al 2022 ma differite. Sono esclusi solo i versamenti differiti già in corso di versamento. Le retribuzioni variabili differite sono componenti salariali variabili garantite, ma versate solo in un secondo momento (ad esempio diritti su azioni). Il Consiglio federale ha altresì incaricato il DFF di proporre ulteriori misure concernenti le retribuzioni variabili da applicare fino all’esercizio 2022 e agli esercizi successivi.

16:59
16:59
Credit Suisse sta cercando di rassicurare la propria clientela

Credit Suisse (CS) sta cercando di rassicurare la propria clientela in vista dell'attuazione della fusione con UBS. Secondo un testo inviato dai consulenti di CS, la banca si sta concentrando per garantire una «transizione senza intoppi» per i clienti.

Il documento dà come orizzonte temporale per il completamento della fusione con UBS la fine del 2023. «Fino ad allora, Credit Suisse continuerà a svolgere le proprie attività come di consueto, lavorando a stretto contatto con UBS». Il testo indica inoltre esplicitamente che la Banca nazionale svizzera concederà a Credit Suisse l'accesso a strumenti attraverso i quali riceverà «una sostanziale liquidità aggiuntiva».

C'è ancora poca chiarezza sull'attuazione concreta dell'acquisizione. Domenica scorsa UBS aveva annunciato di voler «dare il benvenuto ai nostri nuovi clienti e ai nostri nuovi colleghi» già «nelle prossime settimane».

Non si sa ancora, ad esempio, se il marchio Credit Suisse scomparirà completamente in futuro. Ci sono diverse possibilità per l'attuazione dell'acquisizione, ha detto oggi Marcel Rohner, presidente dell'Associazione svizzera dei banchieri, alla conferenza stampa annuale dell'organizzazione: sono ipotizzabili sia l'integrazione completa che la vendita parziale.

15:54
15:54
UBS balza del 10% in Borsa, un record

Non si arresta la corsa di UBS alla borsa di Zurigo, in scia all'ottimismo per l'acquisizione di Credit Suisse e dei suoi facoltosi clienti. Il titolo balza del 10%, segnando il rialzo più consistente da tre anni a questa parte e guadagnando oltre 7 miliardi di franchi di capitalizzazione.

15:49
15:49
«Rischiano di saltare 30.000 posti di lavoro»

Il salvataggio di Credit Suisse (CS) da parte di UBS porterà a un taglio di decine di migliaia di posti di lavoro e il settore finanziario svizzero si sta già preparando a subire un duro colpo. È quanto scrive il quotidiano economico-finanziario britannico Financial Times (Ft) nell'edizione online secondo cui i tagli dovrebbero riguardare soprattutto le attività di CS all'interno della Svizzera e la sua banca d'investimento, che impiegano complessivamente più di 30.000 dipendenti.

Per quanto sia troppo presto per quantificare quanti ruoli verranno eliminati «potrebbe trattarsi di un terzo dei 120.000 posti di lavoro del gruppo combinato, dato che UBS ridimensiona gran parte della banca d'investimento e rimuove i ruoli sovrapposti in Svizzera».

«Credit Suisse, che alla fine del 2022 contava poco più di 50.000 dipendenti, era già al centro di un'ampia azione di riduzione dei posti di lavoro, con 4000 posizioni tagliate finora quest'anno - scrive Ft. Ma si prevede che l'acquisizione comporterà la perdita del posto di lavoro di molti dei 17.000 banchieri d'investimento di CS, in quanto UBS sta riducendo la maggior parte dell'unità. UBS, che impiega 74.000 dipendenti in tutto il mondo, cercherà anche di eliminare le sovrapposizioni di ruoli di Credit Suisse in Svizzera, di chiudere filiali e di ridurre il personale in posizioni amministrative».

15:37
15:37
Rating di Credit Suisse «sotto esame»

Rating di Credit Suisse «sotto esame» aspettando di valutare lo scenario aperto dalla fusione con UBS. Lo ha deciso l'agenzia Fitch che ha posto il giudizio BBB del gruppo Credit Suisse su Rating Watch Evolving (RWE).

Quanto al rating del debito aggiuntivo Tier 1 (AT1) di Credit Suisse è stato declassato a C da BB-, in seguito alla decisione dell'Autorità federale di vigilanza sui mercati finanziari (FINMA) di ridurre a zero il valore nominale di questi strumenti.

Lo status RWE - ricorda Fitch - «riflette l'accresciuta probabilità che i rating vengano aggiornati se la fusione della banca con UBS Group procederà come previsto» visto che l'entità che ne nascerà «comporterà probabilmente per Credit Suisse miglioramenti del franchising e del modello di business, della gestione del rischio e dei profili di finanziamento e liquidità». L'RWE segnala anche il rischio di un downgrade in caso di fallimento della transazione.

15:22
15:22
UBS guadagna 5 miliardi in borsa con Credit Suisse

UBS vola alla borsa di Zurigo segnando il rialzo più consistente dal marzo 2020, mentre tra gli investitori si fa largo l'idea che il numero uno bancario elvetico abbia fatto un ottimo affare rilevando Credit Suisse, acquistato al «prezzo di saldo» di 3 miliardi di franchi con importanti garanzie e aiuti da parte della Banca nazionale e della Confederazione, finalizzati a ridurre i rischi dell'operazione.

Il titolo di UBS balza del 7,4% a 18,6 franchi, dopo aver segnato un rialzo massimo del 9,2%. Tra ieri e oggi la capitalizzazione del colosso svizzero è aumentata di oltre 5,5 miliardi di franchi.

15:16
15:16
Minder: «La banca andava lasciata fallire»

«È inaccettabile che il consiglio d'amministrazione (di Credit Suisse, ndr) la faccia franca». Lo sostiene Thomas Minder, il padre dell'iniziativa contro le remunerazioni abusive, secondo cui i membri del Cda dovrebbero essere severamente puniti. Lo sciaffusano critica anche il salvataggio da parte di UBS: «La banca andava lasciata fallire».

«Non è accettabile che queste persone non vengano perseguite in caso di errori e colpe di questo tipo», afferma Minder in una intervista al Blick. Per il consigliere agli Stati sciaffusano (indipendente, ma nel gruppo UDC) «non si tratta di sola stupidità, ma di energia criminale». «Se avessi abbastanza soldi, lancerei una nuova iniziativa popolare», afferma.

Finora, ha proseguito Minder evocando il salvataggio di UBS nel 2008 e il «grounding» di Swissair nel 2001, nessuno ha dovuto rendere conto di quanto accaduto. «Ci vorrebbe una responsabilità degli organi dirigenti che coinvolga anche il loro patrimonio privato».

Alla domanda se l'Autorità federale di vigilanza sui mercati finanziari (FINMA) o la Banca nazionale non avrebbero dovuto intervenire prima, Minder risponde sottolineando che «la responsabilità primaria spetta al consiglio di amministrazione (Cda) di Credit Suisse», che deve ora assumersi le proprie responsabilità.

Lo sciaffusano critica invece pesantemente la Confederazione. Berna, invece di risolvere il problema del «too big to fail», acconsente a che due giganti si fondano per creare qualcosa di ancora più grande. «Eppure sono le grandi banche a far vacillare l'economia globale», sostiene.

Per Minder la messa a disposizione di soldi pubblici è «un errore enorme». La Confederazione non avrebbe dovuto salvare «un'azienda così idiota!». Secondo il «senatore» non ci sono dubbi: «Una banca deve poter fallire, come tutte le altre imprese».

Per lo sciaffusano già nel 2008 si sarebbe dovuto lasciar fallire UBS. Il suo salvataggio è stato inutile: non c'è stabilizzazione, c'è anzi un panico mondiale se si guarda l'andamento dei corsi azionari delle banche.

Ma c'è di più: per Minder l'accordo annunciato domenica «è quasi un esproprio per il tramite del diritto d'urgenza». Tutti ne subiranno le conseguenze, perché anche l'AVS e le casse pensione hanno investito in Credit Suisse. «Io stesso detengo alcune azioni per poter esprimermi all'assemblea generale», afferma.

Gli azionisti sono comunque corresponsabili della situazione: hanno eletto le persone sbagliate in seno al Cda e approvato per anni remunerazioni eccessive. Minder dice poi di non capire perché gli azionisti hanno sempre lasciato fare e approvato alti compensi anche a fronte di una cattiva gestione. Detto ciò, per lo sciaffusano è chiaro che «il consiglio di amministrazione è il primo responsabile di questo disastro».

Per il futuro, Minder ritiene che occorra rivedere le norme del «too big to fail». Ciò passa, per il consigliere agli Stati, dallo smembramento delle grandi banche. «Ciò significa che anche UBS deve essere scissa». Non devono più esserci grandi banche: «Immaginate cosa succederebbe se anche UBS venisse coinvolta nella tormenta».

In merito a una eventuale Commissione parlamentare d'inchiesta (CPI), Minder ritiene che questa, se istituita, non dovrebbe occuparsi del caso Credit Suisse ma piuttosto del ricorso al diritto d'urgenza. «Ultimamente l'abbiamo usato per Swissair, UBS, la pandemia di Covid e ora per il Credit Suisse».

Per lo sciaffusano occorre regolamentare la legislazione in materia in modo più preciso. «Il Consiglio federale non può farvi ricorso semplicemente perché Credit Suisse ha subito un crisi di fiducia», sostiene.

12:33
12:33
«Le misure di liquidità hanno abbassato le probabilità di contagio più ampio»

«Le misure di liquidità emergenziali adottate dalle banche centrali e l'acquisizione accelerata» di Credit Suisse da parte di UBS «hanno probabilmente abbassato le probabilità di un contagio più ampio del sistema bancario, anche se la decisione di cancellare le obbligazioni AT1 di Credit Suisse potrebbe contribuire ad aumentare il costo del capitale per le banche». Lo afferma un rapporto di S&P global ratings che guarda anche alla «rapida fine» di Silicon Valley Bank e di Signature Bank.

«In generale i rischi di credito si mantengono elevati. I fallimenti delle banche statunitensi sono l'ultimo episodio di una volatilità finanziaria in parte causata dall'aumento dei tassi di interesse», aggiunge S&P global ratings, che «ritiene improbabile che questo episodio impedisca ai policymaker di rispettare il compito di contenere l'inflazione e si attende che i tassi rimangano più alti ancora a lungo».

L'agenzia di rating «ritiene inoltre probabile che le condizioni di finanziamento continuino a inasprirsi, provocando ulteriori episodi di turbolenza sul mercato del credito».

«Sebbene quest'anno abbia visto alcuni sviluppi favorevoli al credito in termini di crescita, catene di approvvigionamento e costi dell'energia», S&P global ratings si attende che la qualità del credito sia ancora sotto pressione, dato l'aumento dei tassi e il rallentamento della crescita. I downgrade stanno superando gli upgrade e i tassi di default sono in aumento«, indica il rapporto.

12:20
12:20
ASB: «Nulla è andato storto nell'acquisizione»

L'Associazione svizzera dei banchieri (ASB) ha espresso oggi approvazione per l'assorbimento di Credit Suisse (CS) da parte di UBS. «Non possiamo dire che qualcosa sia andato storto», ha dichiarato il presidente dell'ASB Marcel Rohner durante la conferenza stampa annuale dell'organizzazione.

A suo avviso, la credibilità della piazza finanziaria svizzera ha così potuto essere preservata. La reputazione della Svizzera «non è distrutta, ma è stata intaccata», ha ammesso colui che è stato alla testa di UBS durante la crisi finanziaria del 2008. «Le banche elvetiche sono ben capitalizzate e il settore finanziario è forte», ha affermato, sottolineando i progressi compiuti da allora in termini di regolamentazione della liquidità.

«Il piano B sarebbe stato la liquidazione della banca in base al piano di emergenza della legge sugli istituti sistemici (»too big to fail«; propriamente la norma è la Legge federale sugli istituti finanziari) che avrebbe avuto conseguenze devastanti», ha continuato Rohner. Per gli azionisti di CS è preferibile vedere il valore delle loro azioni ridotto di due terzi piuttosto che rimanere senza nulla. Per quanto riguarda i detentori delle obbligazioni AT1 annullate, questo rischio era insito nel loro investimento, ha detto.

Interrogato sulla reazione tardiva delle autorità e dei regolatori, ha insistito sul fatto che la velocità con cui si sono svolti gli eventi la scorsa settimana ha colto tutti di sorpresa. «Non avrei mai pensato che il fallimento di una banca regionale statunitense potesse avere un impatto così significativo su scala globale», ha ammesso, riferendosi alla débâcle della Silicon Valley Bank (svb).

L'intervento della Confederazione e della Banca nazionale svizzera (BNS) per permettere l'acquisizione di CS da parte di UBS - sia in termini di garanzie di liquidità per oltre 200 miliardi di franchi sia di copertura di eventuali perdite per 9 miliardi di franchi, a carico del contribuente - era una condizione necessaria per il successo dell'accordo, ritiene Rohner.

UBS ha dovuto decidere in pochi giorni su una transazione che normalmente avrebbe richiesto mesi di analisi approfondite di due diligence, ha proseguito. «La linea di credito e la copertura delle perdite dovrebbero consentire alla direzione di UBS di convincere gli azionisti che il rischio è piccolo», anche se non sarà necessaria la loro approvazione per finalizzare la transazione dato che l'operazione avviene sulla base del diritto d'urgenza.

Per quanto riguarda un eventuale rimborso delle remunerazioni pagate ai dirigenti che hanno portato a questa situazione, Rohner ritiene che la questione sia di competenza dei due partner privati e che spetti ai loro azionisti prendere provvedimenti in tal senso.

«Personalmente, credo che il direttore di una banca in perdita non dovrebbe ricevere un bonus», ha dichiarato, ricordando che quando era a capo di UBS, al culmine della crisi dei subprime, non ha ricevuto alcun bonus negli ultimi due anni di mandato.

Per quanto riguarda la situazione egemonica di UBS - già numero uno del settore prima del matrimonio forzato con il suo principale rivale - il presidente dell'ASB è stato rassicurante. «UBS non è interessata a un monopolio e i clienti vorranno certamente diversificare i loro depositi», ha detto, sottolineando la diversità del settore bancario svizzero.

I vertici di UBS hanno già fatto capire quali saranno le loro priorità, ha dichiarato August Benz, direttore ad interim dell'associazione dei banchieri dopo la partenza di Jörg Gasser a gennaio, sottolineando che «l'attenzione si concentrerà sull'attività principale, che è la gestione patrimoniale, molto meno rischiosa della banca d'investimento», in particolare all'estero.

11:50
11:50
«Credit Suisse aveva già un piano per tagliare 9.000 posti»

Già prima dell'avvio dell'acquisizione da parte di UBS, Credit Suisse stava valutando un piano di taglio di 9.000 posti di lavoro nel tentativo di salvarsi.

Lo ricostruisce l'agenzia di stampa economica statunitense Bloomberg, secondo la quale questo potrebbe essere solo l'inizio, con il numero totale che potrebbe essere molto più elevato.

La fusione tra i due colossi bancari crea infatti significative sovrapposizioni. Le due banche insieme impiegano quasi 125.000 persone, con circa il 30% del totale in Svizzera.

Le prime ricostruzioni degli analisti vedono un taglio di almeno 10.000 posti di lavoro derivante dall'acquisizione di CS da parte di UBS, soprattutto a carico di Credit Suisse.

Il presidente del consiglio di amministrazione (cda) di UBS, Colm Kelleher, ha affermato domenica durante la conferenza stampa indetta a Berna dal Consiglio federale che è troppo presto per sapere l'ammontare delle perdite di posti di lavoro, ma ha indicato che sarà un numero significativo, spiega Bloomberg, ricordando che la banca acquirente ha indicato domenica che prevede di tagliare la base dei costi annuali di oltre 8 miliardi di dollari (oltre 7,5 miliardi di franchi) entro il 2027, cioè quasi la metà delle spese di Credit Suisse lo scorso anno.

UBS appare convinto della bontà delle attività di gestione "tradizionali" di Credit Suisse, ma molto meno da quelle della sua banca d'affari, che potrebbe anche essere chiusa.

11:07
11:07
USS: «Il focus sia salvare i posti di lavoro»

Dopo l'eclatante acquisizione di Credit Suisse da parte di UBS bisogna concentrarsi sul mantenimento dei posti di lavoro e delle misure di prevenzione. È la posizione dell'Unione sindacale svizzera (USS), secondo cui non spetta ai dipendenti pagare per gli errori commessi da manager e autorità.

Nel corso di una conferenza stampa odierna a Berna, l'USS ha manifestato il proprio appoggio all'Associazione svizzera degli impiegati di banca (ASIB) nella sua lotta a tutela del personale e per ottenere un buon piano sociale.

«Le due banche hanno il dovere di evitare tagli brutali. La posta in gioco è colossale per i 17.000 impiegati di Credit Suisse» in Svizzera, avverte la confederazione sindacale in una nota diffusa a margine dell'incontro con i media. «Direttamente o indirettamente, decine di migliaia di posti sono potenzialmente minacciati».

Stando all'ASIB, è necessario un pacchetto di salvataggio per il personale dei due istituti finanziari. La situazione è drammatica, nonché enormemente stressante, scrive a sua volta in un comunicato l'associazione. «Si sta profilando una tempesta, ma nessuno sa chi sarà colpito», ha aggiunto durante la conferenza stampa il suo presidente, Michael von Felten, stando al quale grande incertezza regna sovrana pure in seno a UBS.

Una task force dovrebbe essere istituita al più presto. Per l'organizzazione, tale richiesta, già avanzata domenica, ha avuto riscontro positivo. L'auspicio è che il gruppo di esperti possa iniziare a lavorare entro la fine del mese. Anche UBS dovrebbe partecipare.

Il pacchetto di salvataggio non deve comportare licenziamenti fino alla fine dell'anno, ha affermato la co-direttrice dell'ASIB Natalia Ferrara, ossia prima del completamento effettivo dell'unione fra le due banche. Qualora non fosse possibile evitarne, dovrebbero essere gestiti nel quadro del piano sociale. Una protezione speciale e più marcata è poi da prevedere per i collaboratori over 55, per i quali la ricerca di un lavoro è particolarmente complicata, ha in seguito spiegato la ticinese.

«I rischi eccessivi presi dai vertici di Credit Suisse» hanno messo la banca spalle al muro, ha accusato il capo economista dell'USS Daniel Lampart. A suo dire, nemmeno Confederazione e Banca nazionale svizzera (BNS) hanno la coscienza pulita e sono colpevoli di aver gettato fumo negli occhi ai cittadini, sostenendo di aver ridotto i problemi degli istituti di rilevanza sistemica rispetto ai tempi dello sfiorato collasso di UBS nel 2008.

La dichiarazione dell'Autorità federale di vigilanza sui mercati finanziari (FINMA) secondo cui il meccanismo «too big to fail» non può entrare in gioco in una «crisi di fiducia» lascia sbalorditi, ha detto ancora Lampart. Bisogna evitare che quanto successo ricapiti, afferma insomma il sindacato.

Secondo l'USS, le autorità devono adottare misure preventive, un aspetto finora criminalmente sottovalutato, per garantire che le banche dispongano di liquidità e riserve di capitale proprio sufficienti a sopportare le perdite. Inoltre, vanno imposti limiti ai rischi che si possono prendere e va abolito il sistema retributivo che si basa sui bonus. E, contrariamente a quanto avvenuto nel recente passato con manager dalla scarsa esperienza nel settore, solo chi ha le qualifiche necessarie dovrebbe poter assumere ruoli dirigenziali.

Berna ha concesso a UBS una garanzia di 9 miliardi di franchi, somma che equivale a circa 1.000 franchi per svizzero, ha ricordato Lampart. Un atteggiamento, fa notare, che la consigliera federale e ministra delle finanze Karin Keller-Sutter faticherà a giustificare in tempi in cui la Confederazione risparmia sull'AVS, riduce le rendite del secondo pilastro e in cui i premi di cassa malati sono in costante aumento. Il tutto perché le autorità non hanno tenuto abbastanza al guinzaglio Credit Suisse e le grandi banche, ha concluso l'esperto.

10:12
10:12
Perdite in borsa contenute dopo il tracollo della vigilia

Credit Suisse (CS) contiene le perdite in borsa dopo il tracollo della vigilia. A Zurigo il titolo cede il 2,1% a 0,80 franchi. Si tratta di un valore vicino ai 76 centesimi proposti da UBS per l'acquisizione dello storico rivale, per un prezzo totale di 3 miliardi di franchi.

CS si è portato sul valore di 3,2 miliardi di franchi di capitalizzazione. Dal canto suo, UBS guadagna il 3,2% a 17,88 franchi.

10:09
10:09
Foglia: «Acquisizione a cifre troppo basse»

«Non ho motivi per credere che i bilanci, compreso quello di Credit Suisse, non corrispondano alla verità. Proprio per questo non mi capacito dei numeri dell'operazione di salvataggio sull'istituto elvetico ad opera di UBS. Sborsare, seppure unitamente alla presenza di una linea di liquidità da 100 miliardi di franchi da parte della Banca nazionale svizzera, solo 3 miliardi mi pare un nonsense». Così al quotidiano economico finanziario italiano Il Sole 24 Ore il vicepresidente della Banca del Ceresio Antonio Foglia, membro del Global Partners' Council dell'Institute for New economic thinking.

«Credit Suisse ha 39 miliardi di capitale e 99 miliardi di Tlac (Total loss absorbing capacity, ndr). Di fronte a simili dati, la somma che viene pagata è, secondo il mio parere, eccessivamente bassa. Dal che due sono le possibilità. O, da un lato, si pensa che la contabilità di Credit Suisse non corrisponda alla realtà dei fatti. Un'eventualità cui non voglio credere. Oppure, dall'altro, UBS approfitta del contesto creatosi e le authority elvetiche danno dimostrazione di non essere all'altezza della situazione. Si tratta di un contesto il quale, evidentemente, non aiuta a tranquillizzare il mercato».