L’analisi

Così l’economia mondiale rallenta sotto il peso di geopolitica e dazi

Fondo monetario, OCSE e BM attualmente prevedono una crescita economica globale inferiore alla soglia del 3% per quest’anno – Molti Paesi mostrano ancora resilienza ma i conflitti bellici e i contrasti nei commerci stanno provocando una consistente frenata complessiva
©JOHN G. MABANGLO
Lino Terlizzi
Lino Terlizzi
15.06.2025 23:15

La crescita economica mondiale quest’anno non raggiungerà il 3%. È quanto prevedono attualmente tre istituzioni economiche di primo piano: Fondo monetario internazionale (FMI), Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico (OCSE), Banca mondiale (BM). Le prime due in precedenza indicavano una crescita globale di oltre il 3%, la terza era già sotto questa soglia e ora abbassa la sua previsione, avvicinandosi al 2%. Pur senza sfociare in recessione annua, il rallentamento sarà probabilmente marcato. Visto il quadro, non è difficile indicare le due ragioni principali: le forti tensioni geopolitiche, compresi purtroppo i conflitti bellici in Ucraina e in Palestina-Medio Oriente; la cosiddetta guerra dei dazi.

Le cifre

Il Fondo monetario internazionale ha pubblicato le sue nuove previsioni alla fine di aprile, tre settimane dopo l’annuncio del presidente Trump sull’ondata di dazi USA. Secondo l’FMI, il Prodotto interno lordo (PIL) mondiale è cresciuto del 3,5% nel 2023 e del 3,3% nel 2024; nel 2025 dovrebbe crescere del 2,8% e non nuovamente del 3,3% come previsto in gennaio. L’OCSE ha pubblicato all’inizio di giugno l’aggiornamento delle sue previsioni, indicando queste cifre per la crescita mondiale: 3,4% per il 2023, 3,3% per il 2024, 2,9% per il 2025 (non più 3,1% come indicato in marzo). La Banca mondiale infine nei giorni scorsi ha aggiornato in questo modo le sue cifre sulla crescita economica globale: 2,8% nel 2023, 2,8% nel 2024, 2,3% nel 2025 (non più 2,7% come indicato in gennaio).

Se l’aspetto positivo è l’assenza di previsioni di recessione annua mondiale (l’ultima è stata quella del 2020, anno di esplosione della pandemia), l’aspetto negativo è che la pur notevole resilienza di molte economie non permetterà di evitare un ulteriore rallentamento internazionale. Naturalmente, quello indicato è lo scenario di base e le cifre potrebbero migliorare o peggiorare a seconda delle dinamiche che si registreranno da un lato per le tensioni geopolitiche e i conflitti bellici (vedi anche, ora, l’ampliarsi dello scontro Israele-Iran), dall’altro per i contrasti nei commerci e la guerra dei dazi. Bisognerà vedere quali accordi commerciali saranno fatti o non fatti, quali applicazioni concrete nel caso ci saranno, quanti e quali dazi degli USA e delle controparti rimarranno (perché un po’ di dazi aumentati alla fine probabilmente rimarranno, purtroppo).

Lo scenario

Supponendo uno scenario intermedio come quello indicato da FMI, OCSE, BM (sulla base di dati e fatti sin qui disponibili), i danni in termini di minore crescita economica non sarebbero enormi ma neppure piccoli. La crescita mondiale per ora prevista per l’intero 2025 è - rispetto a quella registrata nel 2024 - inferiore di 0,5 punti percentuali per FMI e BM e di 0,4 punti per l’OCSE. Non è poco. Semplifichiamo, per dare un’idea in soldi di ciò che è in ballo. Essendo il PIL mondiale nominale a valori 2024 stimato in circa 110 mila miliardi di dollari USA, ne consegue che 0,5 punti di minore incremento sono circa 550 miliardi di dollari di minore crescita economica nel 2025. La buona notizia è che se le cose andranno come prevedono ora FMI, OCSE, BM, il Prodotto interno lordo mondiale dovrebbe aumentare di una cifra compresa tra 2.500 e 3.200 miliardi di dollari, nonostante tutto. Ma la cattiva notizia è che la cifra finale dell’aumento potrebbe essere di almeno 550 miliardi più alta e che questi soldi in più probabilmente non ci saranno, a causa di una geopolitica così pesante e dei contrasti nei commerci. Se fosse possibile anche solo andare alla stessa, moderata velocità del 2024, ebbene l’aumento del PIL quest’anno sarebbe nettamente più consistente.

Le aree

Tra i Paesi che più ci rimetteranno ci saranno proprio gli USA. Per l’FMI la crescita dell’economia numero uno nel 2025 sarà all’1,8%, contro il 2,8% del 2024; l’OCSE per quest’anno indica 1,6%, la BM 1,4%. La Cina, seconda economia mondiale, pure dovrebbe frenare; per l’FMI dovrebbe registrare quest’anno un 4%, contro il 5% dell’anno scorso; per l’OCSE la crescita cinese nel 2025 sarà del 4,7%, per la BM del 4,5%. L’Eurozona, che nel biennio 2023-24 si è mossa con passo più lento rispetto agli USA, dovrebbe o limitare i danni o avere un lieve rimbalzo; per l’FMI l’area euro dovrebbe registrare quest’anno 0,8%, contro 0,9% l’anno scorso; per l’OCSE invece dovrebbe avere 1% nel 2025, contro 0,8% nel 2024; per la BM dovrebbe esserci 0,7% quest’anno, contro 0,9% l’anno scorso. La Svizzera per l’FMI dovrebbe passare dall’1,3% dell’anno passato allo 0,9% di quest’anno; secondo l’OCSE la Confederazione dovrebbe riuscire ad attestarsi all’1,1% in questo complicato 2025.

L'allarme lanciato dall'OMC

Nel caos sui dazi determinato dalle mosse del presidente USA Trump ci sono molte incertezze e poche certezze. Tra le incertezze ci sono i livelli dei dazi americani, visti anche i frequenti cambiamenti di posizione di Trump e le trattative ancora in corso, così come di riflesso i livelli dei controdazi di Paesi e aree colpiti dalle iniziative USA. Tra le certezze ci sono il fatto che in un modo o nell’altro di qui poi ci saranno più dazi che in passato e il fatto che queste maggiori barriere contribuiranno a frenare gli scambi e la crescita economica globale. L’Organizzazione mondiale del commercio (OMC, in inglese WTO) nelle scorse settimane ha pubblicato l’aggiornamento delle sue analisi sulla situazione e sulle prospettive dei commerci, con l’indicazione delle sue nuove previsioni sulla base dei dati disponibili a metà aprile. Secondo l’OMC, che ha sede a Ginevra, il volume degli scambi di merci quest’anno potrebbe avere una contrazione dello 0,2%, contrapposto all’aumento del 2,9% registrato nel 2024. Per il 2025 la flessione potrebbe essere minore di quella indicata ma potrebbe essere anche maggiore, dipenderà da quali dazi USA e da quali controdazi effettivamente ci saranno. Più dazi e controdazi saranno alti, più i commerci ne risentiranno negativamente. Anche gli scambi di servizi, pur non essendo direttamente soggetti ai dazi, saranno penalizzati e per l’OMC avranno una crescita limitata, anche perché la frenata nelle merci si rifletterà sulla domanda nei trasporti e nella logistica. Per la crescita economica, secondo l’OMC potrebbe esserci un aumento del PIL globale limitato al 2,2% nel 2025, contro il 2,8% del 2024. L’Organizzazione mondiale del commercio si pone quindi nella parte bassa di quella fascia 2%-3% che caratterizza le previsioni attuali sul 2025 fatte dalle maggiori istituzioni economiche: per il Fondo monetario internazionale (FMI) 2,8%, per l’Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico (OCSE) 2,9%, per la Banca mondiale (BM) 2,3%. Purtroppo, anche le tensioni geopolitiche e i conflitti bellici contribuiscono ad abbassare non poco il ritmo della crescita globale. Le previsioni di rilevanti istituzioni, OMC inclusa, indicano quindi che probabilmente la crescita economica mondiale quest’anno sarà inferiore al 3%. Di nuovo, le cose potrebbero andare un po’ meglio o un po’ peggio, a seconda dei livelli di dazi e controdazi. Tra dazi americani annunciati e poi in tutto o in parte sospesi, trattative degli USA non terminate o solo parzialmente concluse, per ora è molto difficile avere un quadro preciso dei rapporti commerciali degli Stati Uniti con Cina, Europa, altre parti del mondo. Anche per la Svizzera i termini sono ancora in definizione. Tornando al volume degli scambi di merci, nel 2025 l’area più colpita potrebbe essere proprio quella del Nord America, con gli USA protagonisti principali; secondo l’OMC il calo dell’export dell’area potrebbe essere del 12,6% e quello dell’import del 9,6%. Per l’Asia ci potrebbe invece essere un aumento dell’1,6% sia per l’export sia per l’import. Per il Sud America potrebbe esserci un lieve aumento dello 0,6% per l’export e un incremento più consistente, del 5%, per l’import. L’Africa pure potrebbe registrare un aumento solo dello 0,6% delle esportazioni e un incremento più importante, pari al 6,5%, per le importazioni. Il Medio Oriente per l’OMC potrebbe mantenere un passo spedito, con aumenti del 5,3% per l’export e del 6,3% per l’import. L’Europa potrebbe restare in territorio positivo, però con un chiaro rallentamento nel volume degli scambi di merci, visto il quadro di esportazioni e importazioni. Per l’OMC il Vecchio continente potrebbe registrare nel 2025 un aumento dell’export pari all’1% e un incremento dell’import pari all’1,9%. Situazione certo non ideale per l’Europa e tuttavia nettamente migliore rispetto a quella del Nord America, che come visto quest’anno secondo l’Organizzazione mondiale del commercio potrebbe essere in territorio negativo.
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