L'analisi

Crescita in lieve miglioramento, la recessione mondiale non c’è

L’OCSE ritocca leggermente all’insù la previsione per quest’anno sull’andamento del Prodotto interno lordo globale – Nonostante le forti tensioni geopolitiche, le economie stanno mostrando nel complesso ancora una buona capacità di resilienza
© FRANCK ROBICHON
Lino Terlizzi
Lino Terlizzi
30.09.2024 06:00

L’Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico (OCSE) non prevede una recessione internazionale e indica invece la possibilità di un leggero incremento della crescita economica mondiale quest’anno. È quanto emerge dal Rapporto intermedio sulle prospettive economiche, pubblicato nei giorni scorsi, nel cui titolo in italiano si usa la definizione «punto di svolta». L’OCSE, di cui fanno parte una quarantina di Paesi, Svizzera inclusa, sintetizza la situazione attuale e traccia alcune possibili dinamiche per i prossimi mesi e per l’anno che viene.

Le valutazioni

Nel primo semestre del 2024 l’economia mondiale per l’OCSE ha continuato a dar prova di resilienza ed è proseguito il calo dell’inflazione. La previsione è che queste tendenze si confermino nel 2025, con una crescita economica globale che potrebbe stabilizzarsi su un ritmo moderato e con un’inflazione che nella maggior parte dei Paesi dovrebbe rientrare negli argini entro la fine dell’anno prossimo. Come sempre, dopo aver dato questa valutazione in sostanza positiva l’OCSE indica anche i rischi principali esistenti: le tensioni geopolitiche e commerciali, i problemi nei conti pubblici in molti Paesi, la concorrenza non sufficiente, le potenziali perturbazioni dei mercati finanziari. Ma resta il fatto che sin qui solo le tensioni geopolitiche sembrano davvero pesare, mentre gli altri rischi per ora non paiono essere tali da bloccare l’economia mondiale.

Le cifre indicate dall’OCSE sono chiare. Dopo il 3,1% del 2023, l’economia globale dovrebbe crescere del 3,2% nel 2024 e ancora del 3,2% nel 2025. Come si vede una recessione mondiale non c’è e per il 2024 addirittura compare un lieve aumento, di 0,1 punti, rispetto alle previsioni del maggio scorso, il che segnala non un rallentamento bensì una seppur leggera accelerazione. Dopo il 2,5% dell’anno scorso, gli Stati Uniti dovrebbero crescere del 2,6% quest’anno e dell’1,6% il prossimo. L’Eurozona, dopo lo 0,5% del 2023, dovrebbe registrare una crescita dello 0,7% nel 2024 e dell’1,3% nel 2025. Dopo lo 0,1% dell’anno scorso, il Regno Unito pure dovrebbe avere un’accelerazione, con 1,1% quest’anno e 1,2% il prossimo. Dopo il 5,2% del 2023, la Cina dovrebbe rallentare senza cadute nella non crescita, con un 4,9% nel 2024 e un 4,5% nel 2025.

La tenuta

Guardando al quadro dei Paesi che fanno parte del G20, è interessante notare come solo due economie siano viste dall’OCSE in recessione annua nel 2024: quella del Giappone (-0,1%, dopo l’1,7% del 2023) e quella dell’Argentina (-4%, dopo il -1,6% dell’anno scorso). Entrambi i Paesi sono peraltro previsti in territorio positivo nel 2025: 1,4% per il Giappone, 3,9% per l’Argentina. Da notare, nell’ambito dell’Eurozona, che la Germania dopo il -0,1% del 2023 è vista dall’OCSE in uscita dalla recessione nel 2024 (con 0,1%) e in più netta ripresa nel 2025 (1%). Interessante, tornando sul versante asiatico, è anche il ritmo di crescita dell’India, che rallenta ma resta a livelli decisamente alti: dopo l’8,2% dell’anno scorso, il gigante indiano è visto dall’OCSE al 6,7% quest’anno e al 6,8% il prossimo.

In tutto questo, occorre ricordare la tenuta della Svizzera. Secondi dati e le previsioni pubblicati dalla Segreteria di Stato dell’economia (SECO) questo mese, l’economia elvetica rimane lontana dalla recessione e mantiene livelli di crescita ragionevoli. Il fatto che la crescita della Svizzera ora sia al di sotto della sua media significa poco o nulla, perché il contesto internazionale di questi anni è complicato e in questo contesto aumenti annui del Prodotto interno lordo (PIL) superiori all’1% per un Paese già molto sviluppato sono da considerare chiaramente buoni. La SECO fornisce come sempre due versioni dell’andamento del PIL svizzero, quella al netto degli eventi sportivi (la Confederazione è sede di grandi organizzazioni internazionali dello sport) e quella al lordo di questi eventi.

Il quadro svizzero

Per quel che riguarda il PIL elvetico al netto, dopo l’1,2% del 2023 sono previsti pure un 1,2% nel 2024 e poi un 1,6% nel 2025. Sul versante del PIL elvetico al lordo, dopo lo 0,7% dell’anno scorso sono previsti un 1,6% quest’anno e un 1,2% il prossimo. Rispetto alle previsioni SECO del giugno scorso, in entrambi i casi non c’è un cambiamento per il 2024 e c’è invece una riduzione di 0,1 punti per il 2025. Il risultato complessivo, nonostante questo ritocco, è comunque soddisfacente secondo molti analisti internazionali, sempre considerando l’attuale quadro mondiale. Va anche ricordato che la disoccupazione in Svizzera resta tra le più basse. L’aumento del tasso di senzalavoro, legato al precedente rallentamento economico, rimane nel complesso contenuto.

E l'inflazione, ora, cala più velocemente

Dopo un’inflazione media annua del 6,1% nel 2023, l’area del G20 dovrebbe registrare il 5,4% nel 2024 e il 3,3% nel 2025. Rispetto alle previsioni del maggio scorso, nelle stime dell’OCSE c’è un abbassamento di 0,5 punti per quest’anno e di 0,3 punti per il prossimo. Non è poco e, se così sarà, si tratterà di un miglioramento - in termini di calo dell’inflazione - non secondario. Che l’inflazione stia scendendo è d’altronde un dato oggettivo e positivo, bisognerà vedere sino a dove si spingerà questa discesa. Non è stato solo il rallentamento economico ad aver favorito il calo del rincaro, è stata anche l’azione delle maggiori banche centrali, che tra il 2022 e il 2023 hanno alzato i tassi di interesse contro l’inflazione. Da mesi è iniziata la fase di riduzione dei tassi, ma questo è ora possibile solo perché prima ci sono stati rialzi e il rincaro sta appunto calando. I principali istituti centrali hanno come obiettivo un’inflazione al 2% in media annua e questo obiettivo non è stato raggiunto ma si è avvicinato di molto. Secondo l’OCSE, i tagli ai tassi devono ora continuare, pur con cautela nei tempi e nei modi per evitare rimbalzi dell’inflazione. È interessante vedere l’andamento del rincaro in alcune tra le principali aree economiche. Dopo il 3,7% del 2023, gli Stati Uniti dovrebbero avere il 2,4% nel 2024 e l’1,8% nel 2025. Dopo aver registrato il 5,4% l’anno scorso, l’Eurozona dovrebbe avere il 2,4% quest’anno e il 2,1% il prossimo. Dopo il 7,3% del 2023, il Regno Unito dovrebbe registrare un 2,7% nel 2024 ed un 2,4% nel 2025. Il Giappone, che l’anno scorso ha avuto un 3,3%, dovrebbe avere quest’anno un 2,5% e il prossimo un 2,1%. Dal canto suo la Cina, che ha assetti diversi rispetto a quelli delle economie pienamente di mercato, ha registrato nel 2023 uno 0,3% e dovrebbe avere ancora 0,3% nel 2024 e 1% nel 2025. C’è anche da notare che senza la Turchia e l’Argentina - gli unici due Paesi del G20 ad avere un’inflazione rispettivamente a due ed a tre cifre - la media dell’area sarebbe stata del 3,6% l’anno scorso e potrebbe essere del 2,5% quest’anno e del 2,2% il prossimo, dunque nettamente più bassa. Sia in Turchia sia in Argentina nel 2025 l’inflazione dovrebbe scendere marcatamente, ma nel frattempo il loro rincaro è visto dall’OCSE come ancora molto elevato per quest’anno (56% per Ankara e 147% per Buenos Aires). I dati di questi due Paesi influenzano quindi non poco la media complessiva dell’area del G20. La Svizzera, che non fa parte del G20, nel frattempo si sta confermando come uno dei Paesi ad inflazione molto bassa. Con quello attuato nei giorni scorsi, la Banca nazionale svizzera (BNS) è al terzo taglio del tasso di interesse guida. Dopo aver alzato il tasso tra il 2022 e il 2023, sino all’1,75% del giugno dell’anno scorso, la BNS dal marzo di quest’anno sino ad oggi lo ha poi fatto scendere all’1%. Se ciò è stato possibile, e se la stessa BNS non esclude ora altri tagli, è per via del netto calo dell’inflazione elvetica, a cui ha contribuito la forza del franco. Secondo la Segreteria di Stato dell’economia (SECO), il rincaro medio annuo in Svizzera è stato del 2,1% l’anno scorso e dovrebbe essere dell’1,2% quest’anno e dello 0,7% il prossimo. Sono cifre nettamente sotto il picco di fase del 3,5% nell’agosto del 2022 e lontane anche dalla media di quell’anno, pari al 2,8%. Nel 2024, e ancor più nel 2025, il nostro Paese dovrebbe quindi essere ben dentro quella fascia dello 0%-2% che costituisce l’obiettivo della Banca nazionale svizzera sul terreno dell’inflazione.