Mercati

Crolla il titolo Evergrande ma la Borsa para il colpo

L’azione perde l’80% - Il listino di Hong Kong sale grazie al taglio della tassa sulle transazioni
Nella foto un complesso abitativo della società a Pechino, la Evergrande Royal Scenery. ©EPA/WU hao

Il ritorno di Evergrande in Borsa dopo 17 mesi di assenza ha ricevuto una accoglienza «gelida» da parte degli investitori. Il titolo infatti dello sviluppatore immobiliare cinese più indebitato al mondo, alla Borsa di Hong Kong ha terminato la seduta con un tonfo del 78,79%, a 0,35 dollari di Hong Kong.

Il fatto che domenica il gruppo di Shenzhen, alle prese con una difficile ristrutturazione, abbia annunciato di aver dimezzato le perdite nel primo semestre 2023 grazie all’aumento delle entrate, non ha sostenuto la quotazione. La società ha registrato perdite nette per 33 miliardi di yuan (circa 4,5 miliardi di dollari), rispetto al rosso di 66,4 miliardi dello stesso periodo del 2022.

Evergrande è andata in default nel 2021 e si ritrova alle prese con oltre 330 miliardi di dollari di passività, simbolo della grave crisi immobiliare nazionale che molti temono possa colpire l’economia nazionale.

Operatori ancora fiduciosi

Malgrado la vicenda Evergrande, la Borsa di Hong Kong ha chiuso in attivo. Dopo un avvio oltre il 3%, ha terminato in rialzo dello 0,97%, a 18.130,74 punti. Il listino ha beneficiato delle misure a sostegno della «fiducia dei mercati» decise dalle autorità cinesi, tra cui il dimezzamento della tassa sulle transazioni di titoli, che finora era pari allo 0,1%.

Come valutare il fatto che malgrado il crollo del titolo Evergrande l’indice Hang Seng abbia chiuso in attivo? E quali sono le prospettive future delle Borse cinesi? Lo abbiamo chiesto a Daniel Murray, CEO EFG Asset Management Svizzera.«Per effettuare delle previsioni, dobbiamo tenere conto di alcuni aspetti. L’interesse degli investitori stranieri per i mercati cinesi è attualmente “ostacolato” da tre gruppi di fattori di rischio. Innanzitutto, gli investitori sono delusi dalla ripresa post-COVID: il Governo di Pechino ha fatto un gran parlare di stimoli all’economia ma nella fattispecie si è visto ben poco. Poi c’è la questione del “deleveraging” nel settore immobiliare: la crisi di Evergrande e di altri promotori immobiliari in sé non è nuova e ha più dimensioni (si pensi all’indebitamento dei governi locali), ma per riassorbire questa leva e la sovracapacità immobiliare ci vorrà tempo; perciò, i mercati finanziari cinesi ne risentono. Infine, c’è il macro-tema della geopolitica che comprende questioni che vanno dal “silenzio” di Pechino sul conflitto in Ucraina alle tensioni commerciali con gli USA, passando dalla questione di Taiwan. Le autorità cinesi stanno cercando di agire su tutti e tre questi fronti ed è molto difficile, a mio parere, affrontarli simultaneamente».

Un «aiuto» al listino

Il dimezzamento delle tasse di Borsa aiuterà il mercato? «Mi sembra - nota Murray - un cerotto su una ferita, non credo che avrà grandi effetti sui mercati finanziari del Paese asiatico. Se si vogliono attirare maggiormente gli investitori stranieri, bisognerà cercare di ridurre almeno uno dei citatifattori di rischio».

Cosa dovrebbe fare un investitore esposto sulla Borsa cinese? «Dipende - afferma l’esperto - dagli obiettivi e dalla propensione al rischio degli investitori. Questa fase è caratterizzata da una certa “opzionalità”: le azioni cinesi, rispetto alla loro storia e ad altri mercati, sono a buon prezzo Se si è disposti a “digerire” una certa volatilità a breve termine, il potenziale guadagno potrebbe essere notevole se uno o più di questi premi al rischio si riducono. Tuttavia, questo non è ovviamente garantito».

Come valuta le prospettive del mercato immobiliare cinese? «In passato le autorità - sottolinea Murray - hanno adottato l’approccio della “bad bank”, prendendosi a carico nei bilanci statali le insolvenze. Questa volta, la dimensione della crisi immobiliare è molto più grande e Pechino ha detto chiaramente di non voler effettuare salvataggi. Come detto, l’operazione di riduzione della leva finanziaria è in corso da tempo e durerà più anni».

«Comunque - conclude Murray - non vedo effetti di “spillover” ai mercati mondiali perché la maggior parte di questo debito immobiliare è nel Paese. È tuttavia possibile, se non probabile, che ci siano riflessi sulla crescita della Cina, per esempio con un’accresciuta difficoltà delle aziende nel raccogliere capitali. Questo può avere un impatto sui Paesi occidentali che esportano in Cina, Germania in primis».