Custodire Bitcoin in una banca fisica? Ora si può

Da oggi i clienti della St.Galler Kantonalbank (SGKB), la quinta banca cantonale per grandezza della Svizzera, potranno usufruire dei servizi di custodia e intermediazione di attività digitali legate alle criptovalute, nello specifico Bitcoin ed Ethereum. Si è conclusa, infatti, la fase di attuazione in collaborazione con SEBA Bank, istituto finanziario svizzero specializzato in criptovalute. La collaborazione rappresenta una pietra miliare per il mercato svizzero nell'adozione di attività digitali e di servizi correlati alle criptovalute.
Ma come funziona, concretamente? Ce lo spiega, in estrema sintesi, Christian Bieri, Head of B2B & Custody Solutions presso SEBA Bank: «La collaborazione è di tipo “B2B” che prevede una soluzione tecnica cosiddetta “white label” per la custodia sicura di criptovalute secondo i più elevati standard industriali (ISAR 3402). In pratica, forniamo alla Banca cantonale di San Gallo servizi di trading in criptovalute, gestendo quindi gli scambi ed eseguendo le transazioni. Ciò significa che SEBA è sempre la controparte commerciale per le banche (come, ad esempio, Banca Julius Bär, LGT e la stessa SGKB)». «In una prima fase – continua il nostro interlocutore - SGKB offrirà ai suoi clienti la possibilità di depositare i propri Bitcoin ed Ethereum, alla stregua dei classici titoli azionari (per es. Nestlé), nei loro portafogli titoli. I clienti vedranno in seguito le loro posizioni in criptovalute completamente integrate nei propri estratti conto di portafoglio di SGKB».
Dopo aver ottenuto la licenza bancaria dalla Finma nel 2019 (una prima in Svizzera), SEBA Bank collabora già da tempo con altre banche private e commerciali come LGT Bank nel Liechtenstein e Julius Bär a Zurigo per la custodia di criptovalute completamente regolamentate e di livello istituzionale. L’istituto con sede a Zugo (la «criptovalley» elvetica) è anche uno dei partner di Banque de France e altri istituti privati coinvolti nella sperimentazione in Europa delle Central Bank Digital Currency (CBDC), le valute digitali emesse dalle banche centrali.
La BNS lancia un progetto pilota con una moneta digitale di banca centrale per le istituzioni finanziarie
Il 1. dicembre la Banca nazionale svizzera (BNS) avvierà, in collaborazione con sei banche commerciali, una sperimentazione pilota con una moneta digitale di banca centrale per le istituzioni finanziarie («wholesale central bank digital currency» o CBDC all'ingrosso) sulla piattaforma regolamentata di SIX Digital Exchange (SDX).
In questa fase pilota denominata Helvetia Phase III, che durerà fino al giugno prossimo, la BNS emetterà per la prima volta una vera e propria CBDC all'ingrosso in franchi su un'infrastruttura del mercato finanziario basata sulla tecnologia di registro distribuito («distributed ledger technology», DLT), spiega l'istituto in un comunicato diffuso oggi.
In tal modo la BNS trasferisce in un ambiente produttivo reale i lavori condotti finora negli ambienti di prova e mette a disposizione una CBDC all'ingrosso per il regolamento di effettive operazioni in obbligazioni. Le banche partecipanti - UBS, Commerzbank, le banche cantonali zurighese, vodese, basilese nonché la Banca ipotecaria di Lenzburg (AG) - eseguiranno le transazioni sulla piattaforma DLT in qualità di intermediari fra emittenti e investitori. Le obbligazioni tokenizzate saranno regolate contro CBDC all'ingrosso secondo il principio «consegna contro pagamento».
Oltre alla piattaforma SDX saranno impiegate le infrastrutture di SIC e SIX SIS rispettivamente per la tokenizzazione della moneta di banca centrale e l'integrazione con la classica infrastruttura di regolamento delle obbligazioni. Nei sistemi di prova di SIX Repo ed SDX saranno testati inoltre la negoziazione e il regolamento di operazioni pronti contro termine con una CBDC all'ingrosso.
«Siamo fieri di avere un ruolo pionieristico a livello mondiale in questo ambito e di realizzare questo progetto innovativo in collaborazione con SIX e le banche partecipanti», commenta il presidente della direzione generale della BNS Thomas Jordan, citato nella nota.
La DLT e la tokenizzazione di valori patrimoniali, ricorda l'istituto, sono già impiegate occasionalmente nel sistema finanziario regolamentato e promettono guadagni di efficienza nonché una maggiore trasparenza. Qualora la DLT dovesse affermarsi nel sistema finanziario, per le banche centrali si porrebbe la questione di come regolare in moneta di banca centrale le operazioni in token tra le istituzioni finanziarie. Tale moneta, che è priva di rischio di controparte, potrebbe così continuare a svolgere il suo ruolo centrale per la stabilità e l'efficienza del sistema finanziario.
Nel marzo scorso la BNS aveva reso nota l'intenzione di analizzare tre approcci per il regolamento della parte contante delle transazioni con valori patrimoniali tokenizzati. Primo, l'emissione di una CBDC all'ingrosso per il regolamento di token; secondo, il collegamento fra i sistemi di regolamento di token con il sistema di pagamento SIC esistente; terzo, l'impiego di moneta token privata garantita in caso di fallimento e coperta da moneta di banca centrale.
L'imminente fase pilota mira a esaminare il primo approccio; a questo scopo la BNS potrà avvalersi delle conoscenze acquisite durante le precedenti fasi del progetto Helvetia.