Lugano

Da Olivetti a Terzani: quando l’economia mette in conto la felicità

Al centro di una serata organizzata dal Circolo Liberale di Cultura il pensiero dell’imprenditore e dello scrittore riguardo una crescita al servizio del benessere delle persone
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Erica Lanzi
20.11.2019 06:00

Il nostro sistema economico viene spesso criticato perché pone la crescita come sinonimo di benessere, ma alla fine non rende le persone più felici. «Il PIL - sintetizzava ad esempio Bob Kennedy nel 1968 - misura tutto, eccetto ciò che rende la vita veramente degna di essere vissuta».

Oggi molte aziende pubblicano assieme ai risultati annuali anche un bilancio di quanto fatto per la «responsabilità sociale d’impresa», cioè per gestire le problematiche d’impatto sociale, ambientale ed etico al loro interno.

Ma neppure in passato sono mancati gli uomini illuminati che si sono impegnati per avere un’economia diversa, e da cui avremmo da imparare ancora oggi. Il Circolo Liberale di Cultura ieri a Lugano ha organizzato una serata dedicata alle figure di Adriano Olivetti, storico imprenditore del ‘900 italiano, e di Tiziano Terzani, che prima di diventare giornalista e scrittore fece la sua gavetta come manager proprio all’Olivetti.

«Per Adriano Olivetti - ha spiegato Beniamino De’ Liguori Carino, editore e direttore delle ‘Edizioni di Comunità’ nonché nipote dell’imprenditore - la sfida era diventare una società tecnicamente progredita senza per questo essere interiormente imbarbarita. Era anche convinto che questa partita cominciava a giocarsi in azienda». Mise quindi in piedi un modello di azienda studiato ancora oggi, con varie iniziative culturali a favore dei dipendenti, inclusa una biblioteca. Ma anche con numerosi investimenti «sociali» (come paghe più alte, asili vicino agli stabilimenti), perché, ha aggiunto De’ Liguori Carino, era convinto che «il profitto deve essere uno strumento di innovazione integrale che metta l’uomo e la sua felicità al centro». Con questa ricetta, e con la convinzione profonda che non ci sia nulla di più umiliante che la disoccupazione involontaria, la Olivetti divenne in pochi decenni una delle aziende più importanti al mondo di macchine da scrivere. Terzani invece che in Olivetti aveva lavorato come responsabile delle assunzioni, diceva che l’economia è fatta per costringere la gente a lavorare e poi comprare cose che non danno mai la felicità. «E allora - ha spiegato Àlen Loreti, curatore dei Meridiani dedicati allo scrittore - trentenne, decide di usare le macchine da scrivere per fare il reporter e per cercare di capire se esisteva un’economia diversa». In uno dei suoi scritti ispirati ad un viaggio in Asia scrisse infatti: «Mi immaginavo dopo il medioevo del materialismo un sistema dove l’uomo metterà altri valori». Se ci stiamo arrivando, hanno concluso i due relatori, non si sa. Certo è che sono molti gli imprenditori che più o meno consapevolmente applicano il modello di Olivetti. «E tutte le volte che dei ragazzi si fanno ispirare dallo scrittore per approfondire qualcosa che gli piace, che poi è la chiave della felicità, è come se Terzani avesse passato ai giovani un testimone», ha concluso Loreti.