Dazi, l'industria orologiera auspica una «soluzione chiara»

A pochi giorni dallo scadere della sospensione dei «dazi reciproci» imposti dagli USA, il presidente della Federazione dell'industria orologiera (FH) auspica una «soluzione chiara» e un accordo rapido tra Berna e Washington.
«Abbiamo bisogno di una soluzione chiara. Il termine di 90 giorni scade il 9 luglio, quindi ci restano ancora 13 giorni a partire da oggi», ha dichiarato Yves Bugmann all'agenzia finanziaria AWP a margine dell'assemblea generale della FH a Losanna.
È evidente che il timore di Bugmann si riferisce all'incombente minaccia dei balzelli doganali - annunciati ad aprile e poi congelati per 3 mesi - dal presidente degli Stati Uniti Donald Trump, e che rischiano di colpire le esportazioni elvetiche con aliquote pesantissime. Il settore orologiero svizzero, dunque, ha dunque «le ore contate».
Qualora la Confederazione non riuscisse a trovare un'intesa con l'America prima dello scadere del tempo, «sarebbe necessario prorogare il termine» indetto dal tycoon, sostiene Bugmann. A suo avviso, applicare dazi che costringerebbero ad adeguare i prezzi per il mercato e i consumatori creerebbero una situazione catastrofica e «invivibile».
«Speriamo di trovare una buona soluzione con Washington, anche perché la Svizzera ha validi argomenti», ha puntualizzato il presidente della FH, in carica dal 1° gennaio 2024. «Non bisogna dimenticare che la Confederazione è comunque uno dei più importanti investitori negli Stati Uniti. Inoltre, i prodotti industriali americani importati in Svizzera sono esenti da dazi», ha aggiunto. L'importazione di orologi made in USA, infatti, non viene tassata neppure di un centesimo, ha affermato Bugmann.
Il 50enne ha poi rivelato che la FH intrattiene «regolarmente» colloqui con la Segreteria di Stato dell'economia (SECO). Le discussioni sono «sulla buona strada», ha chiosato, pur ammettendo di non essere necessariamente a conoscenza di tutti i dettagli.
E se l'amministrazione Trump dovesse davvero imporre un'aliquota aggiuntiva del 21% sugli orologi svizzeri? Bugmann risponde che anche in questo caso la Confederazione dovrebbero senza dubbio continuare a cercare il dialogo con Washington per ottenere un accordo.
Nonostante tutte le incognite, Bugmann rimane fiducioso riguardo all'andamento del mercato americano. A suo dire, per quanto riguarda il mercato a stelle e strisce, il netto calo della domanda (-25,3% delle esportazioni negli USA a maggio) era prevedibile, poiché la minaccia dei balzelli doganali ha spinto gli acquirenti statunitensi «a fare scorta». La stessa FH ha denotato una forte accelerazione delle vendite ad aprile, quando era stato registrato un boom di consegne proprio verso gli Stati Uniti per anticipare l'introduzione dei dazi.
«Nei primi cinque mesi dell'anno abbiamo registrato un aumento del 28,5% delle spedizioni, quindi la situazione è piuttosto buona», ha concluso Bugmann, pur ammettendo che «ovviamente sussiste una certa incertezza» di fronte alla nuova politica commerciale.