Deep tech, il momento per investire è adesso

Che la Svizzera sia campione nel mondo per l’innovazione è noto, forte delle sue alte scuole tecniche, istituti di ricerca e università che annualmente spendono ben oltre 20 miliardi di franchi nel campo delle innovazioni scientifico-tecnologiche ad alta intensità di ricerca (il cosiddetto deep tech) e che posizionano la Svizzera al 7. posto nel mondo in questo ambito. Tuttavia, secondo gli addetti ai lavori questa conoscenza non viene adeguatamente «trasferita» al mercato. Detto altrimenti, si investe poco nella «monetizzazione» dell’innovazione.
Parliamo quindi di capitale a rischio (venture capital, VC), che svolge un ruolo fondamentale - e anche strategico - nell’iper-competitivo mondo dell’innovazione. Si pensi che in Svizzera si investono in media 3 miliardi di franchi all’anno per la commercializzazione di scoperte scientifico-tecnologiche, mentre Paesi leader nell’innovazione paragonabili alla Confederazione si impegnano di molto di più: la Svezia, ad esempio, mette sul tavolo 5 miliardi di franchi all’anno, Israele addirittura oltre 10 miliardi.
La Svizzera è quindi indietro – e sta perdendo pure terreno. «Siamo un po’ come le rane nell’acqua che non si accorgono che sta per bollire», afferma metaforicamente Lorenzo Leoni, Managing Director di TiVentures, il fondo VC ticinese che è stato invitato a partecipare all’Advisory Board di Deeptech Nation Switzerland (DTN), la fondazione creata su iniziativa di UBS e Swisscom con l’obiettivo di mobilitare 50 miliardi di franchi e creare 100 mila impieghi nei prossimi 10 anni in Svizzera. «Il rischio di non investire, con capitali di rischio, nelle società molto innovative nate in Svizzera è quello di perdere un importante potenziale di “ritorno sull’investimento”, in termini di progresso tecnologico, quindi di vantaggio competitivo e di posti di lavoro», spiega Leoni, che aggiunge: «Il momento è adesso di accelerare sull’attività VC, il settore privato lo ha capito ed è per questo che è nato DTN, che ad appena un mese dalla creazione conta già l’adesione di una dozzina di big player dell’economia elvetica».
DTN mira a posizionare la Svizzera a livello internazionale come la nazione faro per le innovazioni basate sul deep tech che contribuiscono attivamente a questioni sociali come l’alimentazione, l’ambiente, l’approvvigionamento energetico, la salute o l’istruzione.
Concretamente, DTN è un hub, una piattaforma strutturale che mira a offrire un quadro finanziario e giuridico competitivo a livello internazionale per attirare gli investitori stranieri in Svizzera e creare condizioni ottimali per gli investitori istituzionali (come i fondi pensione) e gli investitori strategici. «In Svizzera siamo bravi ad attirare aziende internazionali che si insediano per via delle condizioni favorevoli – spiega ancora Leoni – ma ci sono anche centinaia di società, tra startup e spin-off, create e cresciute “in casa” che necessitano di capitali per avanzare allo stadio successivo, il cosiddetto “scale-up”. Se non vi investiamo noi, con capitali di rischio svizzero o stranieri, il rischio è queste partano per destinazioni vicine (Europa) o lontane (Stati Uniti, Paesi del Golfo ecc.), facendoci “perdere il treno della competitività”».
Per il venture capitalist ticinese c’è un enorme potenziale di investimento «domestico» per raggiungere gli obiettivi di DTN: quello delle casse pensioni, che gestiscono oltre mille miliardi di franchi. «Se anche solo l’1% potesse essere attribuito ai fondi VC (che investono a loro volta nella migliori startup svizzere, ndr) avremmo già oltre 10 miliardi di franchi pronti da investire nel deep tech elvetico, afferma Lorenzo Leoni.
Ma la questione non è solo normativa (attualmente i fondi pensione possono attribuire al massimo il 5% dei capitali gestiti in cosiddetti «investimenti alternativi», cui fanno parte anche i fondi VC): «Sempre più casse pensioni vorrebbero investire maggiormente in fondi VC, ma non hanno né la struttura, né la competenza per fare un’accurata selezione nei fondi», spiega Leoni, che parla dell’idea in discussione di creare un cosiddetto «fondo di fondi» VC, un veicolo d’investimento che possa interagire direttamente con gli investitori istituzionali, che col tempo diverrebbe anche il punto di riferimento per investitori istituzionali esteri. Una sorta di fondo sovrano quindi, ma dedicato al deep tech che dovrebbe permetter di raggiungere gli obiettivi di DTN.