«Devi lavorare più in fretta»: i sindacati alle porte di Amazon

Tutto ha avuto inizio lo scorso giugno a Bessemer, in Alabama. Mentre milioni di americani scendevano in piazza per protestare contro la morte di George Floyd, in questa piccola cittadina a cento chilometri dalla capitale Montgomery un gruppo di lavoratori di Amazon incontrava la Retail, Wholesale and Department Store Union (RWDSU), uno dei sindacati più importanti del Paese. L’obiettivo: creare un’organizzazione sindacale all’interno del colosso tech che ha aperto a Bessemer, nel marzo del 2020, uno stabile da 5,800 dipendenti. «Era solo un piccolo manipolo all’inizio», dice al Corriere del Ticino Stuart Appelbaum, presidente della RWDSU, in un’intervista telefonica. «Si lamentavano delle condizioni di lavoro. Ci siamo sentiti in dovere di fare un tentativo». Ora, fino al 29 marzo, i dipendenti avranno quel tentativo: votare Sì a un referendum interno, per far entrare una rappresentanza sindacale in azienda. Sarebbe la prima volta nella storia di Amazon.
Il referendum
Quello che sta succedendo a Bessemer non è che la versione moderna di quanto accaduto per decenni nelle fabbriche americane di inizio ‘900. All’epoca erano gli immigrati italiani e irlandesi a lottare per migliori condizioni di lavoro nelle unions, la traduzione inglese di sindacati. Nell’Alabama del 2021 tocca ai lavoratori afro-americani, che nello stabile di Bessemer rappresentano quasi l’80% dei dipendenti. La goccia che ha fatto traboccare il vaso è caduta in estate, quando Amazon ha eliminato il cosiddetto hazard pay, il termine che indica i 2 dollari all’ora extra per chi lavora in condizioni di pericolo. «Hanno agito come se la pandemia fosse finita a giugno e lasciato i lavoratori senza un’entrata essenziale, seppur esposti al virus», spiega ancora Appelbaum. Il presidente della RWDSU è in prima linea per il referendum, il cui voto per posta si è aperto settimana scorsa. «L’azienda sta usando un’app sullo smartphone per mandare ai dipendenti avvertimenti come Non stai producendo abbastanza o Devi lavorare più velocemente. Usano un algoritmo per quantificare la produttività. Non concedono pause giuste. Licenziano con un SMS», prosegue Appelbaum. «I lavoratori non meritano tutto questo».
Il pendolo dei 15 dollari
Non tutti però sembrano essere convinti delle union, anche tra i dipendenti. Come racconta la testata Bloomberg, in un grande evento organizzato a inizio febbraio solamente 50 lavoratori si sono presentati all’appello. E molti temono che il Sì al referendum possa portare Amazon a chiudere lo stabile, licenziando quasi 6 mila lavoratori in una cittadina, Bessemer, dove a viverci sono in appena 27 mila. La pandemia, se da una parte si è dimostrata la spinta motivazionale per l’organizzazione del referendum, dall’altra ne sta influenzando la campagna elettorale. La RWDSU è costretta a organizzare gli eventi all’esterno, rispettando le norme anti-Covid che vietano assembramenti. I manager di Amazon invece sostengono la loro causa all’interno, a dipendenti che continuano a pagare almeno 15 dollari all’ora, più del doppio del minimo salariale da 7,25 dollari all’ora garantito oggi dallo stato dell’Alabama. «I rappresentanti della RWDSU non costituiscono la maggioranza di pensiero nello stabile. I nostri dipendenti scelgono di lavorare con noi perché garantiamo i migliori posti di lavori, con copertura sanitaria e bonus», ha scritto in una recente nota stampa un portavoce di Amazon. Anche perché Bessemer si è ripresa da poco da una crisi economica durata decenni. Quando U.S. Steel e Pullman Car Company chiusero i loro stabili produttivi di acciaio e autovetture negli anni ‘80, in città il tasso di disoccupazione schizzò al 35%. Ora è al 7%. Prima della pandemia, era al 3,7%.
L’appello del presidente
Nelle ultime settimane, la vicenda ha catturato i riflettori a livello nazionale. Un Sì al referendum rappresenterebbe infatti un precedente per Amazon e un momento di svolta per gli equilibri del mondo del lavoro americano post-pandemia. «Che sia chiaro, non sono io a decidere se dobbiate far parte o meno di un sindacato, ma non lo deve essere nemmeno il vostro datore di lavoro», è entrato a gamba tesa nel dibattito Joe Biden domenica, in un video-messaggio dalla Casa Bianca, guardando fisso nella telecamera. «Migliaia di lavoratori stanno votando: non deve esserci nessuna intimidazione, nessuna coercizione e nessuna minaccia nei confronti di chi è favore dei sindacati», ha proseguito il presidente, storico sostenitore delle union e che ha fatto del loro supporto un punto fondamentale della campagna elettorale. Se il risultato del referendum Bessemer è impossibile da prevedere, il dibattito è già acceso in tutto il Paese. Venerdì, in Alabama, è in arrivo una delegazione del Congresso. «Se Jeff Bezos, proprietario di Amazon, regalasse un bonus da 105,000 dollari ai suoi dipendenti, continuerebbe a possedere lo stesso livello di ricchezza pre-pandemia», dice Stuart Appelbaum. «Noi, qui, non chiediamo altro che rispetto e dignità».