Mercato del lavoro

Disoccupazione stabile, ma la tendenza è al ribasso

A gennaio, il tasso in Svizzera si è attestato al 2,2%, 0,1 punti in più rispetto a dicembre – È il dato più basso da vent’anni a questa parte – In Ticino, i senza lavoro sono in leggero aumento, ma in netto calo a confronto dello stesso periodo del 2022
© Chiara Zocchetti
Dimitri Loringett
07.02.2023 21:30

Il dato sulla disoccupazione in Ticino pubblicato dalla Segreteria di Stato dell’economia (Seco) mostra un tasso del 3% nel mese di gennaio, in aumento di 0,2 punti rispetto a dicembre ma in calo di 0,3 punti rispetto al gennaio 2022. Per Moreno Baruffini, ricercatore all’Istituto di ricerche economiche (IRE) dell’Università della Svizzera italiana: «Il dato cantonale è in linea con quello nazionale ed è senz’altro positivo, ma non dimentichiamo che c’è molta stagionalità nel mercato del lavoro, sia a sud delle Alpi che nel Paese intero. Ad ogni modo, la tendenza al ribasso del tasso di disoccupazione c’è e lo si vede bene in prospettiva storica, con la media mobile annuale che, dopo il biennio pandemico, è tornata a scendere».

Flussi dinamici

A fine gennaio erano 4.978 gli iscritti agli Uffici regionali di collocamento (URC) in Ticino, 321 in più rispetto a dicembre ma 494 in meno rispetto al gennaio 2022. Dati però più qualitativi ci vengono forniti dal numero di persone in cerca di un impiego - attualmente a quota 9.256 in Ticino, in calo di 922 unità nel confronto annuale - e soprattutto dai flussi mensili, ovvero dal saldo entrate/uscite. «Se lo “stock” di disoccupati in Ticino è attorno alle 5 mila unità, non si tratta sempre le stesse persone», sottolinea Baruffini. «C’è molto dinamismo nel mercato del lavoro in Ticino, parliamo di flussi mensili di oltre duemila persone registrate dagli URC: più mille in entrata e altrettante in uscita».

Il peso della demografia

Oltre alla stagionalità e alla dinamicità del mercato, senza dimenticare i cambiamenti strutturali in atto nell’era post-COVID (per esempio le persone che abbandonano certe professioni a favore di altre, con riqualificazioni o altro), c’è anche la questione demografica. «Da qualche tempo osserviamo come ci sono più persone che vanno in pensione, in particolare quelli della generazione dei cosiddetti “baby boomer”, rispetto a quelle che entrano nel mondo del lavoro. E questo crea, in maniera direi meccanica, posti vacanti», spiega il nostro interlocutore, il quale ci invita a guardare l’evoluzione della durata della disoccupazione in Ticino negli ultimi due anni. «Il cambiamento demografico lo si può vedere anche nella statistica dei disoccupati di lunga durata. La quota percentuale è praticamente stabile (poco sotto il 20%, ndr), nonostante il numero in sé è calato dal dicembre 2020. La lettura di questa evoluzione è che le persone disoccupate da oltre un anno fanno più fatica a rientrare nel mondo del lavoro. È verosimile che qui ci troviamo davanti a un doppio problema: da una parte di competenze e dall’altra di età. Stando agli URC, si tratta di persone generalmente sopra i quaranta che avevano impieghi “di routine” e che fanno più fatica a reinventarsi o a riqualificarsi».

Svizzera in buona salute

Sebbene a livello nazionale il numero dei senza lavoro nel mese di gennaio 2023 sia salito di 3.835 unità superando quota 100 mila, pari a un tasso del 2,2% (+0,1 punti rispetto a dicembre), si tratta del tasso più basso da vent’anni a questa parte. Nel gennaio 2004, infatti, il tasso nazionale era del 4,3%. Al netto degli effetti stagionali, inoltre, il dato è addirittura sceso all’1,9%. Ma c’è di più: rispetto allo stesso mese dell’anno scorso gli iscritti agli URC in Svizzera sono diminuiti di ben 21.492 unità (17,6%). La stessa tendenza si osserva guardando sia la disoccupazione giovanile, che è aumentata del 3% sul mese ma calata del -13,1% rispetto a un anno fa, sia quella delle persone nella fascia d’età 50-64 anni, in aumento del 2,8% a gennaio 2023 ma in calo del 20,7% rispetto a gennaio 2022. Anche nella statistica delle persone in cerca d’impiego si registrano cifre simili, con un calo nel confronto annuale del 18,1%. Chiudiamo questa carrellata di dati con il dato sui posti vacanti, aumentati di 3.337 a gennaio e raggiungendo quota 51.810, di cui 33.442 sottoposti all’obbligo di annuncio.

I dati della Seco confermano l’attuale fervore nel mercato del lavoro e la fase congiunturale generalmente positiva che sta attraversando il nostro Paese, che fino a solo pochi mesi fa, verso fine autunno-inizio inverno, si preannunciava piuttosto incerta per via delle tensioni geopolitiche e in particolare per i timori sull’approvvigionamento energetico.

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