«Dopo la mossa della Fed, la probabilità che la BNS tagli i tassi è salita»

Il taglio dei tassi d'interesse operato dalla Federal Reserve aumenta la probabilità che la Banca nazionale svizzera (BNS) abbassi a sua volta il costo del denaro, con effetti a cascata su ipoteche e remunerazione del risparmio: lo afferma Katja Gisler, capo-economista della società di consulenza zurighese Wellershoff & Partners.
«La maggior parte degli operatori si aspettava la riduzione di 50 punti base», cioè di 0,5 punti percentuali, da parte della Fed, spiega la specialista in un'intervista pubblicata dal Tages-Anzeiger. «In questo senso, la decisione non è stata una grande sorpresa. Piuttosto è l'espressione del fatto che la Fed ritiene che una recessione dell'economia statunitense sia uno scenario realistico: è probabile che questo abbia colto i mercati un po' di sorpresa».
«La soddisfazione per l'allentamento della politica monetaria ha probabilmente lasciato il posto alla paura di una contrazione economica», aggiunge l'esperta. «In un simile contesto, i corsi azionari di solito scendono».
Ora gli sguardi si rivolgono alla BNS, che giovedì prossimo procederà al suo esame trimestrale della situazione economica e monetaria. «È verosimile che la decisione della Fed abbia aumentato la probabilità di un ulteriore taglio dei tassi di interesse da parte della Banca nazionale».
Considerano che, stando agli esperti, l'evoluzione congiunturale elvetica è sottotono - argomenta il giornalista della testata zurighese - la BNS dovrebbe abbassare a sua volta i tassi, magari anche di oltre 0,25 punti percentuali? «La BNS si trova in una posizione di partenza confortevole», risponde l'intervistata. «L'inflazione è sotto controllo e il settore delle esportazioni sembra in graduale ripresa. Ciò conferisce all'istituto un certo margine di manovra per la sua futura politica monetaria. Inoltre, la BNS ha già abbassato il tasso guida due volte quest'anno e i tassi di interesse a lungo termine sul mercato dei capitali sono a un livello molto basso. La politica monetaria della BNS è quindi già espansiva. Un taglio di 50 punti base rappresenterebbe perciò una sorpresa».
Cosa comporterà per i consumatori un abbassamento del tasso guida? «Un taglio ridurrebbe ulteriormente i tassi d'interesse sui conti di risparmio e le ipoteche Saron diventerebbero probabilmente ancora più interessanti», argomenta l'economista con studi a San Gallo e negli Stati Uniti. «Malgrado ciò prevediamo che i tassi di interesse sui mutui a tasso fisso torneranno a salire nel medio termine, poiché l'attuale basso livello dei tassi sul mercato dei capitali non è sostenibile».
Ma non c'è il rischio di ravvivare l'inflazione? «In Svizzera il pericolo sembra basso. L'inflazione di fondo si è recentemente stabilizzata all'1%. Inoltre le prospettive di rincaro a lungo termine si sono indebolite a causa, tra l'altro, del calo dei prezzi dell'elettricità. Negli Stati Uniti, invece, esiste il rischio concreto che l'inflazione non sia ancora sotto controllo nel lungo periodo. Il tasso di inflazione di fondo, pari al 3,2%, è ancora troppo elevato. Inoltre, alla luce degli attuali tassi di crescita dei salari, pari in media al 4,6%, vi è ancora una notevole pressione al rialzo. Il sostanziale allentamento della politica monetaria potrebbe essere stato in effetti un po' prematuro», conclude la professionista con trascorsi presso banche e assicuratori.