Votazione

«È un attacco ideologico alle imprese familiari»

L’iniziativa popolare «per il futuro» che propone di tassare al 50% la parte eccedente i 50 milioni di franchi le successioni e donazioni secondo l’AIF Ticino è «un autogol» – Un recente studio della Supsi ha fotografato un tessuto imprenditoriale locale ben radicato e anche dinamico
©Gabriele Putzu
Generoso Chiaradonna
22.10.2025 15:15

È stato detto più volte, ma come si dice, «repetita iuvant». Le aziende familiari rappresentano una componente essenziale dell’economia ticinese e contribuiscono in modo significativo alla creazione di occupazione e allo sviluppo del Cantone. Stando all’ultimo studio realizzato dall’Osservatorio sulle imprese familiari (AIF-Supsi) diretto dal professor Carmine Garzia, ordinario in Strategia aziendale e imprenditorialità alla Supsi, nel 2024 risultavano attive in Ticino oltre 8.400 imprese familiari, le quali hanno generato ricavi per circa 19 miliardi di franchi e impiegavano circa 84 mila addetti. Il totale degli addetti in Ticino nel 2024 era di 230 mila. Nello studio, precisa il professor Carmine Garzia, si è tenuto conto soltanto delle aziende con una forma giuridica di SA o di Sagl.

Qualche numero per identificare meglio queste imprese. Dallo studio - intitolato «Le aziende familiari nel Cantone Ticino - Modelli di business, governance e sfide strategiche» - emerge anche che il 60% è stato fondato dopo gli anni ‘50. «Si tratta, quella del Cantone Ticino, di un’imprenditorialità relativamente giovane e molto legata al territorio». Il 91% delle aziende, infatti, è stato fondato in Ticino, mentre l’83% dei proprietari risiede nel cantone. Altro dato interessante e che dà un’ulteriore chiave di lettura dell’economia ticinese legata alle imprese di famiglia è il dato sull’internazionalizzazione: il 53% è presente sui mercati internazionali, mentre il 23% realizza oltre il 50% dei ricavi all’estero.

Una media di 120 collaboratori

Altri aspetti quantitativi che emergono dal rapporto diventato un libro edito da Fontana Edizioni e Dadò Editori, sono la dimensione occupazionale (120 collaboratori in media per azienda) e reddituale (45 milioni di fatturato). Lo studio si addentra anche in altri aspetti come l’eterogeneità dei settori di attività (tutti gli ambiti dell’economia ticinese sono rappresentati) e sulla successione aziendale. Il 36,9% ha già effettuato un passaggio generazionale, mentre il 35,4% è alla terza generazione. Il rimanente è oltre la quarta o quinta generazione.

«Quando si parla di impresa familiare, si parla di radici e di futuro, di scelte economiche e affettive, di vincoli e di possibilità», afferma invece Martino Piccioli, imprenditorie e presidente dell’AIF Ticino, associazione che quest’anno compie 10 anni. «Le imprese familiari sono realtà che cercano costantemente un equilibrio tra razionalità e passione, tra continuità e cambiamento, tra governance strutturata e relazioni informali». «Il 60% delle imprese in Ticino - continua Piccioli - è un’azienda familiare».

Piccioli: «È altra incertezza»

Questo modello imprenditoriale che è definito «di successo» dal professor Garzia, si trova comunque ad affrontare sfide nuove e complesse. «Oltre alla governance e la successione generazionale che restano temi critici, ci sono anche minacce che provengono dall’esterno del contesto familiare», aggiunge ancora Piccioli. Tra queste l’iniziativa popolare della Gioventù Socialista (GiSo) denominata «per il futuro» che ha introdotto elementi di ulteriore incertezza. «È una minaccia al modello stesso delle aziende familiari e quindi alla continuità e competitività di un patrimonio imprenditoriale di cui beneficiano tutti gli attori sul territorio: lavoratori, fornitori e Stato».

Ricordiamo che l’iniziativa sul futuro intende introdurre nella Costituzione federale un articolo in cui si stabilisce che in caso di trasmissione ereditaria di patrimoni superiori ai 50 milioni di franchi (sotto qualsiasi forma, quindi anche le aziende), la parte eccedente di tale somma sia tassata con un’aliquota del 50%. Il gettito dovrebbe finanziare progetti a favore del clima.

Regazzi: «Attacco ideologico»

«È un attacco ideologico camuffato da giustizia climatica», afferma da parte sua Fabio Regazzi, consigliere agli Stati, presidente dell’USAM, vicepresidente di AIF Ticino e soprattutto titolare di un’impresa familiare alla terza generazione. «La verità è semplice e brutale: tassare al 50% le successioni e le donazioni sopra i 50 milioni di franchi, senza alcuna eccezione per le aziende familiari, significa costringere imprenditori e famiglie a vendere, smembrare o indebitarsi pesantemente solo per pagare una tassa ideologica». «Oltre l’80% del patrimonio delle imprese familiari è investito nell’azienda, non in liquidità», continua Fabio Regazzi che definisce questa iniziativa sulla quale si voterà il prossimo 30 novembre «un clamoroso autogol». Ma non è finita, in caso di vittoria del Sì, «la combinazione tra imposta cantonale e federale la “tassa GiSo” potrebbe portare a un’imposizione confiscatoria vicina al 100% del patrimonio».

In questo articolo: