Economiesuisse «suona la sveglia»: sì ai risparmi, no a imposte

Attuare senza tentennamenti sul fronte della spesa il pacchetto di sgravio del bilancio della Confederazione proposto dal Consiglio federale, rinunciando però nel contempo alle misure nell'ambito delle entrate. È la ricetta di Economiesuisse per far fronte alla nuova situazione internazionale, che va considerata un campanello d'allarme: se non si agisce si perderà in competitività, argomenta la federazione delle imprese.
Le incertezze economiche e geopolitiche globali non accennano a diminuire e la Svizzera si trova proprio nel mezzo, argomenta l'organizzazione. I tempi mostrano ciò che conta davvero: la stabilità e un'economia resiliente e performante come base del benessere. «La Svizzera ha urgentemente bisogno di uscire dalla sua routine e di agire», constata l'associazione, secondo cui è necessario «suonare la sveglia».
Affinché lo stato possa continuare ad agire, soprattutto in tempi difficili, è fondamentale che sul fronte della spesa il pacchetto «misure di sgravio applicabili dal 2027» presentato in gennaio dal governo venga attuato in modo completo. Solo così sarà possibile rispettare il freno all'indebitamento e creare spazio per gli investimenti nelle capacità di difesa.
È inoltre urgente evitare nuovi oneri legislativi e imposte aggiuntive. «Da un lato, abbiamo bisogno di una moratoria normativa», afferma il presidente di Economiesuisse Christoph Mäder, citato in un comunicato odierno. «In secondo luogo, è necessario elaborare un pacchetto di misure per rafforzare la piazza economica». Viene in particolare richiesta l'istituzione di un gruppo di esperti composto da rappresentanti dell'economia, della scienza e della Confederazione, che proponga un pacchetto di misure trasversale ai vari dipartimenti.
Occorre inoltre prestare particolare attenzione alla socialità, che rappresenta la principale voce di spesa della repubblica dei 26 cantoni, non da ultimo a causa dei cambiamenti demografici e dell'introduzione della tredicesima rendita AVS. In questo contesto viene considerato fondamentale che il finanziamento dei sistemi di sicurezza sociale sia garantito a lungo termine senza rendere ancora più costosa la manodopera. «Abbiamo bisogno di un impegno chiaro: niente nuovi contributi salariali per l'AVS», argomenta Severin Moser, presidente dell'Unione svizzera degli imprenditori, a sua volta citato nella nota.
Anche Stefan Mäder, presidente dell'Associazione svizzera d'assicurazioni, si esprime contro l'aumento delle imposte. «La Confederazione ha un problema di spesa, non di entrate», sostiene, pure nel documento per la stampa. «Gli aumenti previsti della tassazione del capitale previdenziale colpirebbero gran parte della popolazione e vanno assolutamente respinti», aggiunge. «Il sistema dei tre pilastri, una delle conquiste più importanti del nostro paese, verrebbe indebolito».
Soprattutto dal punto di vista dell'assicurato, sarebbe una violazione della certezza del diritto se le regole venissero modificate in corso d'opera, osserva Mäder. Ciò indebolirebbe la fiducia nell'azione dello stato e la responsabilità individuale nel settore previdenziale. Ma anche dal punto di vista della piazza economica, l'affidabilità del sistema a tre pilastri non deve essere compromessa, perché i fondi di previdenza confluiscono in investimenti a lungo termine, stabilizzano i mercati finanziari e rafforzano così la piazza economica svizzera, chiosa il professionista con trascorsi professionali presso SIX Group, Zurich e Banca nazionale svizzera.
Il conflitto commerciale internazionale ha un impatto sulle esportazioni, sulle imprese e sugli investimenti svizzeri, ricorda ancora Economiesuisse. L'inclusione della Svizzera tra i 15 partner commerciali con i quali gli Stati Uniti stanno dando priorità a un accordo sul regolamento sui dazi è un primo passo verso la risoluzione della controversia doganale. Ma le strette relazioni diplomatiche con gli Stati Uniti restano fondamentali. Parallelamente, in quanto economia aperta, la Svizzera dipende dal miglior accesso possibile ai mercati di tutto il mondo. «Gli accordi di libero scambio diventeranno quindi ancora più importanti», spiega Martin Hirzel, presidente di Swissmem, l'associazione dell'industria metalmeccanica ed elettrotecnica. Non da ultimo vanno condotti in porto anche gli accordi bilaterali III, il nome che parte degli ambienti economici elvetici - quelli favorevoli a un'ampia intesa con Bruxelles - dà alle nuove convenzioni sottoscritte con l'Ue.