Ermotti: «Tre scenari per i dazi e per la crescita internazionale»

Sergio Ermotti, CEO di UBS Group, è intervenuto a Zurigo a un evento organizzato in occasione dell’Assemblea generale della Camera di commercio italiana per la Svizzera. Durante l’evento lo abbiamo intervistato, ponendogli domande sia sul panorama internazionale sia sul quadro svizzero. Oltre che del settore bancario e delle strategie di UBS (vedi CdT del 23 maggio), il top manager ticinese ha quindi parlato ampiamente anche dei contrasti nei commerci mondiali, degli scenari possibili per i dazi e per l’economia internazionale, dei riflessi eventuali di questa guerra dei dazi sulla Svizzera e dell’andamento della crescita economica elvetica.
Le cifre
Per i commerci globali Ermotti vede in prospettiva tre possibili scenari, con gradi di probabilità abbastanza diversi tra loro. «Con le iniziative del presidente americano Trump sui dazi - dice il CEO di UBS Group - ha trovato conferma un cambiamento di paradigma, che in parte era atteso. Per quel che riguarda in particolare le relazioni con la Cina, negli Stati Uniti era già stata più volte sottolineata in passato, in modalità bipartisan, la necessità di ricalibrarle. Trump ha poi agito con il suo metodo, nei dazi verso il resto del mondo come in altri capitoli. Guardando avanti, si può attribuire il 60% di probabilità a uno scenario in cui i dazi medi saranno attorno al 15%, con alcuni settori, tra i quali quello dell’auto, in cui la percentuale potrebbe essere del 20-25%; i dazi verso la Cina dovrebbero essere più alti, del 30-40% in questo scenario. Se questo fosse il quadro, questi pur non facili cambiamenti potrebbero essere comunque metabolizzati nei prossimi anni».
Se il primo scenario potrebbe dunque essere nel complesso gradualmente digerito dall’economia globale, il secondo scenario potrebbe creare invece maggiori preoccupazioni. «Si può dare il 30-35% di probabilità - spiega Ermotti - a una media complessiva dei dazi più alta, per intenderci del 20-25%, con la Cina sempre con una percentuale maggiore rispetto ad altre aree, pari al 50% circa. In questo caso potrebbe salire nettamente il rischio che il rallentamento economico peggiori sino a diventare recessione o stagflazione (mancanza di crescita economica unita a inflazione più alta, ndr)».
Il terzo scenario, infine, è meno preoccupante, anche se al momento non parrebbe avere grandissime possibilità di concretizzazione, salvo colpi di scena, peraltro sempre possibili con Trump, nel percorso dei negoziati. «Si può attribuire un 5-10% di probabilità - aggiunge Ermotti - a una media complessiva dei dazi che rimanga attorno al 10%. Si tratterebbe di un quadro per alcuni aspetti più equilibrato rispetto ad altri, in cui potrebbero convivere l’esigenza degli Stati Uniti di ridurre il loro deficit commerciale e l’esigenza di crescita dell’economia mondiale nel suo complesso».
I mercati finanziari
Difficile ora dire se la spirale dei dazi USA e dei controdazi degli altri Paesi rimarrà contenuta, anche grazie ai negoziati in corso, o se i contrasti nei commerci resteranno invece acuti. «In ogni caso - afferma il CEO di UBS Group - bisogna considerare anche la salvaguardia fornita di fatto dai mercati finanziari, che come si è già visto danno chiari segnali quando si va troppo in là con i contrasti. Le Borse ad esempio sono chiaramente cadute, a partire da quella americana, quando i dazi annunciati erano molti alti e sono invece risalite quando ci sono stati sospensioni dei dazi e negoziati tra gli Stati Uniti e diversi Paesi. Anche i titoli di Stato americani hanno subito turbolenze, in particolare nei momenti in cui i conflitti nei commerci si sono fatti più intensi. Credo che tutti debbano tenere conto anche delle reazioni dei mercati finanziari».
La Svizzera
In tutto questo, la Svizzera ha mantenuto sin qui la sua resilienza. La Confederazione ha da tempo un PIL pro capite alto e non può quindi avere crescite economiche annue molto ampie, ma si è difesa, rimanendo in territorio di crescita, anche navigando in acque agitate. «È vero che la Svizzera ha la sua forza - afferma Ermotti - e che al tempo stesso ha il limite di non poter crescere annualmente più di quel tanto. La Svizzera tende, ancor più nei periodi di crisi, ad essere più resiliente di altri, ma non bisogna scordare che anche il nostro Paese è passato da fasi di difficoltà, occorre sempre tenerlo presente. Per quel che riguarda i dazi americani, penso che negoziando la Svizzera alla fine potrebbe assorbirli in modo tutto sommato accettabile. Ciò che non potrebbe assorbire in modo altrettanto accettabile sarebbe invece una ampia escalation di dazi tra Stati Uniti ed Europa, con contrasti forti e prolungati tra due aree così importanti per le relazioni economiche».