Farmaci, stangata annunciata

L’ennesimo post su Truth in nottata - con conseguente tipico sussulto di prima mattina (per noi in Europa) - questa volta sembra non aver seminato il panico che simili annunci hanno creato nei mesi precedenti. Il presidente americano Donald Trump giovedì sera ha in effetti annunciato che i prodotti farmaceutici di marca o brevettati saranno soggetti a dazi del 100% a partire dal prossimo 1. ottobre, a meno che le case farmaceutiche non costruiscano stabilimenti negli Stati Uniti.
Le aziende fanno spallucce
Il giro di vite, se confermato - di un decreto esecutivo per ora non vi è notizia -, potrebbe rappresentare un altro duro colpo per la Svizzera. O forse no, stando perlomeno alla reazione sui mercati azionari: ieri alla Borsa svizzera le aziende del settore hanno fatto spallucce all’annuncio di Trump, con quotazioni in lieve rialzo per Novartis (+0,41%) e Lonza (+0,81%), mentre Roche ha chiuso in ribasso con un contenuto -0,59%.
Un portavoce di Novartis ha spiegato all’agenzia AWP che «i nostri investimenti di 23 miliardi di dollari nelle infrastrutture americane stanno procedendo. Il gruppo sta lavorando affinché tutti i suoi medicinali importanti destinati ai pazienti americani siano prodotti negli Stati Uniti». Come annunciato nei mesi scorsi, il gruppo basilese spera di poter avviare entro la fine dell’anno la costruzione di cinque nuove unità oltreoceano, parallelamente ad altri investimenti.
Dal canto suo, Roche ricorda che l’azienda, attraverso la sua filiale americana Genentech, prevede la costruzione di uno stabilimento a Holly Springs, nella Carolina del Nord. Il colosso renano investirà negli USA inoltre 50 miliardi di dollari nella ricerca e sviluppo.
Cautela a Palazzo federale
Sul piano politico, la reazione è stata cauta. Il Dipartimento federale dell’economia, della formazione e della ricerca (DEFR) ha indicato di aver informato ieri il Consiglio federale dell’annuncio di Trump e che i dipartimenti competenti analizzeranno gli effetti delle misure insieme ai gruppi interessati. Al momento, ha precisato ai media la portavoce del Consiglio federale, Nicole Lamon, non esiste alcun decreto ufficiale da parte USA che specifichi l’introduzione di dazi doganali supplementari sui prodotti farmaceutici e su altri settori.
Interrogativi dall’industria
Sul fronte industriale, invece, la questione di investire maggiormente negli USA per sfuggire ai paventati dazi desta non poche preoccupazioni. «La creazione di ulteriori capacità produttive per i medicinali richiede anni e il funzionamento di tali impianti richiede personale altamente qualificato», spiega al CdT l’associazione nazionale delle industrie farmaceutiche e chimiche scienceindustries.
L’annuncio dato da Trump è - come purtroppo spesso accade - per nulla dettagliato e gli interrogativi abbondano. Come saranno trattate le aziende che hanno annunciato investimenti? Verranno prese in considerazione le capacità produttive esistenti? Le misure si applicano solo ai prodotti finali o anche ai principi attivi e ad altri componenti? Come si distinguerà tra farmaci generici e preparati originali in caso di importazione? «Una cosa è certa: i dazi doganali sui farmaci non solo minano la competitività, ma anche la sicurezza dell’approvvigionamento per i pazienti di tutto il mondo», afferma scienceindustries.
Dello stesso avviso è anche Interpharma, che sostiene inoltre come l’annuncio di Washington sia comunque un «campanello d’allarme». Il progetto di Trump colpisce infatti il settore di esportazione più importante della Svizzera, fondamentale non solo per il benessere, ma anche per il gettito fiscale e la ricerca. Nel solo 2024 il ramo ha esportato farmaci per un valore di oltre 100 miliardi di franchi.
I dazi sono legali?
Nel 2024, le importazioni farmaceutiche negli Stati Uniti hanno sfiorato i 213 miliardi di dollari, triplicando rispetto a dieci anni prima. L’amministrazione Trump ha avviato un’indagine per valutare se tali importazioni rappresentino un rischio per la sicurezza nazionale, mentre una Corte d’appello ha giudicato illegittimi i dazi imposti ai sensi della IEEPA, legge risalente al 1977 che non contempla esplicitamente il potere di tassare. Trump ha fatto ricorso alla Corte Suprema, che si pronuncerà a novembre. Se i dazi venissero bocciati, si tornerebbe al tetto massimo del 15% previsto dal Trade Act. Tuttavia, il settore farmaceutico potrebbe rientrare in un’altra normativa, il Trade Expansion Act. Intanto, Trump ha già annunciato nuove tariffe, aggirando le autorità competenti e ha firmato un ordine esecutivo per ridurre i prezzi dei medicinali, allineandoli a quelli esteri. La vicenda solleva interrogativi sul potere presidenziale in materia commerciale e sulla tutela della salute pubblica.