Tecnologia

FemTech, le lacune mediche diventano chance economiche

Sempre più investitori e startup riconoscono il bisogno, evidenziato da esperti e ricercatori, di mettere maggiore peso sulla salute delle donne – Su treno delle soluzioni sono salite anche case farmaceutiche come Roche e alcune casse malati
© Keystone/Valentin Flauraud

Diagnosi errate e sintomatologie ignorate o sottostimate: più spesso di quanto si possa pensare, la salute femminile rimane trascurata dal mondo della ricerca medica e dalla pratica clinica. Una lacuna evidenziata con sempre maggiore frequenza da esperti e professionisti del settore. Solamente il 4% dei finanziamenti destinati alla ricerca sanitaria a livello mondiale è speso nella salute delle donne, nonostante le donne costituiscano metà della popolazione e sia sempre più evidente che pazienti maschili e femminili sviluppino condizioni e sintomi differenti, richiedendo cure specifiche. Una questione peraltro riconosciuta anche dal Parlamento, che a marzo ha adottato una mozione a favore della promozione della ricerca e delle terapie per le malattie specifiche delle donne. Una lacuna che sta ora diventando un'opportunità economica per un numero crescente di aziende e investitori.

Un mercato in crescita

Negli ultimi anni, l’industria conosciuta come «FemTech, «termine coniato nel 2016 da Ida Tin, fondatrice di Clue (un’applicazione che monitora il ciclo femminile), ha conosciuto una notevole espansione. Tale industria si concentra su soluzioni tecnologiche per le patologie che colpiscono esclusivamente o in modo significativo le donne (come l’Alzheimer o alcune condizioni autoimmuni come il lupus e l'artrite). Secondo dati citati dalla rivista Bilanz, se nel 2020 le società di venture capital avevano investito meno di 500 milioni di dollari in aziende del settore della salute femminile, l'anno scorso gli investimenti in questo settore hanno superato il miliardo di dollari. Nel frattempo, il numero di aziende FemTech in tutto il mondo è più che raddoppiato dal 2015, passando da circa 600 a quasi 1.300. «Il settore FemTech è ancora giovane, ma è in espansione. Si prevede che la sua crescita raddoppi tra il 2020 e il 2030, con un notevole potenziale», spiega Lisa Flückiger, portavoce dell'assicuratore malattia Groupe Mutuel, coinvolto in un progetto di accelerazione di startup in questo campo. Sempre secondo stime fornite da Bilanz, che cita la multinazionale di consulenza Boston Consulting Group, il volume di mercato globale della salute femminile dovrebbe passare dagli attuali quasi 30 miliardi a circa 70 miliardi di dollari entro il 2029. La crescita più significativa è prevista nei settori della salute mentale, ormonale e prevenzione del cancro.

La crescente attenzione verso questo settore è evidente anche dalle iniziative di grandi attori economici e del mondo della sanità come Roche. Con il progetto «My Story for Change» («La mia storia per un cambiamento»), il colosso farmaceutico ha raccolto testimonianze di donne provenienti da tutto il mondo sulle loro esperienze nel settore sanitario. Storie che spesso riguardano diagnosi errate e sintomi trascurati o sottovalutati. Come già menzionato, il gruppo assicurativo Mutuel, in collaborazione con l’EPFL Innovation Park, ha lanciato il programma Tech4Eva, una piattaforma innovativa e un programma di accelerazione dedicato alle startup attive nel campo della FemTech. «L’obiettivo», afferma ancora Lisa Flückiger, «è promuovere soluzioni innovative, guidare lo sviluppo dei modelli di business delle startup e creare una comunità globale di FemTech». Giunto alla sua terza edizione, Tech4Eva ha sostenuto oltre 70 startup. Quelle sostenute nelle prime due edizioni sono riuscite a raccogliere oltre 90 milioni di franchi.

Un Summit in piena crescita

Un altro indicatore dell'incremento di importanza in un settore può essere rappresentato dai congressi e dalle conferenze ad esso dedicati. Un esempio è il FemTechnology Summit, creato due anni fa da Oriana Kraft, all’epoca studentessa di medicina al Politecnico di Zurigo (ETH). «È stato durante i miei studi che ho sentito parlare per la prima volta di malattie come l’endometriosi e la sindrome dell’ovaio policistico», racconta. «Queste malattie colpiscono dal 5 al 10% della popolazione, una percentuale simile a quella delle persone affette da diabete. Nonostante ciò, durante i semestri di studio, abbiamo dedicato poco tempo a queste patologie femminili, il che mi ha sorpreso», ricorda la 24.enne. «In un corso, ci è stato assegnato il compito di ripensare il futuro della medicina». Fu in quel momento che, esaminando numerose startup nel campo della tecnologia medica e dell’informatica, Kraft si imbatté nel concetto di «FemTech». Fu così che, anziché consegnare un articolo scientifico per la sua tesi di Bachelor, la giovane organizzò una conferenza: il primo FemTechnology Summit, che si svolse online nel 2021. Un evento che attirò 700 partecipanti, tra leader dell'industria FemTech e persone interessate. L'obiettivo principale di Oriana era dimostrare l’assenza di tematizzazione della salute delle donne e ancor meno di discussioni interdisciplinari tra medici, ricercatori e aziende. Questa carenza di sinergia ostacola l'innovazione e la fornitura di soluzioni alle pazienti di tutto il mondo. Al primo summit seguì il secondo, svolto l'anno successivo, che attirò 1.500 partecipanti provenienti da oltre 60 paesi. Oriana Kraft, che organizza eventi sul tema nelle facoltà di tutto il mondo, rileva un cambiamento significativo: quest'anno, il suo congresso, giunto alla sua terza edizione, si è svolto - per la prima volta in presenza e solo su invito - nella torre Roche a Basilea; il coinvolgimento del gigante farmaceutico è un segnale estremamente positivo per il settore FemTech, osserva Kraft.