Festa finita per le «Big Tech»? I mercati chiedono ora risultati

I titoli tecnologici, in particolare le famose «Magnificent 7», hanno vissuto una settimana non proprio brillante: nonostante i conti trimestrali in forte crescita, mediamente attorno al 17% (e oltre il 25% su base annuale), in Borsa il settore, misurato dall’indice Nasdaq 100, ha perso quasi il 5% da lunedì (ma dai minimi post-Liberation Day il listino segna un più che ragguardevole +45%). E così tra gli investitori aleggia il timore che il settore, spinto dal «hype» dell’IA, starebbe mostrando i primi segnali di «stanchezza».
Il caso Meta Platforms (Facebook, Instagram, WhatsApp ecc.) è emblematico: risultati sopra le attese (+26% nel 3. trimestre), ma investimenti colossali in data center per l’IA hanno fatto crollare il titolo (-7% da lunedì). Uno dei titoli più «caldi» del momento, Palantir Technologies (azienda di software USA specializzata nello sviluppo di piattaforme di analisi e IA per agenzie governative nella sicurezza e difesa e grandi imprese), ha seguito lo stesso copione (-15% sulla settimana, ma +125% da gennaio). Il sospetto è che l’era dell’entusiasmo cieco per l’IA starebbe lasciando spazio a una fase più «razionale», dove contano i risultati (ritorno sugli investimenti), non solo le visioni.
Eppure, il potenziale per l’IA e il high tech resta enorme. Secondo il Global Technology Report della «big» delle società di consulenza manageriale Bain & Company, l’IA potrebbe generare fino a due mila miliardi di dollari di ricavi aggiuntivi all’anno entro il 2030. Ma per arrivarci, il settore dovrà colmare l’enorme deficit infrastrutturale che rischia di frenare la crescita. La domanda di potenza di calcolo per l’IA cresce infatti a un ritmo superiore al doppio rispetto alla legge di Moore e potrebbe toccare i 200 gigawatt entro fine decennio. Gli Stati Uniti da soli ne assorbirebbero quasi la metà.
Secondo Bain, dal 5 al 10% delle spese informatiche mondiali sarà destinato, entro cinque anni, alle infrastrutture essenziali per l’IA (piattaforme, protocolli, accesso ai dati in tempo reale). Anche ipotizzando una ridistribuzione totale degli investimenti informatici verso il cloud e un reinvestimento completo dei risparmi generati dall’IA, il fabbisogno di finanziamento rimarrebbe insoddisfatto. Bain stima che saranno necessari circa 500 miliardi di dollari all’anno in investimenti infrastrutturali per sostenere la domanda e mantenere la redditività.
L’analisi evidenzia inoltre una polarizzazione crescente tra le aziende che hanno già integrato l’IA nei processi centrali – ottenendo incrementi dell’utile operativo tra il 10% e il 25% – e quelle ancora ferme alla fase pilota. Le più avanzate stanno già investendo nell’IA cosiddetta «agentica», sistemi autonomi capaci di ragionare e agire, che potrebbero assorbire fino al 50% dei fondi stanziati in tecnologie informatiche nel lungo termine.
Parallelamente alla crescita dell’IA, due tecnologie promettenti si profilano all’orizzonte: il calcolo quantistico e i robot umanoidi. Stando all’analisi di Bain, il mercato del calcolo quantistico potrebbe raggiungere i 250 miliardi di dollari, con applicazioni chiave in ambiti come la farmaceutica, la finanza, la logistica e le scienze dei materiali. Tuttavia, Bain prevede un’adozione graduale, poiché i computer quantistici affidabili su larga scala non sono ancora disponibili. Dal canto suo, l’interesse per i robot umanoidi cresce rapidamente, spinto da video virali e valutazioni record. Il loro successo commerciale dipenderà dalla maturità dell’ecosistema tecnologico ed economico.
Sul fronte geopolitico, Bain osserva come la corsa alla sovranità tecnologica stia ridisegnando le catene di approvvigionamento globali. Stati Uniti e Cina sono al centro di un decoupling strategico nel settore dei semiconduttori, con dazi e restrizioni che impongono alle imprese di adattare le proprie architetture tecnologiche ai contesti normativi locali.
«Un’indipendenza tecnologica totale rimane illusoria per la maggior parte dei Paesi ed è improbabile che emergano standard globali unificati. Le imprese internazionali devono quindi adattare le proprie architetture tecnologiche ai contesti normativi locali, preservando al contempo la loro agilità», sottolinea Markus Trautwein, partner ed esperto di IA presso Bain.
Il recente calo dei titoli tech è il segnale che il mercato vuole vedere risultati concreti. L’IA ora deve dimostrare di saper generare valore reale. Se il settore saprà affrontare le sfide infrastrutturali e geopolitiche, potrà inaugurare una nuova era di crescita. Altrimenti, il rischio è che il sogno dell’IA si trasformi in una bolla.
