Banche

Gli investitori restano combattuti sulle azioni Credit Suisse

Dopo aver inizialmente dato l'impressione di continuare il recupero del giorno precedente, si delinea ora una lotta per la soglia dei 2 franchi
© KEYSTONE / MICHAEL BUHOLZER
Ats
17.03.2023 11:12

I nervi degli investitori restano tesi riguarda alle azioni della grande banca Credit Suisse. Dopo aver inizialmente dato l'impressione di continuare il recupero del giorno precedente, si delinea ora una lotta per la soglia dei 2 franchi.

Poco prima delle 9.30 le azioni erano ancora in rialzo dello 0,4% a 2,03 franchi. All'apertura della borsa erano salite di quasi il 3%, per poi scendere in rosso.

Dopo il crollo di mercoledì, a volte superiore al 30%, e la rapida ripresa di ieri, con guadagni che per breve tempo hanno raggiunto il 40%, sembra che ora si stia diffondendo una certa perplessità tra gli investitori. In definitiva, secondo gli operatori di mercato, l'attuale andamento dei corsi è un segnale del perdurante elevato livello di nervosismo da parte degli investitori.

Gli altri titoli finanziari come UBS, Partners Group o Julius Bär, venduti a metà settimana a causa del panico, hanno continuato a recuperare alla fine della settimana.

L'opinione dei media svizzeri

Mercoledì sera l'autorità di vigilanza indipendente sul mercato finanziario svizzero (Finma) e la Banca nazionale svizzera (BNS) hanno reso noto che, in caso di necessità, avrebbero messo liquidità a disposizione di Credit Suisse (CS). Già nella notte di ieri CS ha annunciato l'ottenimento del prestito dalla BNS fino a 50 miliardi di franchi. Ecco l'opinione dei media svizzeri sul supporto all'istituto di credito.

Secondo il gruppo Tamedia, il salvataggio di CS da parte della BNS - che ha quindi adempiuto al suo mandato di garantire la stabilità finanziaria - è uno «scandalo senza pari», nonostante la manovra sia necessaria per permettere a CS - che al momento non ha veri problemi di liquidità - di liberarsi dalla spirale negativa in cui è avvolta. L'esistenza di CS sarebbe infatti minacciata da una crisi di fiducia fomentata dalla comunicazione inattendibile della stessa banca.

Sempre a detta di Tamedia, la politica dovrà ora assumere un ruolo attivo nella questione, ad esempio esaminando l'idoneità dei fondi propri e stabilendo requisiti più severi per gli stipendi e i bonus dei top manager. Inoltre, le banche per la gestione patrimoniale e quelle commerciali potrebbero venire separate dalle banche d'investimento. La Finma dovrebbe poi essere dotata di strumenti più severi, come la possibilità di comminare multe.

«L'operazione è riuscita: il paziente è debole ma stabile per il momento», ha dichiarato la Neue Zürcher Zeitung (NZZ). La fiducia dei clienti, che «è stata messa alla prova dalla serie di scandali e brutte figure accumulate nel corso degli anni», è ora decisiva per la sopravvivenza di CS.

L'attuale leadership formata dal presidente del consiglio di amministrazione Axel Lehmann e dal CEO Ulrich Körner non ha nulla per rimediare alla perdita di fiducia. «A Credit Suisse manca una figura in grado di riportare la fiducia in una svolta, sia all'interno sia all'esterno della banca», aggiunge la NZZ.

I 50 miliardi della BNS potrebbero forse offrire la possibilità di completare autonomamente il cambiamento di strategia avviato in autunno, comunica la NZZ con una nota di scetticismo. Tuttavia, aggiunge, forse arriverà presto il momento di cercare una fusione con una banca partner più solida.

Secondo il Blick, «il minimo che ci si aspetta ora da Körner e Lehmann è che assumano una posizione chiara, mostrino leadership, e accettino la responsabilità». Dopo l'iniezione di capitali «tranquillizzante» - azione già abbastanza deplorevole - spettava alla dirigenza del CS il compito di dimostrare che il sostegno era meritato. Il giornale dubita che i due dirigenti abbiano gli strumenti necessari: «non hanno una visione o piani concreti su come i fondi perduti possano tornare a Credit Suisse in un secondo momento».

«La fiducia non può essere comprata come un titolo in borsa», ha dichiarato Pierre-André Sieber, vice caporedattore de La Liberté, in un editoriale odierno. «La banca numero due in Svizzera deve imparare la lezione del vero disastro che l'ha quasi demolita», aggiunge, dato che non potrà né «reggersi sulle spalle della BNS a vita» né diventare statale.