Asia

Hong Kong, un polo in crescita che guarda oltre alle incertezze

Secondo InvestHK, l’agenzia governativa di promovimento economico della Regione amministrativa speciale, le tensioni commerciali con gli USA non comprometteranno lo sviluppo dell’area, la cui crescita dovrebbe raddoppiare nei prossimi anni
Non solo finanza nell’ex colonia britannica, ma anche (e sempre più) alta tecnologia e «supericchi». © Reuters/Vernon Yuen
Dimitri Loringett
20.11.2024 06:00

«Come la Svizzera è un “polo” per l’Europa, Hong Kong lo è per la regione del Sudest asiatico». E con «polo» non si intende solo per la finanza, ma anche - e sempre di più - per le tecnologie avanzate, le scienze della vita e il settore del lusso e dell’arte. È questo, in estrema sintesi, il messaggio di Charles Ng, vicedirettore generale di InvestHK, l’agenzia del ministero per lo Sviluppo economico del Governo di Hong Kong, che si occupa di promuovere gli investimenti diretti nella Regione amministrativa speciale della Repubblica Popolare Cinese. Lo abbiamo incontrato in occasione della 13. edizione del Lugano Finance Forum, in un Palazzo dei Congressi gremito di attori della finanza, tra cui private equity, fintech, fondi d’investimento ESG e a «impatto», società di analisi basate sull’IA generativa e specialisti delle tecnologie blockchain per la finanza. E anche alcune banche.

Hong Kong, pur restando fedele al suo «core business» quale centro finanziario di rilevanza globale, il terzo dopo New York e Londra, è sempre più punto di riferimento per gli investitori interessati alle tecnologie avanzate, come l’IA, il fintech e tutte quelle tecnologie legate ai «big data», ma anche le energie rinnovabili e le attività manifatturiere avanzate. Lo dimostra, tra l’altro, il maxi-progetto San Tin Technopole, che si sta sviluppando su un’area di oltre 300 ettari a nord di Hong Kong al confine con Shenzhen.

La regione del sudest asiatico è però anche polo d’attrazione per l’arte: «Il mercato dell’arte è in forte crescita a Hong Kong, tant’è vero che Art Basel ha una sede qui e organizza una delle sue tre fiere internazionali», spiega Ng (le altre due sono a Miami Beach e a Parigi, ndr.). Il mercato dell’arte, come quello del lusso, è chiaramente legato al mondo dei supericchi, i cosiddetti high net worth individuals, il cui interesse a stabilirsi a Hong Kong è in aumento e che fa sì che in questa Regione amministrativa speciale ci sono sempre più società di gestione patrimoniale «personalizzata», le family office per intenderci.

Il mercato del lusso, in particolare quello orologiero, non se la sta passando bene, però. Stando agli ultimi dati dell’export svizzero in questo segmento, infatti, il mercato cinese ha registrato un -39% su base annua, con la sola Hong Kong che segna un -15%. «Credo sia solo una fase passeggera, i consumatori sono in modalità “attendista” ma restando fiduciosi per il futuro», afferma Charles Ng, aggiungendo che la crescita economica della Greater Bay Area, che include anche Guandong e Macao, in termini di PIL dovrebbe raddoppiare nei prossimi anni, dagli attuali 2 mila miliardi a 4 mila miliardi di dollari. Una manna, potremmo aggiungere, per le oltre 250 aziende svizzere che a Hong Kong operano e investono, in variegati settori quali la finanza, la farmaceutica e le tecnologie avanzate.

Il rallentamento economico della Cina, a cui hanno fatto seguito alcune massicci interventi del Governo di Pechino per contrastarlo (a settembre con iniezioni di liquidità a sostegno di banche e mercati finanziari, a inizio mese con misure a sostegno dei governi locali e del settore immobiliare), non sembra preoccupare più di tanto il rappresentante dell’agenzia governativa di promovimento economico di Hong Kong.

«Le misure annunciate da Pechino avranno un impatto molto positivo, per la Cina come per la Greater Bay Area», sostiene Ng, concedendo che l’attuale obiettivo di crescita attorno al 5% è sì lontano dai tassi a due cifre vissuti anni fa, ma è ancora molto interessante. «Non dimentichiamo che la Cina ha una popolazione di 1,4 miliardi di persone, quindi un potenziale di mercato interno enorme, per non parlare del reddito disponibile delle persone, che è in aumento». Secondo le stime del mercato, aggiunge Charles Ng, entro il 2030 l’importo totale del trasferimento di ricchezza intergenerazionale nella regione Asia-Pacifico raggiungerà i 5.800 miliardi di dollari, il 60% dei quali proviene da individui con patrimonio netto superiore ai 50 milioni di dollari.

In chiusura, parliamo della minaccia del presidente eletto USA Donald Trump di imporre dazi generalizzati del 60% sulle importazioni di beni cinesi. «Non voglio fare speculazioni in merito perché di fatto non sappiamo - e nessuno lo può sapere - che cosa succederà esattamente. Tuttavia, credo che, a prescindere dalla decisione che verrà presa, ci saranno dei disagi. Questo è un dato di fatto», conclude Charles Ng.