Economia

I debiti in tempi di inflazione

Al WEF di Davos riflettori accesi anche su questo capitolo, centrale nell'attuale quadro economico
© KEYSTONE / LAURENT GILLIERON
Lino Terlizzi
Lino Terlizzi
25.05.2022 20:05

Al World Economic Forum di Davos si discute anche di debiti, privati e pubblici, e dei legami di questi con l'attuale quadro complessivo, caratterizzato anche dall'aumento dell'inflazione e quindi dall'inizio di un movimento al rialzo dei tassi di interesse, rialzo che si sta rendendo necessario appunto per contrastare i rincari che stanno emergendo in modo netto in gran parte del mondo. «Al momento non assistiamo a un crisi sistemica del debito sovrano, ma il rischio che si affronta è di rilievo». Gita Gopinath, vicedirettrice del Fondo monetario internazionale, ha gettato acqua sul fuoco per quel che riguarda i timori di una crisi legata al debito, ma non ha tolto il segnale di allarme.

Intervenendo ad un panel del WEF dedicato al debito globale, Gopinath ha tracciato un quadro di luci e ombre su questo versante. Secondo i dati dell’Institute of International Finance nel 2021 il debito mondiale ha raggiunto i 303 mila miliardi di dollari. Nella cifra sono compresi sia i debiti privati (imprese, finanza, famiglie) sia i debiti sovrani, cioè pubblici. Il livello di indebitamento complessivo resta dunque elevato e la questione riguarda certamente i Paesi sviluppati ma anche i Paesi emergenti. Se da un lato è vero che in una parte delle nazioni si sta attuando una graduale diminuzione del debito dopo gli aumenti nel 2020 pandemico, dall’altra occorre considerare che questa marcia ha dei limiti e che i tassi di interesse vanno verso aumenti, ha detto Gopinath. L’inflazione più alta lima l’indebitamento reale, ma l’uscita dai tassi ai minimi, necessaria per evitare un’inflazione troppo elevata, rende in prospettiva maggiore il costo del debito. Di qui, anche, la necessità di non abbassare la guardia sul versante della massa dei debiti.

«Le misure fiscali durante la pandemia si sono rivelate necessarie»

Al panel «The Outlook for Global Debt» ha partecipato anche il ministro italiano dell’Economia Daniele Franco. Il debito pubblico serve a contrastare le crisi e andrebbe ridotto nelle fasi di miglioramento dell’economia «e noi non vediamo l’ora che sia così», ha affermato Franco. «Le misure fiscali messe in campo allo scoppio della pandemia – ha aggiunto - hanno permesso di attenuare l’impatto sulle imprese e sulle famiglie. Ora però il debito sta scendendo e ci aspettiamo un periodo in cui il rapporto tra debito e prodotto interno lordo continui a scendere». Se la via è questa, occorre tuttavia anche considerare gli ostacoli presenti nel percorso di riduzione del debito. «Affrontiamo un balzo dei prezzi dell’energia che fa salire l’inflazione – ha detto il ministro italiano– e questo porta a un cambiamento della politica monetaria. Inoltre, c’è l’impatto della guerra in Ucraina. Ciò rende il ritorno delle politiche fiscali alla normalità più difficile, ma dobbiamo comunque muoverci in quella direzione. Va anche ricordato che il costo medio del debito pubblico sulle nuove emissioni è in declino, perché andiamo a sostituire titoli con tassi di interesse superiori. Servono comunque, certamente, prudenza fiscale e politiche per stimolare la crescita».

«I tassi saliranno, dobbiamo capire con che velocità»

Tassi di interesse, appunto, e qui sta una delle chiavi principali di questa fase, sia per le economie più in generale sia per il capitolo specifico dei debiti. «Dopo un periodo prolungato di tassi di interesse molto bassi o negativi– ha affermato ancora Franco – ora ci si sta muovendo. Che i tassi saliranno ormai lo sappiamo tutti, la questione è la velocità con cui saliranno». Riferendosi in particolare all’Eurozona, il ministro dell’Economia ha messo l’accento sulla complessità del passaggio per la Banca centrale europea. «La BCE – ha detto Franco – dovrà equilibrare la necessità di riportare sotto controllo l’inflazione con la necessità di evitare un’altra recessione in campo europeo, si tratta di un esercizio di equilibrio difficile». Se l’inflazione sta salendo in quasi tutto il mondo, c’è però anche il fatto che in questo scenario ci sono meccanismi specifici diversi tra loro. «Negli Stati Uniti – ha affermato il ministro – l’alta inflazione è spinta soprattutto dalla forte domanda arrivata dopo la crisi pandemica. Nell’area dell’euro è spinta invece soprattutto dall’offerta. In Europa l’inflazione è causata in larga misura dall’aumento dei prezzi dell’energia e dobbiamo focalizzarci anzitutto su questo».

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