L'intervista

«I mercati non sembrano credere alle valutazioni della BCE»

A tu per tu con GianLuigi Mandruzzato, economista senior presso EFG
Generoso Chiaradonna
02.02.2023 22:15

Oggi la Banca centrale europea ha portato il tasso d'interesse di riferimento al 3%. Ne abbiamo parlato con GianLuigi Mandruzzato, economista senior presso EFG.

I mercati finanziari hanno reagito in modo positivo all’aumento dei tassi. Di solito avviene il contrario.
«La Banca centrale europea (BCE) non ha, per una volta, sorpreso negativamente i mercati favorendo così l’ottimismo degli investitori che hanno spinto al rialzo i prezzi delle azioni e delle obbligazioni. In particolare, sono scesi violentemente i rendimenti dei titoli di Stato della cosiddetta periferia dell’area euro, con il rendimento dei titoli di Stato italiani (BTP decennale) in picchiata di 40 punti base».

Anche dopo l’annuncio di mercoledì della Fed si è verificata la stessa cosa. Come si spiega?
«La reazione dei mercati è stata comunque inattesa. Lo evidenzia anche dal calo dell’euro che ha perso molto del terreno guadagnato ieri nei confronti del dollaro USA. Questo è accaduto nonostante la BCE abbia alzato i tassi di 0,50%, mentre la Federal Reserve americana li ha aumentati solo di 0,25%. Inoltre, la BCE ha preannunciato una mossa di simile grandezza a marzo e altri rialzi nei mesi successivi, mentre la Fed è apparsa più propensa a condizionare le mosse future all’evoluzione dei dati economici».

Non è considerata una stretta.
«Visto l’insieme delle decisioni prese sulle due sponde dell’oceano e delle indicazioni sulle mosse future sarebbe stato lecito attendersi una risposta diametralmente opposta dai mercati. Invece, più la presidente Lagarde esponeva la determinazione della BCE a inasprire la condizioni finanziarie più i mercati salivano e l’euro scendeva».

Eppure l’inflazione nella zona euro rimane a livelli elevati e la continuazione della stretta appare plausibile.
«La realtà sembra quindi essere che i mercati non credono alle valutazioni della BCE circa la necessità di alzare ancora aggressivamente i tassi di interesse e di mantenerli elevati per un periodo prolungato».

E in tutto questo, come si colloca la Banca Nazionale Svizzera?
«Paradossalmente, la perdita di credibilità della BCE può giovarle nella misura in cui potrebbe favorire un rafforzamento del franco anche contro l’euro. Il Presidente Thomas Jordan ha spesso ricordato il ruolo chiave che la valuta svolge per contenere le pressioni sui prezzi importati. Se un aumento dei tassi appare probabile alla riunione di marzo, la BNS potrebbe però optare per un approccio più graduale, simile a quello adottato dalla Federal Reserve».

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