Banca nazionale

«I tassi negativi resteranno anche in futuro»

Il membro del direttorio della BNS Fritz Zurbrügg ha affermato che l’istituto è consapevole dei problemi che si verificano quando il livello scende al di sotto di una certa soglia - Maxime Botteron: «Non c’è scelta: è l’ambiente globale a dettare questa strategia»
Le scelte di politica monetaria sono sempre controverse e delicate. Ma spesso sono dettate da condizioni internazionali. ©KEYSTONE/Anthony Anex
Roberto Giannetti
17.11.2020 16:09

Il tema dei tassi negativi in Svizzera rimane al centro dell’attualità economica. Proprio il vicepresidente della Banca nazionale svizzera (BNS) Fritz Zurbrügg ha affermato che anche in futuro sarà possibile che l’istituto persegua una politica monetaria basata su tassi d’interesse negativi. Tuttavia l’istituto è consapevole dei problemi che si verificano quando i tassi scendono al di sotto di una certa soglia.

In dichiarazioni rilasciate lunedì e riportate dalla Reuters, Zurbrügg ha anche ricordato come la BNS stia impiegando quest’anno più denaro per interventi volti ad evitare un rafforzamento del franco.

L’ammontare di questi interventi ha raggiunto livelli elevati: nel solo primo semestre dell’anno sono stati spesi a questo scopo 90 miliardi di franchi, molto di più che nei quattro anni precedenti. «Tuttavia - ha sottolineato Zurbrügg - se il franco si fosse apprezzato maggiormente l’impatto negativo della COVID sull’economia elvetica sarebbe stato ancora più elevato». L’uscita dai tassi di interesse negativa non è per il momento da prendere in considerazione, ha concluso.

Nessuna alternativa

Come valutare la posizione della BNS? «Per l’istituto - spiega Maxime Botteron, economista del Credit Suisse – oggi l’alternativa di aumentare i tassi di interesse sarebbe peggiore del mantenimento al livello attuale. Come dice la stessa BNS, ci troviamo in un ambiente globale di tassi bassi, ossia attorno o sotto lo zero, e non è possibile fare altrimenti. Ma questo crea problemi, per esempio alle casse pensioni. Tuttavia, sui tassi che riguardano maggiormente queste ultime, ossia quelli a lungo termine, la BNS ha poca influenza, visto che seguono tendenze globali».

«Comunque noi riteniamo - nota - che anche i tassi a zero in questo momento sarebbero troppo alti per l’economia svizzera. Non abbiamo calcolato quale potrebbe essere di preciso il tasso di equilibrio, visto che è difficile farlo per un Paese, come la Svizzera, che ha un mercato dei capitali aperto. Ma molto probabilmente sarebbe comunque in territorio negativo».

Il peso delle abitazioni sfitte

Tuttavia in Svizzera, e soprattutto in Ticino, ora c’è un allarme per quanto riguarda le abitazioni sfitte, che stanno aumentando e fanno scendere gli affitti e i prezzi. Inoltre si sta ancora costruendo troppo. Come tenere conto di questi effetti negativi sul mercato immobiliare? «In effetti - precisa Botteron - siamo di fronte ad un eccesso di costruzione nel settore immobiliare, e il numero di abitazioni sfitte è destinato ad aumentare ulteriormente, visto che molti investitori indirizzano i propri capitali verso il mattone. Per questo a medio termine non si vedrà l’inflazione aumentare. Infatti gli affitti rappresentano una componente importante dell’indice dei prezzi al consumo e la pressione al ribasso sull’inflazione manterrà i tassi bassi. Si tratta di un circolo vizioso».

Necessari diversi tassi

Si può dire che la Banca nazionale si trova in una «trappola dei tassi di interesse»? Ossia che non riesce a trovare il tasso ideale per il Paese? «Diciamo - rileva - che il problema è che ci sarebbe bisogno di diversi tassi di interesse per i diversi mercati, ossia per quello immobiliare e quello delle azioni e obbligazioni, e non si riescono a separare i vari mercati, visto che non si può impedire ai capitali di passare da uno all’altro. Per il mercato immobiliare ci vorrebbe un tasso più elevato rispetto ai mercati finanziari, ma applicare questo tasso sarebbe dannoso per il resto dell’economia. La BNS ha il difficile compito di dover valutare i costi e i vantaggi dei tassi di interesse attuali per l’insieme dell’economia».