Tendenze

Il mercato del lavoro arranca, in Ticino calano i frontalieri

Nel terzo trimestre impieghi scesi dello 0,1% rispetto ai tre mesi precedenti - Diminuiscono anche i posti liberi - Modenini (AITI): «Molti imprenditori segnalano livelli di occupazione elevati e quindi bisogna aspettarsi un ridimensionamento»
In Svizzera vengono creati meno posti di lavoro. © Keystone/Gaetan Bally
Roberto Giannetti
25.11.2025 06:00

Il mercato del lavoro in Svizzera e in Ticino mostra segni di stagnazione: nel terzo trimestre gli impieghi si sono attestati a 5,5 milioni, con un calo (destagionalizzato) dello 0,1% rispetto ai tre mesi precedenti e un incremento dello 0,1% su base annua. Concretamente in un anno si sono contati 2.800 posti di lavoro supplementari, secondo l’Ufficio federale di statistica (UST). A titolo di confronto, le progressioni annue erano state di 31.500 nel primo trimestre e di 35.400 nel secondo.

Nel periodo l’occupazione è scesa nel settore secondario (-0,7% a 1,1 milioni, pari a -7.600 posti), mentre è salita nei servizi (+0,2% a 4,4 milioni, +10.400 posti). In Ticino si contavano 254.100 posti a tempo pieno o parziale, con un incremento annuo dello 0,4%. Le imprese segnalano anche meno posti liberi: erano 88.400, il 10,5% in meno di un anno prima. La contrazione interessa sia il ramo secondario (-13,4%) che il terziario (-9,6%).

Segnali contrastanti

Ieri è giunta anche la Newsletter Ustat, da cui emerge che nel terzo trimestre del 2025 il mercato del lavoro ticinese mostra segnali contrastanti: l’occupazione diminuisce rispetto allo scorso anno, a causa della stagnazione dei lavoratori frontalieri, mentre i residenti continuano a crescere.

Infatti le oltre 242 mila persone occupate rappresentano quasi 3 mila unità in meno rispetto allo stesso periodo del 2024 e circa 6 mila rispetto al picco del 2023. La diminuzione complessiva non è riconducibile ai residenti, che superano le 169 mila unità e confermano la crescita di circa 1.850 rispetto al 2024 quando il dato risultava immutato rispetto al 2023. L’evoluzione è invece da ricondurre alla riduzione dei frontalieri che sono calati dagli oltre 81 mila del 2023 a poco meno di 80 mila nel 2025, valore simile a quello del 2024.

Come valutare questi dati? Ne abbiamo parlato con Stefano Modenini, direttore dell’Associazione Industrie Ticinesi (AITI). «L’occupazione è sostanzialmente ferma perché una maggioranza sempre più grande degli imprenditori annuncia livelli di occupazione eccessivi. Si prevede dunque un ridimensionamento nei prossimi mesi, anche se questo non significa che le aziende smettano di cercare quei profili specializzati di cui hanno bisogno. È chiaro che se i mercati internazionali, dove la nostra industria esporta gran parte della produzione, sono deboli, ciò si riflette soprattutto sull’occupazione, a partire dai reparti produttivi tipicamente, ma non solo».

«Il tema dei dazi – aggiunge – resta attuale, perché non siamo ancora in presenza di un accordo bensì solo di una lettera di intenti. Non dubito che un accordo fra i due Paesi sarà sottoscritto prossimamente, ma bisogna ancora capire quale sarà per così dire il prezzo da pagare. Ad esempio, quanti investimenti e posti di lavoro saranno dirottati negli USA a scapito della Svizzera, in primo luogo. Credo che gli imprenditori siano preoccupati anche da altri fattori, come la persistente forza del franco svizzero, che soprattutto per le PMI esportatrici è un problema. Sì certo, l’economia svizzera resta competitiva e affidabile ma fino a quando i clienti vorranno pagare di più per la qualità dei prodotti elvetici? Detto questo credo che comunque sul medio e lungo termine dobbiamo tutti darci da fare per mantenere in ogni ambito la competitività delle nostre aziende. Un compito che spetta prima di tutto agli imprenditori».

Il fatto di effettuare 200 miliardi di investimenti negli USA come viene considerato dagli imprenditori? «Stiamo parlando – risponde – di investimenti che faranno soprattutto multinazionali e grandi aziende. Non è dunque il campionato nel quale giocano gran parte delle nostre piccole e medie aziende. La questione tuttavia ci deve interessare in quanto molte nostre imprese sono fornitrici di queste grandi aziende. Chiaramente è nostro interesse che questi rapporti continuino nel tempo. Ma stiamo parlando di rapporti che sovente hanno una storia ultra decennale, dunque non fasciamoci la testa prima del necessario».

Difficoltà di reclutamento

Come evolve il numero di frontalieri? Ci sono difficoltà di reclutamento? «L’industria ticinese – nota Stefano Modenini – occupa circa 16.500 frontalieri. È così da quarant’anni a questa parte. Il numero dei frontalieri nell’industria ha già iniziato a scendere dopo l’introduzione del nuovo accordo fiscale sulla fiscalità dei frontalieri e la dinamica continuerà man mano che i cosiddetti vecchi frontalieri andranno in pensione. D’altra parte le difficoltà di reclutamento sono simili anche sul mercato del lavoro interno, quindi residenti. Le ragioni sono diverse, non solo legate al tema delle retribuzioni ma anche a un atteggiamento differente verso gli impegni di lavoro, la richiesta in aumento di lavoro a tempo parziale, la necessità di disporre di servizi per bilanciare il lavoro con gli impegni familiari ecc. Credo che il tema della ricerca di personale sia già oggi la preoccupazione principale delle aziende».

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