Il mercato del lavoro svizzero continua a raffreddarsi

I dati sulla disoccupazione diffusi a cadenza mensile dalla Seco, la Segreteria di Stato per l’economia, fotografano una situazione puntuale, di un determinato periodo di tempo, di un fenomeno - le persone iscritte agli uffici di collocamento - che sono per definizione un flusso e non un dato stock che si perpetua. In pratica si tratta di un fenomeno dinamico che cambia a seconda dei mesi, delle stagioni e del punto in cui si trova il ciclo economico. Più che sul dato percentuale - piccolo o grande che sia (in Svizzera è in Ticino i tassi di disoccupazione sono bassi rispetto ad altre realtà) - bisogna concentrarsi sulla tendenza e sulla velocità con cui si va in una direzione o in un’altra. Il numero di disoccupati cresce o diminuisce? Il mercato del lavoro è sufficientemente dinamico da assorbire schock puntuali e magari localissimi come crisi aziendali, fusioni o delocalizzazioni? Oppure, quali sono le figure professionali più ricercate? Per fare questa analisi, sono molto più interessanti dal punto di vista economico le prospettive del mercato del lavoro.
Fine del boom post Covid
Secondo l’Adecco Group Swiss Job Market Index, un indice realizzato dalla collaborazione tra l’Osservatorio del Servizio di monitoraggio del mercato del lavoro dell’Università di Zurigo e il Gruppo Adecco Switzerland - socièta leader nel reclutamente di personale fisso e interinale, il mercato del lavoro si sta raffreddando rapidamente. Prosegue, infatti, la tendenza al ribasso anche nel secondo trimestre dell’anno. Rispetto allo stesso trimestre dello scorso anno il numero di posti vacanti è diminuito dell’11% a livello nazionale. Questo non vuol dire che da domani si allungheranno improvvisamente le fila davanti agli uffici di collocamento, ma soltanto che l’eccezionalità del periodo post Covid, caratterizzato da un’ampia offerta di posti di lavoro, sta terminando e ci si avvicina sempre più ai livelli di prima della pandemia. Sono particolarmente colpiti dal calo della domanda (ovvero dal lato delle imprese, ndr) i lavori d’ufficio, quindi il personale di segreteria e gli specialisti in professioni sanitarie, quali ad esempio gli infermieri specializzati. Nella Svizzera tedesca i posti vacanti in questi ambiti sono diminuiti del 12%; nella Svizzera francese e in Ticino del meno 8%. Lo sviluppo occupazionale nelle diverse categorie professionali presenta un quadro misto. Su 14 categorie professionali, solo per la manodopera qualificata del settore dell’edilizia principale e secondaria (imbianchini, idraulici ed elettricisti) è evidente una tendenza chiaramente positiva con un aumento del 10% rispetto al primo semestre del 2023.

Altrettanto degno di nota il fatto che la flessione della domanda interessi in modo particolare le professioni sanitarie con un titolo accademico (personale medico specialistico, ergoterapisti o personale infermieristico qualificato). Rispetto alla prima metà del 2023 questa categoria registra una flessione degli annunci di lavoro pubblicati del 19%. Questo sviluppo è tanto più sorprendente in quanto queste professioni - in particolare gli infermieri - avevano registrato negli ultimi anni costanti sviluppi. Una possibile spiegazione - scrivono gli esperti di Adecco e dell’Università di Zurigo - è da ricercare nei piani di risparmio annunciati da alcuni ospedali.

Marcel Keller: «Il potenziale dell’IA c'è»
Una tendenza al ribasso della domanda è riscontrabile anche nel settore informatica. Anche in questo caso la ragione è economica. Gli alti tassi d’interesse ostacolano gli investimenti in IT. La congiuntura inoltre è debole, spiegano ancora. Ma siamo comunque in un periodo storico dominato dall’innovazione tecnologica. Le iniziative imprenditoriali sull’intellingenza artificiale non mancano. «Gli imprenditori riconoscono il potenziale dell’intelligenza artificiale (IA) per trasformare il mercato del lavoro e aumentare l’efficienza aziendale», ci spiega Marcel Keller, CEO di Adecco Group Switzerland che precisa come «la chiave sia di usare l’IA in modo corretto, combinando l'intelligenza tecnica con l’intelligenza emotiva umana per creare efficienza senza perdere il valore umano nel processo lavorativo».

Non bisogna però immaginare che il percorso dell’IAsia netto senza inciampi. Anche dal punto di vista del lavoratore ci sono resistenze. «Da un lato c'è l’elemento sempre presente della paura di perdere il posto di lavoro, ma dall’altro si tratta anche di trovare i casi d’uso migliori e più efficienti di come l’IA possa essere usata in modo sensato in azienda». «Cosa ha senso e cosa no? Dove sono i limiti? Quanto è importante l’autenticità? Come possiamo garantire che la sicurezza e la fonte dei dati siano sempre corrette?» , si chiede Keller che precisa:«È importante trovare un equilibrio e un ‘contratto sociale’ tra dipendenti, datori di lavoro e Stato per promuovere la riqualificazione e l’aggiornamento professionale e sfruttare così la digitalizzazione e l’intelligenza artificiale come un'opportunità».
Da punto di vista tecnico le giovani generazioni hanno una buona base. «Tuttavia, ciò che tutti noi dobbiamo imparare meglio, soprattutto i più giovani, è la consapevolezza e l'importanza delle fonti e di come citarle. Solo se si renderà sempre trasparente la provenienza e la fonte delle informazioni, l’intelligenza artificiale sarà in grado di aiutarci».