L'intervista

«Il modello economico tedesco è di fronte a una sfida epocale»

La Germania nel 2024 ha vissuto il secondo anno di recessione. Sulle le prospettive economiche del Paese abbiamo parlato con Norman Villamin, Group Chief Strategist di Union Bancaire Privée
La competitività dell’automotive tedesco soffre per i costi dell’energia, saliti a seguito della guerra in Ucraina. © DPA/Hendrik Schmidt
Roberto Giannetti
06.02.2025 06:00

La Germania nel 2024 ha vissuto il secondo anno di recessione. Quali sono le prospettive economiche del Paese? Ne abbiamo parlato con Norman Villamin, Group Chief Strategist di Union Bancaire Privée (UBP).

A vostro avviso quali sono i principali motivi della deludente performance economica di quella che una volta veniva definita la locomotiva europea?
«Una serie di shock si è abbattuta sull’economia tedesca negli ultimi anni. Il più evidente è il cambiamento nell’approvvigionamento energetico che la Germania ha dovuto affrontare a seguito dell’invasione dell’Ucraina da parte della Russia. I costi elevati dell’energia hanno reso la manifattura, che è il cuore dell’economia tedesca, sempre meno competitiva su scala globale. Inoltre, i produttori tedeschi, soprattutto nel settore automobilistico, si sono trovati spiazzati dal crescente orientamento della Cina, loro fondamentale mercato di sbocco, verso le auto elettriche e, più in generale, verso fornitori industriali nazionali».

A soffrire è soprattutto il settore industriale, visto che nel 2024 la produzione è diminuita e il valore aggiunto lordo è calato significativamente (-3%). Recentemente voi avete affermato che il modello di business tedesco, basato sulla «trasformazione» di energia a basso costo in auto, è andato in crisi. Quanto è grave questa crisi e quali conseguenze potrà avere in futuro?
«La crisi è realmente seria ed esige un cambiamento strutturale nell’economia tedesca. La situazione è analoga a quella affrontata dagli Stati Uniti negli anni Settanta e Ottanta, quando la sfida era rappresentata dai prezzi elevati dell’energia in concomitanza con l’affacciarsi del Giappone come potenza industriale. Così come ha fatto l’America, anche la Germania deve focalizzare la sua economia su nuovi settori ad alto potenziale di crescita che stimolino l’attività e l’occupazione mentre ristruttura e riforma i suoi settori tradizionali».

I dazi annunciati da Donald Trump anche per gli «alleati» europei potrebbero rappresentare un grande ostacolo per il settore tedesco delle esportazioni. Come vedete questa minaccia?
«Riteniamo fondata la minaccia che l’America imponga dazi ai suoi alleati europei. Sebbene l’attenzione di Trump si sia fino ad oggi concentrata su Cina, Canada e Messico con i loro cospicui avanzi commerciali nei confronti della maggiore economia del mondo, l’UE si colloca appena dietro a questi «leader» e la Germania è in testa all’interno dell’UE con il suo avanzo commerciale. A nostro avviso è quindi improbabile che l’UE e la Germania possano sottrarsi a un confronto con il nuovo presidente americano. Tenuto conto che il deficit di bilancio degli Stati Uniti supererà probabilmente i 2 mila miliardi di dollari nel 2025 e che il presidente Trump sarà poco propenso ad aumentare le tasse o a tagliare la spesa per stabilizzare il disavanzo, la nuova amministrazione americana prospetterà probabilmente dazi ad ampio raggio per raccogliere entrate significative nel tentativo di tenere sotto controllo gli eccessi nella spesa pubblica. Ciò induce a ritenere inverosimile che un cambio di rotta nelle esportazioni tedesche dalla seconda economia mondiale (la Cina) alla prima (gli Stati Uniti) abbia successo, pertanto i decisori politici tedeschi ed europei dovranno guardare sempre più al proprio interno, verso la crescita della domanda in Europa, per sostenere le loro economie.

Esiste anche un problema geopolitico, visti i forti legami economici della Germania con la Russia e con la Cina. In che modo la strategia internazionale della Germania influisce sull’economia del Paese?
«Un riorientamento del modello economico della Germania potrebbe comportare anche un cambiamento nella natura delle sue relazioni storiche con la Russia e la Cina. Alla luce soprattutto delle invasioni dell’Ucraina da parte della Russia in particolare nel 2014 e nel 2022 e della dinamica mutevole tra Stati Uniti e Cina, le mutate priorità di sicurezza nazionale, unitamente all’evoluzione delle relazioni economiche, forgeranno un nuovo equilibrio per la Germania e le sue principali controparti globali. La sicurezza nazionale è sempre più oggetto di attenzione, quindi è probabile che emerga la necessità di trovare un compromesso tra le due priorità».

Quali effetti ha avuto e potrebbe avere in futuro la frenata dell’economia tedesca sulla Svizzera?
«Fortunatamente per la Svizzera, l’economia elvetica ha imboccato un nuovo corso oltre un decennio fa nel bel mezzo della crisi dell’euro che ha travolto l’area della moneta unica nel 2011. Orientarsi verso gli Stati Uniti si è rivelato vincente, in quanto le economie continentali hanno stentato a riprendersi dalla crisi e l’economia cinese ha avviato un programma di riforme e ristrutturazioni interne che hanno pesato sulla crescita. Se le sfide economiche dei suoi Paesi vicini avranno sicuramente un impatto sull’economia elvetica, quanto avvenuto nell’ultimo decennio induce a credere che i decisori politici siano ben equipaggiati per attutire l’impatto a livello nazionale e riposizionare continuamente l’economia in un contesto europeo e globale in perenne evoluzione».