Incontri

Il «Plan B» della Città di Lugano apripista dell'innovazione digitale

Il Comune sulle rive del Ceresio rivendica il suo ruolo pionieristico nella blockchain
© CdT/Chiara Zocchetti
Gian Luigi Trucco
04.09.2025 06:00

Il Plan B non è stato solo il lancio della prima criptovaluta «municipale», ma si inserisce in un progetto più ampio, le cui prospettive sono state illustrate dal sindaco di Lugano, Michele Foletti, nel tradizionale incontro di fine estate organizzato martedì scorso dalla Banca Cramer & Cie. «Un percorso articolato e in crescita, in un’ottica di innovazione che vedeva già 40 anni fa l’Istituto Dalle Molle protagonista di quel mondo dell’intelligenza artificiale oggi alla ribalta», ha affermato Foletti, ricordando la nascita, nel 2019, del Laboratorio Urbano, la collaborazione con Supsi e Swisscom, la fase buia della pandemia e l’esigenza di portare le persone in città. Da qui l’idea My Lugano, il lancio del LVGA in forma di cashback e il ruolo di fidelizzazione che l’iniziativa ha svolto.

Da queste basi il passo verso una Blockchain e una criptovaluta locale è stato breve, favorito dal contatto con Paolo Ardoino, CEO di Tether e di altre istituzioni con il ruolo di «nodi» volti ad assicurare autorevolezza.

«A quel punto il Comune di Lugano era diventato il primo ente pubblico, a livello mondiale, a cimentarsi in una tale iniziativa, con una risonanza globale», ha aggiunto Foletti. Il successo è stato dimostrato dall’enorme partecipazione agli eventi, fino a 2.600 presenze, con specialisti provenienti da ogni parte del mondo.

Più tiepida l’accoglienza iniziale del piano da parte della piazza finanziaria «tradizionale». Presto, tuttavia, alcune banche e family office si sono affacciati, interessati all’iniziativa, mossi soprattutto dalle richieste della loro clientela più giovane.

Oggi il «piano» vuol dire collaborazioni di rilievo a livello accademico ed istituzionale, formazione internazionale, borse di studio, creazione a Lugano di competenze tecniche di alto livello e di posti di lavoro qualificati, attrazione in Ticino di molte aziende del settore, 450 punti vendita collegati e 20 mila utilizzatori della moneta digitale, anche se ne aumenta la tesaurizzazione.

Un punto che Foletti ha sottolineato è quello della visibilità positiva dell’iniziativa, con riscontri che per il 50% vengono dagli USA, in misura maggiore rispetto ai dati della blasonata «cryptovalley» di Zugo.

Che cosa c’è nel futuro del Plan B luganese? Il partner Tether, che ha raggiunto una capitalizzazione di oltre 160 miliardi di dollari, sta diversificando la propria attività in varie aree tecnologiche ed educative, che presumibilmente coinvolgerà anche l’iniziativa luganese, con la nascita di una nuova Blockchain realizzata in collaborazione con Avaloq, in grado di supportare i notai nella loro interazione con la Divisione delle contribuzioni, di favorire la catalogazione e la certificazione di opere d’arte in collaborazione con la Fondazione Pomodoro e altro ancora. Fra le novità anche un bonus culturale per i giovani da utilizzare per acquisti e servizi selezionati.

Tuttavia, per Foletti, il fintech svizzero è penalizzato nel confronto internazionale a causa delle norme troppo restrittive imposte dalla Finma, a fronte di un approccio più aperto della BNS e una maggiore convergenza fra decisioni politiche e degli organi di regolamentazione sarebbe auspicabile.

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