Assemblea

Il progresso umano avanza nonostante la «permacrisi»

I cambiamenti tecnologici ed economici spaventano e spengono le prospettive future — Marina Masoni (Ticinomoda): «Ma incertezza e instabilità sono intrinseche alla vita» — Il settore del fashion non ha abbandonato il Ticino
© Ti-Press / Alessandro Crinari
Generoso Chiaradonna
23.05.2023 23:45

La parola «permacrisi», neologismo di matrice anglofona traducibile in italiano come «crisi permanente», è riecheggiata più volte durante l’assemblea di Ticinomoda, l’associazione delle imprese attive nel settore tessile e più in generale del mondo fashion. Settore, o meglio metasettore, che ha resistito alle turbolenze degli ultimi tre anni contraddistinti dall’emergenza COVID. «Alcune imprese hanno chiuso, altre si sono strasferite, ma tante sono rimaste qui e si sono trasformate mantenendo impieghi e redditi», ha precisato Marina Masoni, presidente di Ticinomoda. L’occupazione globale tra le imprese associate è rimasta infatti stabile. Questo per ribadire che il mondo della moda non è in via di dismissione. Durante l’assemblea che si è tenuta questa sera a Lugano presso il LAC è stata anche annunciata l’istituzione di un premio per il miglior lavoro di master di studenti sia USI sia di SUPSI che abbia per oggetto la moda. Marina Masoni, presidente di Ticinomoda, ha ricordato che a gennaio di quest’anno è partita la seconda edizione del Master in Fashion Innovation in collaborazione tra le imprese del metasettore e la SUPSI stessa. Un modo per sottolineare il legame tra mondo produttivo e territorio.

Da un secolo all’altro

Riallacciandosi però alla parola dell’anno 2022, secondo il dizionario inglese Collins, Marina Masoni si è chiesta se veramente la nostra epoca - almeno nel mondo occidentale - stia attraversando «un periodo nuovo di crisi ravvicinate, tensione permanente ed emergenze sovrapposte». Leggendo i giornali e scorrendo i siti di notizie sul nostro smartphone appare così: la nostra contemporaneità non incita all’ottimismo. «Ho seri dubbi che sia veramente così», ha proseguito Marina Masoni ricordando che «l’incertezza e l’instabilità sono intrinseche alla vita e a qualsiasi attività umana». «Nell’idea che una crisi permanente sia una novità del terzo millennio giuoca certamente un ruolo una naturale dose di egocentrismo umano e la debolezza della nostra memoria storica che fa pensare a ogni generazione e a ogni tempo di essere unici e nuovi», ha continuato prendendo ad esempio storico quanto avvenuto cento anni fa e confrontandolo con l’oggi. «Per l’Europa i primi 23 anni del terzo millenio sono stati peggiori dello stesso periodo del Novecento?», si è chiesta. La risposta è no. «L’epidemia di influenza spagnola tra il 1918 e il 1920 - per rimanere all’evento che più somiglia a quanto vissuto globalmente tre anni fa - fu ben più drammatica di quella di coronavirus. Per non parlare del fenomeno dell’inflazione», ha continuato la presidente di Ticinomoda. Tra il 1914 e il 1923 la Svizzera oscilla tra deflazione e inflazione, che arriva a superare il 20% l’anno. L’inflazione complessiva nello stesso periodo fu del 61,7%. In Germania i prezzi aumentarono del 600% l’anno, in Italia del 300% e in Austria del 1.000%. Dal punto di vista geopolitico, infine, la situazione di tensioni e guerre non era migliore dell’attuale. Il malessere nelle società occidentali però c’è, o perlomeno è percepibile come tale. Basta pensare alla forza distruttiva della tecnologia o dell’intelligenza artificiale che mina tante certezze. «Se la “permacrisi” è davvero qui, dobbiamo seriamente lavorare per creare strumenti con cui le liberaldemocrazie la possano affrontare», risponde Masoni rimanendo nell’esempio storico. «Conosciamo cosa è avvenuto un secolo fa. A noi tocca cercare di scongiurare i rischi e le tentazioni totalitarie, antidemocratiche e illiberali». Un rischio sempre latente in momenti di cambiamenti epocali. «Dobbiamo aggiornare le liberaldemocrazie, rimanendo società aperte e pluraliste», ha concluso. Ospite dell’assemblea il consigliere di Stato e direttore del DFE Christian Vitta che ha ribadito la necessità di riforme fiscali. Riforme auspicate anche da Ticinomoda. Il professor Andrea Mingardi dell’Università IULM di Milano e direttore dell’Istituto Bruno Leoni ha invece concluso l’evento con una relazione dal titolo emblematico e in linea con il discorso sulla «permacrisi» di Marina Masoni: «Dacci la nostra apocalisse quotidiana. Perché, anche se non ce ne accorgiamo, il bicchiere è mezzo pieno».