Streaming

Il senso di Microsoft che compra Netflix

È l'affare più atteso del 2023 da analisti finanziari e investitori — Si materializzerà? Ecco i presupposti
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Stefano Olivari
14.01.2023 18:15

Microsoft compra Netflix: dopo le anticipazioni natalizie della Reuters questo è davvero diventato l’affare più atteso del 2023 da analisti finanziari e investitori. Non significa che di sicuro si materializzerà, ma certo ci sono tutte le condizioni finanziarie e di mercato perché i due colossi tech si uniscano, cambiando il nostro modo di trascorrere il tempo libero. Magari anche senza Microsoft e Netflix…

Il CEO Nadella

L’azienda che tutto il mondo identifica con Bill Gates, anche se ne è stato soltanto il cofondatore e dal 2014 non ha più cariche operative né una quota significativa di azioni, da quando al potere c’è l’attuale CEO Satya Nadella ha iniziato una politica di acquisizioni massiccia, con una strategia chiara: riempire il mondo Microsoft di contenuti. Così, da LinkedIn (26 miliardi di dollari, nel 2016) alla contestata operazione Activision Blizzard (68,7 miliardi), tuttora nel mirino della Federal Trade Commission statunitense, non si è badato a spese per dare a Microsoft un’immagine che in ‘managerese’ si potre definire smart. Proprio lo stallo per Activision ha dato un’accelerata al discorso Netflix, visto che la piattaforma di streaming ha nel settore dei videogiochi una delle sue principali linee di sviluppo. Pensiamo soltanto a cosa significherebbe aggiungere Netflix di default a centinaia di milioni di computer Windows e di Xbox… Fra l’altro Microsoft e Netflix stanno già lavorando insieme, visto che Microsoft è l’advertising partner di Netflix per i i suoi abbonamenti in cui gli utenti accettano pubblicità. Senza contare che Brad Smith, dal 2015 presidente Microsoft, è nel consiglio di amministrazione anche di Netflix.

Perché Netflix

Il 2022 è stato il primo anno dal 2012 in cui le azioni Microsoft non hanno fatto meglio dell’S&P 500, meno 29% contro il meno 19 dell’indice, non è un grande segnale anche se tutte le big tech sono andate male. Detto questo, comprare Netflix costerebbe quasi 200 miliardi di dollari, con un realistico premio del 30% rispetto alle quotazioni di mercato. Un investimento sostenibile per Microsoft, che nel 2022 ha avuto un fatturato di 198 miliardi ed un utile operativo di 83, trainata da Azure (cioè dal cloud) e anche dagli stessi videogiochi. In termini di revenue annuali Netflix vale circa un settimo di Microsoft ma il suo business è molto più aleatorio: non tutte le serie prodotte sono Squid Game, ma tutte costano sempre di più. Per il 2023 si prevede che le produzioni originali Netflix costino 20 miliardi di dollari in totale, ma è evidente che il vero patrimonio sono i 225 milioni di abbonati, in gran parte del mitico target socio-economico medio-alto. È evidente l’utilità di questa Microsoft diversificata di legare tutte queste persone a sé, magari anche in perdita, in maniera non dissimile da quanto fa Amazon.

Videogiochi

L’operazione Microsoft-Netflix è anche figlia del quasi fallimento della già citata Microsoft-Activision Blizzard, attualmente con buone prospettive di fallire. La semplice unione del Game Pass di Microsoft a Netflix darebbe a questa nuova entità una potenza di fuoco nel settore dell’intrattenimento che nessun altro avrebbe, differenziandosi da tutte le piattaforme di streaming adesso in pista, proponendo videogiochi, film e serie, e unendo così davvero tutta la famiglia. Un gigante a livello hardware, software e produttivo che potrebbe essere contrastato in prospettiva soltanto da Sony: Xbox e PlayStation capitani, anzi capitane, di due eserciti che si contenderanno il nostro tempo libero.

Amazon e gli altri

Il 2023 dello streaming sarà pieno di sorprese, al di là del discorso Microsoft-Netflix, perché ogni gigante pensa di avere buone carte in mano, ma inevitabilmente qualcuno (o tutti tranne uno) perderà. Amazon Prime Video viene da un 2022 di successi pagati a caro prezzo, dal Thursday Night Football allo spinoff del Signore degli Anelli. Amazon di sicuro intensificherà anche la sua attività da produttore cinematografico, finora non brillantissima per scelte artistiche e gradimento del pubblico. L’azienda di Jeff Bezos vuole arrivare a produrre 15 film all’anno, con un budget medio da 100 milioni di dollari, da mandare nei cinema prima ancora che sulla piattaforma. Senza contare le serie originali, come l’attesissima Blade Runner 2099. Curiosità per le mosse di Disney+, dopo il ritorno del CEO Bob Iger: la piattaforma ha 164,2 milioni di abbonati e vuole raggiungere quota 230 milioni in un totale di 160 paesi, entro il 2024: un grande obbiettivo, ma il pubblico è sempre quello e finora Disney+ dal punto di vista finanziario è un disastro finanziato con i soldi della Disney tradizionale, un po’ come avviene con il Metaverso e Facebook. La direttrice di sviluppo di AppleTV+ sarà invece lo sport: a febbraio l’azienda guidata da Tim Cook lancerà lo MLS Season Pass per seguire tutte le partite della lega calcistica statunitense.

Top Gun

Paramount+ ha chiuso il 2022 con 46 milioni di abbonati a livello globale, grazie soprattutto alla nuova partnership con Walmart+, che ha dichiarato di avere 16 milioni di abbonati, e all'offerta del suo abbonamento premium su Roku Channel e YouTube. La piattaforma ha registrato un numero record di sottoscrizioni di abbonamenti a novembre, in occasione della prima della sua ultima serie di successo, Tulsa King, con Sylvester Stallone. In prospettiva Paramount+ prevede di raggiungere 100 milioni di abbonati entro il 2024 e di aumentare la spesa per i contenuti in streaming a 6 miliardi di dollari, rispetto ai 2 miliardi del 2022. Ha anche in programma di espandere la crescita internazionale, che prevede 150 titoli originali internazionali entro il 2025: tanti i film ad alto budget, come il gioiello Top Gun: Maverick, successo in sala ma trainante anche per il pubblico da divano. Anche qui si parla di fusione entro metà 2023, in questo caso con Showtime, quindi è evidente che l’obbiettivo siano sempre di più i contenuti. La logica dice che non è possibile che tutti crescano a colpi di decine di milioni di abbonati l’anno, visto che gran parte dei nuovi nati del pianeta ha problemi diversi dallo streaming, e che il 2023 vedrà sì operazioni clamorose, come potrebbe essere Microsoft-Netflix, ma anche altrettanto clamorose ritirate.