«Il settore privato non può assicurare le pandemie»

Signor Helbling, in che modo e in che misura il settore assicurativo è stato colpito dalla pandemia?
«Come associazione non disponiamo ancora di dati consolidati sui danni causati. I risultati semestrali delle nostre società indicano però che si è proceduto al versamento di centinaia di milioni di franchi per sinistri. Durante il confinamento la nostra priorità era quella di adempiere ai nostri obblighi contrattuali nei confronti dei nostri clienti. Da anni, gli assicuratori versano ogni giorno 139 milioni di franchi per sinistri e rendite, prestazioni che siamo riusciti a garantire anche durante la pandemia».
Con la crisi la gente si assicura di meno o di più?
«È ancora troppo presto per pronunciarsi in modo chiaro. Una pandemia simile non si era mai verificata prima in epoca moderna: ha indubbiamente delle implicazioni sul comportamento delle persone e sulla loro propensione al rischio. Le gravi ripercussioni economiche che abbiamo subito non hanno lasciato indenni neppure gli assicuratori privati, con probabili implicazioni sul volume dei premi».
Da mesi si parla del rischio di un’ondata di fallimenti in Svizzera. Dal vostro osservatorio quanto è concreto?
«Molte aziende hanno gestito il primo confinamento facendo capo al sostegno della Confederazione, alle loro riserve e dando prova di un grande sforzo. Un secondo lockdown avrebbe gravi conseguenze per molti imprenditori e interi settori, ragion per cui, nel limite del possibile, è assolutamente necessario evitare un nuovo confinamento».
Avete visto un aumento dei casi di truffa?
«In quanto associazione, non abbiamo ricevuto riscontri in questo senso dalle nostre società affiliate».


Con le misure prese dalla BNS è probabile che i tassi resteranno a lungo negativi. Il settore assicurativo quale strategia sta adottando?
«I bassi tassi d’interesse limitano enormemente il margine di manovra. Il cosiddetto ‘terzo contribuente’, ossia i rendimenti degli investimenti finanziari, è però estremamente rilevante per la previdenza vecchiaia. È imperativo e urgente procedere alla riduzione dell’aliquota di conversione. Il tasso d’interesse minimo della LPP non è realistico perché troppo elevato; lo facciamo presente a Berna anno dopo anno, ma il nostro appello resta inascoltato».
Gli istituzionali, fra cui le assicurazioni, sono fra i principali responsabili dell’eccesso di costruzioni nel settore immobiliare. Non avete paura che questo squilibrio vi scoppi in mano?
«Le strategie d’investimento sono di competenza dei singoli assicuratori, che sono tenuti ad investire i fondi ricevuti dagli assicurati nel miglior modo possibile. Il precitato contesto con bassi tassi d’interesse li costringe ad investire laddove è possibile conseguire dei rendimenti per i loro clienti. Se il legislatore e la Finma concedessero agli assicuratori privati un maggiore margine di manovra per gli investimenti, anche noi potremmo investire in modo diverso».
In primavera le assicurazioni sono state coinvolte in numerose dispute legali perché non volevano pagare i premi alle aziende, affermando che erano responsabili solo per i danni delle epidemie e non delle pandemie. Non è emersa un’immagine di partner poco affidabili per il tessuto economico?
«Il settore assicurativo ha mantenuto le sue prestazioni anche durante il confinamento. È comprensibile però che gli assicuratori siano stati criticati per l’assicurazione ‘interruzione d’esercizio’. L’ordine giunto da Berna di chiudere le aziende da un giorno all’altro è stato uno shock per tutte le PMI interessate, ma una pandemia è un evento non assicurabile. Stimare i rischi e calcolare i premi adeguati è un lavoro di precisione e obbliga a rispettare queste regole».
Per il futuro, soprattutto con la seconda ondata in arrivo, avete elaborato una copertura maggiore contro la pandemia?
«Le pandemie non sono eventi assicurabili esclusivamente dall’economia privata. Questo vale anche in caso di una seconda ondata. Il consigliere federale Ueli Maurer ha incaricato la Segreteria di Stato per le questioni finanziarie internazionali SFI di esaminare la fattibilità di una soluzione assicurativa. Una soluzione assicurativa in partenariato con la Confederazione presuppone tuttavia un processo politico che può richiedere un certo tempo. Una cosa è certa: una simile assicurazione è possibile solo se lo Stato e gli assicuratori sosterranno insieme i danni. Il settore assicurativo può svolgere un ruolo solo limitato nell’ambito del finanziamento e della compensazione delle perdite legate al rischio pandemico».
Un altro tema caldo è quello dei cambiamenti climatici: in futuro ci saranno dei rischi che le compagnie non copriranno più?
«La sostenibilità è una delle cinque linee d’azione strategiche dell’ASA. Con il primo rapporto sulla sostenibilità il settore assicurativo ha presentato il suo impegno in materia, e unitamente alle altre associazioni di settore, si impegna a favore di una piazza finanziaria sostenibile. L’argomento è di rilievo anche nell’ambito dell’assunzione dei rischi: già oggi, gli assicuratori rinunciano ad assicurare determinate aziende o tecnologie».