In cinque anni lo stipendio di un CEO è raddoppiato

A livello globale negli ultimi cinque anni la retribuzione mediana degli presidenti delle direzioni delle imprese è cresciuta del 50% in termini reali, passando da 2,9 milioni di dollari nel 2019 a 4,3 milioni nel 2024. Un aumento che supera di 56 volte la modesta crescita del salario medio reale (+0,9%), registrata nello stesso periodo nei paesi per cui sono pubblicamente disponibili le informazioni sui compensi degli ad. È quanto riporta un'analisi dell'organizzazione non governativa Oxfam diffusa in occasione del primo maggio.
Nel dettaglio, tra i paesi in cui il campione di imprese analizzate è sufficientemente ampio, emerge che: Irlanda e Germania vantano alcuni tra i Ceo più pagati, con una retribuzione annua mediana rispettivamente di 6,7 milioni e 4,7 milioni di dollari nel 2024; in Sudafrica il compenso annuo mediano dei numeri uno era di 1,6 milioni di dollari nel 2024, mentre in India ha raggiunto i 2 milioni di dollari.
«Anno dopo anno assistiamo allo stesso spettacolo a dir poco grottesco: i compensi dei Ceo crescono vertiginosamente, mentre i salari dei lavoratori in molti paesi restano fermi o salgono di pochi decimali», spiega Mikhail Maslennikov, esperto di Oxfam Italia.
L'analisi di Oxfam si è concentrata inoltre sui divari salariali di genere a livello d'impresa. Esaminando 11'366 imprese di 82 nazioni, che pubblicano informazioni sul tema, si evince che il divario retributivo di genere a livello di impresa si è in media ridotto tra il 2022 e il 2023, passando dal 27% al 22%. Ma tra le 45'501 imprese di 168 paesi con un fatturato annuo superiore a 10 milioni di dollari e che riportano il genere del proprio Ceo meno del 7% aveva una donna nella posizione apicale dell'organigramma aziendale.
Un problema per la democrazia
I divari salariali estremi fra chi è ai vertici delle imprese e i comuni lavoratori rappresentano un problema per la stessa democrazia: lo sostiene Solidar Suisse, commentando uno studio diffuso oggi dall'organizzazione internazionale Oxfam in occasione della festa del lavoro.
La ricerca - che ha considerato a livello globale 1984 aziende (tra cui 60 in Svizzera) con un presidente della direzione che l'anno scorso ha guadagnato almeno 1 milione di dollari - mostra che nello spazio di cinque anni (cioè in relazione al 2019) la retribuzione dei Ceo è aumentata del 50% (al netto dell'inflazione), con una media di 4,3 milioni di dollari, mentre quella dei lavoratori è salita solo dello 0,9%.
Anche nella Confederazione vi è un problema strutturale, secondo Solidar Suisse: persino aziende con fatturati annui inferiori al miliardo di franchi versano buste paga milionarie ai loro vertici. Inoltre solo una delle 60 imprese elvetiche considerate è guidata da una donna e in molte ditte gli uomini guadagnano il 20% più delle loro colleghe femmine, si rammarica l'organizzazione di aiuto allo sviluppo.
«Il divario salariale non è solo un problema di giustizia, è un problema di democrazia», afferma Susanne Rudolf, esperta presso Solidar Suisse. «Mentre i pochi ai vertici si arricchiscono, molti devono fare i conti con l'aumento del costo della vita. E le donne sono particolarmente colpite». Quando la ricchezza si concentra nelle mani di pochi, a risentirne non è solo la coesione sociale, ma anche l'accesso equo ai diritti, alle risorse e alla partecipazione politica. La crescente disuguaglianza economica indebolisce la fiducia nelle istituzioni e mette a rischio la stabilità democratica nel lungo periodo.
Insieme a Oxfam, Solidar Suisse chiede un'azione decisa da parte del mondo politico e delle stesse imprese, anche in Svizzera. Concretamente viene ritenuta necessaria una tassazione equa dei grandi patrimoni, di modo da garantire investimenti nell'istruzione, nell'assistenza, nella protezione del clima e nella giustizia sociale. Serve inoltre un limite legale alle differenze salariali, una maggiore trasparenza sui compensi, nonché il rispetto dei dipendenti e dei sindacati. Occorre poi continuare a puntare sulla cooperazione allo sviluppo, un approccio considerato fondamentale per la lotta contro le disuguaglianze estreme.
Solidar Suisse trae le sue origini dal Soccorso Operaio Svizzero (SOS) fondato nel 1936 dall'Unione sindacale svizzera (USS) e dal partito socialista (PS), una delle prime organizzazioni elvetiche a fornire cooperazione allo sviluppo e aiuto umanitario. Dal 2005 il dipartimento estero di SOS è diventato un'organizzazione indipendente che nel 2011 ha assunto il nome di Solidar Suisse. L'associazione, oggi attiva con numerosi progetti in vari continenti, lotta contro le disuguaglianze estreme e per ottenere condizioni di lavoro dignitose, partecipazione democratica e giustizia sociale.