Ceresio Investors

Investimenti, i rischi geopolitici nemici di opportunità e valore

A Milano, al 23. forum dedicato agli investitori, il tema della Cina e dei cambiamenti economici in atto si è imposto - La crescita è inferiore al passato ma la capacità manifatturiera si sta orientando su produzioni e tecnologie molto più complesse come l’auto elettrica e l’IA
La società cinese sta evolvendo e cresce la classe media. © EPA/ALEX PLAVEVSKI
Generoso Chiaradonna
12.04.2024 23:45

Il detto latino «mala tempura currunt, sed peiora parantur» indicava che si stavano avvicinando tempi bui e che bisognava prepararsi al peggio. Giacomo Foglia, membro del Cda di Ceresio Investors, ha preso a prestito lo stesso motto, ma leggermente parafrasato - «strana tempura currunt» - per introdurre l’annuale Investor’s Forum di Ceresio Investors tenutosi venerdì 12 aprile a Milano nella bella cornice dell’Hotel Principe di Savoia. Ed effettivamente dal punto di vista economico e sui mercati finanziari si stanno vivendo tempi strani. Il contesto geopolitico è e resta pericoloso con due guerre in corso (Ucraina e Israele) dall’esito incerto e ad alto rischio di escalation. Nei prossimi mesi, inoltre, si terranno due elezioni cruciali: il rinnovo del Parlamento dell’Unione europea dove stanno montando i partiti di matrice populista e le presidenziali statunitensi di novembre quando potrebbe esserci la vittoria del redivivo ex presidente Donald Trump su Joe Biden. Sullo sfondo, inoltre, c’è la tensione crescente tra gli stessi Stati Uniti e la Cina. L’economia di quest’ultima ha mostrato segni di rallentamento, o meglio, tassi di crescita inferiori a quanto eravamo abituati. Infine, la sorpresa dell’oro che nonostante mercati finanziari molto tonici e l’inflazione apparentemente in via di soluzione grazie all’aumento dei tassi d’interesse da parte delle banche centrali, ha toccato altri massimi. Oggi i contratti future sull’oro hanno superato i 2.425 dollari l’oncia.

A cercare di diradare la nebbia e spiegare cosa sta succedendo a oltre 300 rappresentanti della comunità finanziaria milanese, ma non solo, all’Investor’s Forum c’era un panel di relatori d’eccezione che conoscono profondamente i mercati dall’Asia agli Stati Uniti passando dall’Europa.

Non ci sono rischi sistemici

Moderati da Mattia Nocera di Ceresio Investors, i gestori di fondi Huimin Wu (Trivest Advisors), Leo Gao (Greenwoods) e Matt Hu (FengHe Asia) hanno fatto una panoramica sull’economia cinese e sulle criticità che sta attraversando, senza negare o minimizzare le tensioni con gli Stati Uniti su Taiwan. È stato però detto che i paragoni e analogie tra Cina-Taiwan e Russia-Ucraina non sono proponibili. Sono storie diverse. Tra i problemi è stato citato l’elevato indebitamento privato e pubblico per il settore immobiliare e che negli anni è cresciuto velocemente. La bolla però è scoppiata e i prezzi stanno correggendo fino a 30-40% dei massimi raggiunti. Crisi, quella immobiliare cinese, che pagano per primi le amministrazioni locali. Non si vedono rischi sistemici o di contagio verso l’estero. Insomma, rimane un problema interno che il Governo di Pechino sta cercando di controllare anche con importanti risorse pubbliche. Per quanto riguarda il mercato finanziario cinese, ha sì perso di valore rispetto ai multipli a cui si era abituati qualche anno fa, ma ha delle potenzialità di crescita importanti. La stessa struttura economica cinese sta cambiando evolvendo verso settori a più alto valore aggiunto come l’intelligenza artificiale, la farmaceutica e il primato mondiale raggiunto in tempi record nel settore delle auto elettriche. Insomma, ci sono valore e opportunità da cogliere per gli investitori occidentali. Bisogna però fare proprio il detto cinese: «La fortuna e la ricchezza vanno di pari passo con il rischio e la paura». È però l’antitesi di un altro proverbio cinese: «Un uomo saggio non sta in piedi quando c’è una guerra». Per dire che sulla Cina avere un atteggiamento contrariante rispetto al senso comune potrebbe riservare sorprese positive. Le incognite sono dai segnali di chiusura e di protezionismo che giungono da Washington e Bruxelles, ma non solo. Al pari delle aziende europee e nordamericane, anche le imprese cinesi sono in pieno processo di on- shoring e re-shoring per quanto riguarda la catena di fornitura che si sta concentrando nell’area e sud-est asiatico e pacifico.

E l’altra parte del mondo come sta? Al Breach (Gemsstock); David Rogers (Castle Hook) e Federico Riggio (Helikon Investments) moderati da Luigi Nardella di Ceresio Investors si sono concentrati sugli Stati Uniti la cui economia è stata definita in vero e proprio boom con il mercato del lavoro in salute. In questa situazione difficilmente la Federal Reserve taglierà i tassi d’interesse anche perché l’inflazione non è stata ancora veramente domata (a marzo era al 3,4% e quella core al 3,8%).