La BNS azzera il costo del denaro

Non si è ancora in territorio negativo, ma poco ci manca: la Banca nazionale svizzera (BNS) ha azzerato il costo del denaro, decidendo di abbassare di 0,25 punti il suo tasso guida, portato allo 0,0%. Si tratta del sesto taglio consecutivo nel ciclo di ribassi iniziato l'anno scorso.
La mossa comunicata alle 09.30 nell'ambito del tradizionale esame trimestrale della situazione economica e monetaria è in linea con quanto atteso dagli analisti, che a larghissima maggioranza (11 su 12 esperti considerati dall'agenzia Awp, 19 su 21 specialisti interpellati da Bloomberg), si aspettavano una riduzione di 25 punti base. C'era però anche qualche esperto che scommetteva su un maxi-taglio di 50 punti base, che avrebbe portato l'indicatore in territorio negativo per la prima volta dal periodo intercorso fra il 2015 e il 2022: qualcosa che molti professionisti reputano ormai probabile, non nell'immediato ma in un futuro non troppo lontano.
Per la BNS si tratta soprattutto di evitare spinte deflazionistiche, considerato che ormai non si è più in una fase di rincaro: l'inflazione si è attestata in maggio al -0,1%, livello più basso dal marzo 2021, quando era stato registrato l'ultimo valore inferiore allo zero. La variazione dell'indice dei prezzi si trova quindi al di sotto, seppur di poco, della fascia di obiettivo che la BNS considera di stabilità, cioè l'intervallo fra 0% e 2%.
Va inoltre tenuta sotto controllo la forza del franco: al momento il dollaro è a circa 0,82 franchi, l'euro a 0,94 franchi. In tal ambito l'istituto deve peraltro ponderare bene le sue mosse, evitando di prestare il fianco all'accusa, da parte degli Stati Uniti, di manipolare le valute, in un momento delicato in cui Berna e Washington negoziano un accordo commerciale, con la Confederazione che vuole evitare i dazi del 31% decisi a inizio aprile dagli Usa e poi in seguito sospesi.
Come sempre la Banca nazionale deve inoltre guardare anche ad altre realtà: ieri la Federal Reserve ha lasciato invariato il costo del denaro, mantenendo le previsioni di due ritocchi al ribasso nel 2025. Le prossime mosse della Banca centrale europea non sono invece ancora chiare. Il contesto è inoltre in divenire, considerate anche le nuove incertezze causate dalla guerra fra Israele e Iran, con un possibile coinvolgimento degli Stati Uniti.
Come si ricorderà per frenare la progressione dei prezzi la BNS fra il 2022 (inflazione media annua al 2,8%) e il 2023 (rincaro al 2,1%) aveva proceduto a cinque aumenti del tasso guida, che era così salito dal -0,75% al +1,75%. Nel 2024 (rincaro 1,1%), constatando che l'inflazione era tornata sotto il 2%, l'istituto aveva cominciato nuovamente ad abbassare il costo del denaro: all'1,50% in marzo, all'1,25% in giugno, all'1,00% in settembre, allo 0,50% in dicembre e allo 0,25% in marzo. Ora ha proceduto a un ulteriore ritocco verso il basso.
La BNS decide normalmente sui tassi a ritmo trimestrale: il prossimo esame della situazione è in programma il 25 settembre.
La pressione inflazionistica è arretrata
La pressione inflazionistica è arretrata rispetto al trimestre precedente: lo constata la Banca nazionale svizzera (BNS), spiegando che l'allentamento della politica monetaria deciso oggi vuole contrastare questa evoluzione.
In un comunicato odierno la BNS promette che continuerà a osservare attentamente la situazione e, se necessario, adeguerà la politica monetaria per far sì che l'inflazione a medio termine si mantenga nell'area di stabilità dei prezzi, che l'istituto considera nella fascia fra lo 0% e il 2%.
La banca ha ritoccato al ribasso le sue previsioni sull'inflazione: ora viene vista allo 0,2%, allo 0,5% e allo 0,7% per gli anni 2025, 2026 e 2027, a fronte di 0,4%, 0,5% e 0,8% del pronostico di tre mesi or sono. «La previsione si basa sull'assunto che il tasso guida rimanga pari allo 0% lungo l'intero orizzonte previsivo», puntualizza la BNS. «Senza la riduzione del tasso decisa quest'oggi la previsione si attesterebbe a un livello più basso».
Per quanto riguarda la congiuntura, nel suo scenario di base la Banca nazionale ipotizza un indebolimento della crescita economica mondiale nei trimestri a venire. Il livello di incertezza è comunque elevato: le barriere commerciali potrebbero essere ulteriormente innalzate e portare a un maggiore rallentamento dell'economia mondiale, ma al tempo stesso non è da escludere che la politica fiscale degli stati sostenga la crescita più del previsto.
In Svizzera nel primo trimestre di quest'anno il prodotto interno lordo (Pil) ha registrato una crescita sostenuta. Tale evoluzione è stata tuttavia in larga misura influenzata dal fatto che, come anche in altri paesi, parte delle esportazioni verso gli Stati Uniti è stata anticipata. Al netto di tali effetti emerge una dinamica più moderata, constatano gli esperti della BNS.
Dopo un primo trimestre robusto, la crescita dovrebbe perciò regredire e risultare piuttosto contenuta nel prosieguo dell'anno. Per l'intero 2025 la Banca nazionale si aspetta un aumento del Pil compreso fra l'1% e l'1,5%. Un'espansione di analoga entità viene prevista anche per il 2026. Da parte sua la disoccupazione dovrebbe ancora progredire leggermente.