«La disparità economica compromette non solo la dignità di un individuo, ma anche il suo rapporto con la società»

Economista e politologo di fama mondiale, Francis Fukuyama è professore alla Stanford University in California. È noto per le sue analisi sulla geopolitica contemporanea. Lo abbiamo incontrato a margine dell’evento «ESG meets Blockchain Summit 2025», tenutosi in questi giorni all’USI di Lugano.
Quali sono i fattori chiave che hanno permesso ad alcune società di raggiungere una governance stabile ed efficace, mentre altre non ci sono riuscite?
«Credo che il sistema politico contemporaneo sia costituito da tre componenti: la prima è uno Stato moderno, al servizio dell’interesse pubblico; la seconda è un apparato legale per coordinare le attività dello Stato; infine, è necessaria una responsabilità democratica. Il problema è che, mentre è necessario uno Stato forte, altrettanto necessario è che l’apparato statale sia responsabile delle proprie azioni. Tuttavia, non è facile equilibrare questa contrapposizionFr

Quali sono oggi le principali minacce alla sostenibilità della democrazia liberale e come potrebbero essere affrontate?
«In termini generali, credo si possano individuare due problematiche. La prima riguarda l’affermazione di superpotenze come Russia e Cina, attori geopolitici di rilievo con un crescente peso economico, militare e ideologico. Un’altra minaccia è rappresentata dalla diffusione di movimenti populisti. Ad esempio, il trumpismo negli Stati Uniti, il partito di Viktor Orbán in Ungheria o l’Alternative für Deutschland in Germania. Questi rappresentano fenomeni particolarmente insidiosi, poiché si sviluppano all’interno delle stesse istituzioni democratiche. Ad esempio, quando Orbán è stato eletto, ha affermato esplicitamente di voler esercitare il proprio mandato senza sottostare alla burocrazia, al sistema legislativo o al controllo della magistratura. Si tratta di derive che preoccupano perché provengono dall’interno della stessa democrazia».
Come giudica l’attuale relazione tra coesione sociale e tenuta di un apparato democratico?
«La fiducia è alla base del funzionamento di ogni sistema politico. Io la distinguo in due categorie: la fiducia orizzontale, reciproca, condivisa fra i cittadini. Ma esiste anche una fiducia tra il cittadino e lo Stato. Tuttavia, entrambe le categorie ora elencate possono rivelarsi fragili o inefficienti, anche all’interno di una stessa nazione. In alcune aree, ad esempio tra regioni del nord e del sud di un Paese, possono manifestarsi livelli differenti di fiducia nelle istituzioni governative, con effetti concreti sullo sviluppo economico».
Lei riconosce la legittimità delle rivendicazioni identitarie, ma al tempo stesso sottolinea i rischi di una società frammentata, polarizzata e incapace di costruire un terreno comune su cui fondare la convivenza democratica. In questo contesto, quali le conseguenze per il futuro delle istituzioni liberali?
«Premetto che le società liberali si basano sull’idea che da parte dello Stato tutte le persone abbiano lo stesso valore e debbano essere trattate con pari rispetto e dignità. Ad ogni essere umano, oltre ai diritti fondamentali, lo Stato deve riconoscere anche la libertà di opinione, di parola o di esercitare i suoi diritti di cittadino. Il problema è che a quanto sopra si stanno affiancando nuove istanze sociali, come quelle religiose. Il problema per i valori liberali è che un gruppo sociale non può proporsi come superiore agli altri: tutti devono essere uguali davanti alla legge e non per questo sentirsi discriminati».
Quale ruolo attribuisce alla disuguaglianza economica e alla frammentazione sociale nell’indebolire le istituzioni liberali?
«La disparità economica compromette non solo la dignità di un individuo, ma anche il suo rapporto con la società, come accade ai disoccupati. Inoltre, alcune tendenze neo-liberaliste possono addirittura esasperare le disparità, come accade a seguito delle delocalizzazioni in Cina. La frustrazione che ne è seguita in alcune fasce dell’elettorato ha favorito i movimenti politici populisti. È ormai un dato di fatto che, nelle democrazie moderne, si è stabilita una relazione tra disparità economiche e compagini politiche populiste. Per quanto riguarda Donald Trump, lo ritengo un populista incoerente: finanzia le grandi industrie private con denaro che invece potrebbe essere destinato a chi ne ha bisogno. Stento a credergli quando si presenta come il difensore della classe lavoratrice».
Come prevenire l’attuale decadimento politico e garantire una gestione imparziale e trasparente delle amministrazioni pubbliche, al fine di rafforzare la fiducia dei cittadini nelle istituzioni?
«Non esistono soluzioni semplici a queste problematiche, che sono ricorrenti nella storia delle istituzioni pubbliche. È importante promuovere trasparenza, competenza e responsabilità nella gestione amministrativa. In una democrazia, i cittadini non possono che contribuire al miglioramento delle istituzioni partecipando attivamente alla vita pubblica e utilizzando gli strumenti democratici a disposizione, come il voto».
Come valuta l’impatto dei cambiamenti tecnologici, in particolare l’ascesa delle piattaforme digitali e dell’intelligenza artificiale, sull’evoluzione delle democrazie liberali?
«L’arrivo dei social media ha avuto un effetto polarizzante nelle politiche delle compagini populiste. In passato, le notizie provenivano da élite informative, come i governi o la stampa. Invece oggi chiunque diffonde ciò che vuole. Questa democratizzazione delle notizie si è tradotta in flussi informativi ormai fuori controllo. Circolano fake news o teorie cospirative che ormai hanno finito per disilludere il pubblico. La democrazia resterà sotto attacco finché non ci si accorderà per diffondere solo informazioni basate sui fatti, le uniche che consentono, a una pubblica opinione che già inizia a distanziarsi dalle piattaforme digitali, di farsi una opinione. L’IA, invece, riguarda altre tematiche. Oggi preoccupa il diffondersi dei deepfake, specie in ambito politico: sono i video artificiali che imitano la realtà. In futuro, invece, l’utilizzo dell’IA emarginerà i lavoratori non specializzati. In ogni caso, con le innovazioni artificiali dovremo imparare a convivere».
Come interpreta la recente rinascita dell’autoritarismo nell’ordine internazionale? Quali lezioni si possono trarre per il futuro della governance globale?
«Dal secondo dopoguerra gli Stati Uniti si sono generalmente presentati come una democrazia stabile, affidabile e quindi hanno ispirato l’attività delle organizzazioni internazionali. Con l’arrivo di Donald Trump la situazione è cambiata e la geopolitica mondiale si è trovata priva di una leadership. Esprimo la mia preoccupazione per gli anni a venire e mi sorprende che Trump pensi di arricchire l’America grazie a guerre commerciali. Tra le note positive: con l’insediamento di Trump l’Europa sta rafforzando il proprio apparato difensivo e le sue istituzioni».