L'analisi

La fuga dalla California e dalla Silicon Valley

La crisi finanziaria che ha investito alcune banche statunitensi è partita dal distretto industriale più innovativo della patria delle startup tecnologiche - Ma la situazione rispecchia anche un malessere politico e sociale pre esistente
Non solo i clienti della SVB, ma anche i cittadini stanno lasciando la California. © AP/Steven Senne
Stefano Olivari
28.03.2023 06:00

Il fallimento della Silicon Valley Bank (SVB) ha avuto effetti finanziari devastanti, ma racconta una storia non soltanto di tipo finanziario. Perchè già da diversi anni un modello culturale è in discussione con le parole e con i fatti, vista la migrazione di aziende più o meno tech in altri posti degli Stati Uniti e in generale uno stile di vita insostenibile per la classe media. Il sogno californiano è quindi davvero finito?

Unicorni e boom della finanza

Si è senz’altro interrotto per chi lavorava nella SVB, nella Silvergate Bank e nella Signature Bank (quest’ultima newyorkese, però condannata anche dai disastri californiani), oltre che per le decine di migliaia di licenziati da Meta, Snapchat, Google e altri, ma in questo caso si tratta di un normale ridimensionamento dopo il boom dell’era COVID, con la gente tappata in casa a fare trading e scrivere stupidaggini. Mentre negli anni precedenti alla pandemia il boom era stato trascinato dai bassi tassi di interesse, che avevano fatto sopravvalutare qualsiasi azienda. Era l’era mitica degli unicorni, in cui chiunque avesse un’idea ben raccontata poteva sognare una valutazione da un miliardo di dollari a prescindere dalla redditività. L’aumento dei tassi di interesse, cioè l’epoca che stiamo vivendo, ha un impatto immediato sulla vita lavorativa delle persone: senza denaro gratis tutto viene valutato sulla base del presente e non della narrazione.

Idee nel garage, capitali fuori

Tante buone idee non sarebbero mai diventate realtà con aziende create fuori dalla Silicon Valley, questo lo ammettono anche i suoi detrattori. Un ambiente pieno di forza lavoro qualificata, in luoghi spesso stupendi, un sogno che sembra alla portata di molti. E poi il mito del fondatore che inizia dal garage non è un mito, per Steve Jobs a tanti altri il garage è stato la base di tutto. Ma fuori dal garage i fondatori hanno trovato investitori aperti al rischio, tecnici preparati, concorrenti da cui trarre ispirazione o copiare, con una concentrazione inimmaginabile in qualsiasi altro posto del mondo, Stati Uniti compresi. Un modello iniziato grazie ai centri di ricerca militari degli anni Trenta, e poi proseguito con investimenti privati. Un modello poi reso impossibile da esportare da quella filosofia liberal che in molte aree della California accomuna élite e classe media locale, quella certa aria essenziale non tanto per l’innovazione (possibile anche per uno scienziato repubblicano) quanto per la sua diffusione e la sua immagine positiva. Google avrebbero potuto inventarlo anche a New York o Miami, ma il «Don’t be evil» (non essere malvagio) Sergey Brin e Larry Page l’hanno respirato a Stanford.

Texas, patria adottiva di Tesla

La Silicon Valley non è solo un luogo dell’economia e un luogo dell’anima, ma anche un luogo geografico. Genericamente indica l’area a sud di San Francisco, con immobiliaristi astuti a tenere i confini sul vago. Comunque, il Texas non è proprio dietro l’angolo ed è lì che si stanno trasferendo in tanti: nel 2021 Elon Musk ha portato ad Austin la sede della Tesla, come ha fatto Larry Ellison per Oracle, mentre la Hewlett-Packard ha scelto Houston, soltanto per citare i casi più famosi. Molto di ciò che in Europa pensiamo essere californiano è adesso in Texas. La prima ragione della tendenza è fiscale: in Texas, di fatto, le tasse statali sul reddito non esistono e quelle sul capitale sono molto basse, mentre in California la pressione fiscale è nell’ordine del 15%, da aggiungersi a quella federale. E poi in Texas le case costano circa il 40% in meno che nell’area di San Francisco. E il costo della vita, abitazioni escluse, è inferiore di circa il 10%. Inoltre, in Texas c’è un’enfasi sulla libertà, attraverso media e sentire comune, della stessa intensità di quella californiana anche se in un’accezione diversa. In altre parole, la classe media in Texas può ancora sopravvivere dal punto di vista finanziario e culturale, può arrivare alla fine del mese e senza nemmeno subire lezioni woke sul politicamente corretto. Al di là delle aziende tech, la cosiddetta «Decalifornication» ha portato ex residenti nel Golden State anche nei confinanti Arizona, Idaho e Nevada, oltre che in Texas. Un fenomeno iniziato dieci anni fa quando il governatore del Texas, il repubblicano (come il suo predecessore George W. Bush e il suo successore Abbott) Rick Perry, si mise in testa di attirare non le Big Tech ma i piccoli imprenditori, e allo scopo comprò spazi pubblicitari sui media californiani.

Sognando California

Da inizio secolo la California attrae sempre meno gente, visto che non tutti sono ingegneri o creatori di app e nel 2020, per la prima volta nella storia, la sua popolazione è diminuita in valore assoluto. Una tendenza che non è iniziata con la COVID, ma che le restrittive politiche anti-COVID della California hanno accelerato: dal 2020 al 2022 lo stato ha perso mezzo milione di residenti, ma fa più impressione notare che dal 2010 sono state 5,8 milioni le persone che hanno scelto la California e 7,5 milioni quelle che se ne sono andate. Dal 2001, secondo i dati del Dipartimento delle finanze californiano, il Golden State ha iniziato a perdere contribuenti (nel senso che i nuovi arrivi erano sempre di meno), e la California è stata nel 2022 il cinquantesimo stato su cinquanta per aumento dei residenti. Questa tendenza ovviamente non significa che la California sia finita, meno che mai per il settore tech: finché la Apple sarà a Cupertino, Alphabet-Google a Mountain View, Meta-Facebook a Menlo Park, eccetera, ma soprattutto finché l’ultimo dei programmatori sognerà la California, la terra promessa del tech rimarrà questa ed è probabile che la situazione rimanga tale per decenni. Per chi non è agganciato al treno dell’innovazione e della modernità le cose cambiano, non soltanto negli Stati Uniti.

In questo articolo: