La giustizia è troppo lenta e gli investitori la contestano davanti al Tribunale federale

A oltre due anni dal collasso di Credit Suisse (CS) alcune migliaia di investitori attendono ancora una risposta da parte del Tribunale amministrativo federale (TAF) in merito agli oltre 300 ricorsi presentati contro la decisione dell’Autorità federale di vigilanza sui mercati finanziari (Finma) di azzerare (e cancellare) le obbligazioni AT1, del valore nominale pari a circa 16 miliardi di franchi.
Se, data la complessità della vertenza e il valore economico in ballo, si può forse «comprendere» (almeno fino a un certo punto) la lungaggine, altrettanto non si può certo dire del diritto (sinora negato) dei ricorrenti di ricevere tempestivamente le risposte della Finma e di UBS ai loro ricorsi; risposte che giacciono sulla scrivania dei giudici di San Gallo da oltre due anni e che non sono ancora state notificate alle parti, nonostante svariati solleciti. I ricorrenti attendono anche una decisione incidentale sulla loro richiesta di accedere alla documentazione della Finma che ha portato alla controversa decisione, un atto fondamentale per verificare se l’azzeramento delle obbligazioni AT1 di CS sia stata realmente sostenuta da valide ragioni economiche e legali.
Come riporta il portale antigua.news, lo scorso 8 maggio il TAF, in risposta alla terza istanza in due anni di un ricorrente, il motivo di questa prolungata attesa è da ricercare nel «coordinamento interno dei numerosi ricorsi in italiano, francese e tedesco concernente la decisione impugnata», mentre sui tempi necessari per tale coordinamento «non è possibile esprimersi». Piccola precisazione: la risposta è identica alle due ricevute in precedenza.
Ora pare che qualcosa si stia muovendo: come riferito negli scorsi giorni dalla «Sonntagszeitung», alcuni osservatori si aspettano che il TAF formulerà la sua decisione in merito a questi ricorsi entro la fine di quest’anno. Ma, alla luce dell’ultimo scritto del TAF, antigua.news ritiene tale previsione poco plausibile. Secondo il ben informato portale, alcuni ricorrenti ritengono non più giustificabile questa lunga attesa e nei prossimi giorni sulle scrivanie dei giudici federali a Losanna approderanno alcuni ricorsi contro il TAF, reo di «ritardata giustizia». Stando a una fonte del portale Inside Paradeplatz, al Tribunale federale di Losanna è stato presentato «almeno un ricorso per ritardata giustizia» e «probabilmente ce ne sono anche diversi altri».
Gli ex azionisti trattati meglio
La frustrazione dei ricorrenti nei confronti del TAF è data anche dal fatto che coloro che si sono rivolti al Tribunale commerciale di Zurigo (la vertenza è però a carattere civile e riguarda le istanze degli azionisti contro UBS, tacciata di aver pagato «troppo poco» per CS) hanno ricevuto un trattamento ben diverso.
Come ha riferito a inizio maggio sempre la «Sonntagszeitung», i ricorrenti hanno ricevuto la documentazione richiesta, tra cui una serie di messaggi e-mail scambiati tra i dirigenti di Credit Suisse e le autorità federali durante i concitati giorni di inizio marzo 2023 prima del collasso della banca e addirittura una lettera dell’ex presidente della banca, Axel Lehmann, indirizzata all’allora presidente della Banca nazionale, Thomas Jordan, in cui si chiedeva un urgente sostegno di liquidità - lo stesso giorno in cui Lehmann dichiarava pubblicamente, il 15 marzo 2023 a Riad, che la situazione finanziaria della banca era sotto controllo.
Inoltre, davanti al Tribunale cantonale zurighese si sono già conclusi due scambi di memorie scritte (recentemente i ricorrenti hanno ricevuto la voluminosa controreplica di UBS, di circa settecento pagine) e si stanno ora preparando per la fase istruttoria.
Tempo «ragionevole»?
Nella Costituzione svizzera, all’Art. 29 si legge: «In procedimenti dinanzi ad autorità giudiziarie o amministrative, ognuno ha diritto alla parità ed equità di trattamento, nonché ad essere giudicato entro un termine ragionevole». «L’attesa di oltre due anni per ricevere da parte del TAF la risposta della Finma e di UBS è un tempo ragionevole?». È la domanda che si pongono i legali coinvolti nella vertenza, tra cui l’avvocato luganese esperto di diritto finanziario Dario Item. «È davvero difficile credere che un importante e rispettato organo giudiziario federale svizzero non disponga delle risorse e delle capacità necessarie per gestire questi ricorsi, anche in un arco di tempo così lungo», sostiene Item. «In ogni caso, come ci ricorda la giurisprudenza del TF, una carente organizzazione o un carico di lavoro eccessivo non schermano dall’accusa di ritardo nell’amministrazione della giustizia. Ci auguriamo sinceramente che il TAF agisca rapidamente per evitare di essere accusata di un ritardo giudiziario ingiustificabile, che rappresenterebbe un ulteriore colpo all’immagine della Svizzera come Paese che difende lo stato di diritto e come affidabile centro finanziario internazionale», conclude.